Notizie Notizie Mondo Inflazione Ue più forte del previsto, sponda per falchi Bce. Cambio guidance tassi più vicino

Inflazione Ue più forte del previsto, sponda per falchi Bce. Cambio guidance tassi più vicino

31 Gennaio 2018 15:40

Rallenta, ma non quanto previsto, l’inflazione europea dando fiato alle attese di modifica della guidance sui tassi da parte della Bce nei prossimi mesi. I dati preliminari di gennaio vedono l’inflazione del’area euro attestarsi all’1,3% annuo dall’1,4% precedente. Il consensus era per una frenata più brusca a +1,1%. Su base mensile i prezzi sono diminuiti di 0,9% m/m, per effetto di una stagionalità negativa dai prezzi interni (-1,3% m/m), in parte compensata da un’accelerazione dei prezzi energetici +1,6% m/m.

L’inflazione core, al netto di energia e alimentari freschi, è salita all’1,2% a/a da un precedente 1,1% a/a, dopo tre mesi di stabilità. “Potremmo vedere l’inflazione core muovere verso l’1,5% già entro la primavera, a meno che l’aumento di gennaio non venga riassorbito”, rimarca Anna Maria Grimaldi, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Il segnale di aumento dell’inflazione core dovrà comunque essere confermato nei prossimi mesi. Come ripetutto da Draghi, la BCE vuole infatti vedere un aumento dell’inflazione core duraturo, diffuso a tutta l’area e in grado di autosostenersi.

Draghi può far poco, mercato aspetta fine QE e cambio guidance tassi

A dispetto dei toni dovish di Mario Draghi dopo il primo meeting della Bce, il mercato continua a guardare alla fine del quantitative easing e alla guidance sui tassi. “La sorpresa al rialzo dell’inflazione core di questo mese animerà il dibattito all’interno del Consiglio BCE – argomenta Anna Maria Grimaldi – e prevediamo che lo staff Bce riveda le stime d’inflazione al rialzo a marzo, aprendo la strada a una revisione delle linee guida sugli acquisti ad aprile. Il focus si sposta sempre più sulla guidance sui tassi“.

“L’Europa sta crescendo oltre il proprio potenziale e di conseguenza, ci aspettiamo che l’inflazione aumenti quest’anno e cresca la pressione sulla BCE affinché ponga fine al QE”, rimarca Nicholas Wall, gestore del fondo Old Mutual Absolute Return Bond, Old Mutual Global Investors che ritiene Draghi possa fare poco per contenere l’attuale forza della moneta unica europea.

Nei giorni scorsi i falchi della Bce sono tornati a farsi sentire con il governatore della banca centrale olandese Klaas Knot che ha caldeggiato la fine del QE il prima possibile. Posizione che rispecchia anche la posizione della Germania.

Euro torna a puntare quota 1,25

La reazione sul valutario è stato un nuovo balzo dell’euro che si riporta non lontano da quota 1,25 (top intraday a 1,2473) e quindi dai massimi pluriennali contro il dollaro Usa. Il biglietto verde si avvia a chiusre il mese di gennaio peggiore dal lontano 1987 con un secco -3% per il dollar Index. Dollaro già reduce da un 2017 improntato sulla debolezza con saldo di -12% contro l’euro. Movimento di gennaio dettato in buona parte dalle dichiarazioni rilasciate da Mnuchin a Davos. Il segretario al Tesoro Usa si è detto favorevole a un dollaro debole.