Notizie Notizie Italia Incubo recessione fa meno paura, adesso unico vero rischio è budget 2020 indigesto ai mercati (analisti)

Incubo recessione fa meno paura, adesso unico vero rischio è budget 2020 indigesto ai mercati (analisti)

30 Aprile 2019 17:30

La repentina uscita dalla recessione dell’Italia, con PIL andato oltre le attese nel primo trimestre 2019, rincuora gli investitori anche in vista delle sfide future per il Belpaese. Il +0,2% t/t segnato dalla lettura preliminare dell’Istat si accompagna con una variazione acquisita per il 2019 di +0,1%, ossia se in tutti i trimestri a seguire l’economia segnerà una crescita pari a zero l’anno si chiuderebbe comunque in positivo.

Tria adesso confida in 2019 migliore del previsto

E’ probabile che il trimestre corrente possa essere meno dinamico, ma il minimo del ciclo sembra ormai alle spalle.  Si sono quindi decisamente ridotti i rischi al ribasso sul target del governo di crescita di 0,2% quest’anno. E in tal senso il ministro Tria ha fatto subito presente che, alla luce dei riscontri odierni, i target per l’intero 2019 possono essere raggiunti e anche superati “se il contesto internazionale sarà moderatamente favorevole”.

Verso un 2019 in crescita, ma in autunno i mercati diranno la loro

Le previsioni del governo coincidono con quelle dell’Ufficio Studi di Intesa Sanpaolo, che però vede la dinamica del PIL cedere leggermente nel trimestre in corso. “Visto che la ripresa di inizio 2019 è dovuta principalmente all’industria, e dato che gli indici di fiducia delle imprese nel settore hanno continuato a calare negli ultimi mesi, è probabile che il trimestre in corso possa essere meno dinamico, proprio per via di un minor apporto dal settore manifatturiero”. “Tuttavia – aggiunge Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – il minimo del ciclo sembra essere alle spalle; l’unico rischio all’orizzonte potrebbe essere rappresentato dall’eventualità di un ritorno di tensioni sui mercati finanziari durante la sessione di bilancio autunnale nel caso in cui il budget 2020 non dovesse rassicurare pienamente gli investitori”.

 

Daveri: nuove promesse sconsiderate ucciderebbero questa mini-ripresa

“Così come un meno zero virgola non era sufficiente per dichiarare che l’economia italiana fosse di nuovo precipitata in una condizione di crisi permanente, grave come nel 2008-09 (recessione post Lehman) oppure nel 2011-12 (recessione da crisi dell’euro), anche un +0,2 è poco per suonare la fanfara della ripresa”, sottolinea Francesco Daveri, Professore di macroeconomia presso la School of Management della Sda Bocconi. Il buon inizio d’anno, scrive Daveri su Lavoce.info, suggerisce che la crescita 2019 potrebbe essere rivista al rialzo e collocata in una forchetta tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento. “L’unica cosa che serve davvero è che la politica non complichi di nuovo tutto con una nuova sequenza di promesse sconsiderate che spaventerebbero gli investitori e ucciderebbero la ripresa non ancora nata prima ancora che arrivi davvero nella culla”, ammonisce l’economista.

Moderato ottimismo da parte di Paolo Pizzoli, Senior Economist di Ing, che conferma l’attesa che l’Italia registri un altro aumento marginalmente positivo del PIL nel 2° trimestre. Per quanto riguarda l’intero 2019, l’economista di Ing sottolinea come “i nuovi dati suggeriscono l’aumento delle possibilità che il PIL italiano possa fare meglio rispetto alla nostra stima di variazione nulla”.

Tra poco più di un mese si esprimerà la commissione UE

Nuove indicazioni sull’Italia sono in arrivo tra una settimana dalla Commissione europea che diffonderà le nuove stime il prossimo 7 maggio. La vera data chiave per l’Italia sarà però il 5 giugno quando l’Ue redigerà le raccomandazioni sui singoli paesi e non è escluso che arrivi la proposta di apertura di una procedura di infrazione, anche se la soluzione più probabile è un rinvio al prossimo autunno in coincidenza con la predisposizione della legge di bilancio 2020 chiamata a disinnescare le clausole di salvaguardia che prevedono aumenti IVA per 23 mld dal 2020.