Notizie Notizie Italia Inflazione Italia rialza testa. A marzo finisce “la disinflazione energetica”, ecco cosa significa

Inflazione Italia rialza testa. A marzo finisce “la disinflazione energetica”, ecco cosa significa

16 Aprile 2025 11:30

A marzo l’inflazione in Italia rialza la testa portandosi all’1,9% dall’1,6% di febbraio, con una lieve revisione al ribasso rispetto al preliminare (+2,0%). A rilevarlo l’Istat secondo cui per il terzo mese consecutivo, ovvero per ciascun mese del nuovo anno, l’inflazione registra una lettura annua in progresso. La media mensile nei primi tre mesi del 2025 è stata di +0,4%, sopra il +0,1% dello stesso periodo del 2024.

Inoltre i prezzi del “carrello della spesa” che accentuano il loro tasso tendenziale di crescita, attestandosi a marzo a +2,1% (da +2,0% di febbraio). Numeri che si traducono nei fatti in un aumento del carovita per i consumatori italiani, a ridosso delle festività tanto che le associazioni dei consumatori parlano di una vera e propria stangata di Pasqua.

Ma il mese di marzo segna anche una svolta di una delle sue componenti più cicliche, ossia gli energetici non regolamentati che tornano a salire. Vediamo cosa significa nel concreto.

Inflazione in aumento: a quanto ammonta il peso sugli italiani

Partiamo facendo alcuni conti in tasca agli italiani. Secondo il Codacons, l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo equivale ad un aggravio pari in media a +624 euro annui per la famiglia “tipo”, +851 euro per un nucleo con due figli. Forte crescita si segnala per i listini al dettaglio di prodotti alimentari e bevande analcoliche, con un aumento medio del +2,5% su base annua, con punte del +3,3% per i beni non lavorati.

Secondo l’associazione dei consumatori, i rincari che stanno proseguendo nelle ultime settimane, incideranno sulle spese di Pasqua degli italiani. Tra i prodotti più colpiti dagli aumenti dei prezzi vi sono proprio uova di cioccolato e colombe – immancabili sulle tavole delle famiglie – che risentono della crisi delle materie prime, con le quotazioni del cacao e del burro salite alle stelle.

Della stessa idea l’Unione nazionale dei consumatori  (UNC) che lancia l’allarme. “Il rischio, però, è che le speculazioni sulle ferie e sulle festività di aprile possano prevalere, e che l‘infiammata dei prezzi possa proseguire. Nonostante a marzo non ci fossero ponti, infatti, si registrano già rincari abnormi” sottolinea il presidente dell’UNC, Massimiliano Dona. “In un solo mese, i voli nazionali decollano rispetto a febbraio del 16%, vincendo la top ten dei rialzi congiunturali. Medaglia d’argento per i voli europei che salgono del 15,3% (+9,9% i voli internazionali). Dopo il gas del mercato libero, Medaglia di bronzo con +4,6%, in quinta posizione gli alberghi e i motel con un ragguardevole +3,2% in appena un mese. Appena fuori dalla top ten, in undicesima posizione, Pensioni e simili con +2%. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino andiamo male”, prosegue Dona.

Se l’inflazione pari a +1,9% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita complessivo pari a 687 euro su base annua, ben 228 euro in più se ne vanno solo per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche e 249 per il carrello della spesa, ossia per le spese obbligate. Per i Servizi ricettivi e di ristorazione si pagano già 105 euro in più rispetto allo scorso anno. Una vera e propria stangata” conclude Dona.

eToro: a marzo finisce la disinflazione energetica

A commentare i dati di oggi dell’Istat Gabriel Debach, market analyst di eToro, secondo cui il dato da guardare non è il livello dell’aumento dell’indice, ma la svolta di una delle sue componenti più cicliche: gli energetici non regolamentati, passati da -1,9% a +0,7%. Parliamo di benzina, gasolio, metano, GPL, gas ed energia elettrica del mercato libero.
Questi prezzi non sono soggetti a tariffe amministrate, ma alla legge della domanda e dell’offerta e dopo mesi in flessione, tornano in territorio positivo. “Marzo 2025 segna la fine della disinflazione energetica. Non l’inizio di una nuova inflazione”, sottolinea Debach.
” La normalizzazione riguarda anche gli energetici regolamentati, quelli sottoposti a tutela pubblica, che rallentano al +27,2% (da +31,4%), anche per effetto probabile di interventi mirati del Governo. Siamo in una fase di transizione: dal disinflation shock al ritorno in “media” ciclica. Ma la tenuta della componente di fondo, stabile a +1,7%, è il vero punto di ancoraggio. Finché non accelera la core, l’inasprimento generalizzato dei prezzi resta una minaccia remota più che un rischio imminente”. Insomma le pressioni ci sono, conclude l’analista, “ma restano settoriali, temporanee, non pervasive”.