India: demonetizzazione e crescita economica, rischi ed opportunità
Per l’India è il secondo mese consecutivo di contrazione del settore manifatturiero, il cui indice è sceso per la prima volta dopo un anno sotto la soglia dei 50 punti, che separa lo stato di espansione economica da quello di recessione.
A dicembre l’indice Nikkei PMI Manifatturiero è sceso a 49,6 punti rispetto ai 52,3 di novembre e ai 54,4 di ottobre. L’India, considerata all’unanimità la seconda potenza emergente del pianeta, sta dunque tirando il fiato?
Demonetizzazione e crescita economica
“C’è il timore non espresso di turbolenze se l’economia dovesse rallentare fino a fermarsi”, ha chiarito Euan Weir, gestore delle azioni internazionali presso Kames Capital.
Alla base del ragionamento di Weir vi è la decisione presa dal Primo ministro indiano Narendra Damodardas Modi di limitare la circolazione del contante per contrastare l’economia sommersa, che grava sul Pil del Paese per quasi il 25%. Per implementare queste misure il premier Modi ha messo fuori corso legale le banconote da 500 e 1.000 rupie. La carenza di denaro nell’economia potrebbe generare una fase di debolezza economica, tesi corroborata anche da altri recenti dati che accentuano lo stato di stress economico del Paese.
Il maggior produttore di moto del Paese, Bajaj Auto, nel mese di dicembre ha visto scendere del 22% le vendite di motoveicoli mentre la principale casa automobilistica, la Maruti Suzuki ha registrato una flessione del 4,4% nel mese di dicembre.
Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation, ha spiegato in un articolo del numero di Wall Street Italia in edicola a gennaio che “Con il 98% delle transazioni legate ai consumi personali che avvengono in contanti, in assenza di una rete diffusa di bancomat e carte di credit, i 600 milioni di indiani senza un conto bancario sono stati presi dal panico”.
Guardare al lungo periodo
Ma le paure degli investitori potrebbero non essere giustificate. Euan Weir suggerisce di non badare troppo a questo sacrificio di breve termine, ma mirare a guadagnare sugli effetti di lungo periodo, e spiega “tutto il consensus sembra propendere per una stretta di liquidità di uno-due mesi e quindi altri tre-sei mesi di ripresa dell’economia”.
E’ dello stesso avviso Avinash Vazirani, gestore del fondo Jupiter India Select SICAV, che al riguardo ricorda che“Il governo ha aperto oltre 270 milioni di nuovi conti bancari come parte del programma Pradhan Mantri Jan – Dhan Yojana (PMJDY), che aiuterà l’esecutivo ad assicurare l’accesso ai servizi finanziari a persone con un basso reddito”.
Si va dunque in una direzione che dovrebbe esser positiva per banche, imprese e società fintech perchè “le prospettive per l’economia nazionale e per il mercato azionario indiano sono assolutamente positive in un’ottica di lungo periodo”, ha concluso Vazirani.