Notizie Notizie Mondo Incubo patrimoniale per i vari Bezos, Gates e Zuckerberg, ecco la loro ricchezza se super-tassa della Warren ci fosse dal 1982

Incubo patrimoniale per i vari Bezos, Gates e Zuckerberg, ecco la loro ricchezza se super-tassa della Warren ci fosse dal 1982

15 Novembre 2019 16:01

Cosa accadrebbe ai Paperon de’ Paperoni americani del calibro di Jeff Bezos, Bill Gates, Warren Buffett, Mark Zuckerberg, se la senatrice del Massachusettes Elisabeth Warren diventasse presidentessa degli Stati Uniti? La domanda risuona soprattutto tra i corridoi del mondo dell’alta finanza, visto che, tra le varie proposte di Elisabeth Warren, c’è quella di tassare con un’aliquota del 6% i patrimoni superiori al miliardo di dollari. Un articolo pubblicato sul Wall Street Journal fa un po’ di conti, cercando quanto l’imposizione di un’aliquota del 6% fagociterebbe delle ricchezze dei miliardari americani più noti. La domanda a cui risponde l’articolo è la seguente: di quanto scenderebbero i patrimoni dei Paperon de’ Paperoni, se la tassa auspicata da Elisabeth Warren fosse stata applicata già nel 1982 e fosse in vigore tuttora?

La tabella qui sotto pubblica i valori dei vari patrimoni. Ne emerge che, rispetto ai 160 miliardi di dollari attuali, la ricchezza di Jeff Bezos, numero uno di Amazon, sarebbe di $95,3 miliardi; il patrimonio di Bill Gates, ora pari a 97 miliardi, ammonterebbe a $42,2 miliardi; quello di Warren Buffett, il noto oracolo di Omaha, non sarebbe pari agli 88,3 miliardi attuali, ma a $34,9 miliardi.

Il WSJ ricorda l’ilarità che il fondatore di Microsoft Bill Gates ha scatenato la scorsa settimana quando, in occasione di una conferenza a New York, ha detto scherzando, rivolgendosi alla platea dei suoi ascoltatori, di aver iniziato “a fare un po’ di conti” per capire quanto gli rimarrebbe se venisse colpito dalla tassa proposta da Warren.

Ma, se c’è chi la prende con un po’ di sana autoironia, c’è anche un esercito piuttosto agguerrito di miliardari che non perde l’occasione di attaccare Elisabeth Warren. Tra questi, c’è il numero uno di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, che si è espresso così su Twitter:

Blankfein ha scritto praticamente che “forse, il tribalismo fa semplicemente parte del suo Dna”. La frase si riferisce ad alcune dichiarazioni della senatrice, che aveva detto di credere di essere un’ “American Indian”, una nativa americana con una discendenza Cherokee.

Lloyd Blankfein è tra i quattro miliardari che sono stati espressamente citati nello spot elettorale di Elisabeth Warren, volto a promuovere la patrimoniale su chi detiene una ricchezza superiore ai $1 miliardo: gli altri citati sono Leon Cooperman, Joe Ricketts, e Peter Thiel.

Per la precisione, il piano prevede anche un’aliquota del 2% da applicare alle famiglie americane con un patrimonio netto compreso tra $50 milioni e una “super-tax”, ovvero una “super-tassa” pari a 3 centesimi per ogni dollaro di chi ha un patrimonio superiore a $1 miliardo.

Diversi i titani del mondo della finanza che si sono scagliati contro la candidata democratica. Mark Zuckerberg ha descritto Warren una minaccia “esistenziale”; Mark Cuban, proprietario di Dalls Mavericks, il cui patrimonio netto è stimato a $4 miliardi circa, ha bollato Warren “intellettualmente disonesta” e Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan, ha accusato la senatrice di utilizzare “termini molto duri”, allo scopo di offendere chi ha successo: “A me non mi piace svilire nessuno – ha detto Dimon – E credo che dovremmo applaudire alla gente di successo”.

Dal canto suo, il team responsabile della campagna elettorale di Warren ha annunciato la vendita di alcune tazze con lo slogan “Billionaire Tears“, ovvero “Lacrime di miliardari”. Con tanto di messaggio:

“Assaporate una calda bevanda, di quelle che che preferite, lievemente salata, in questa tazza, mentre contemplate tutto il bene che una patrimoniale potrebbe creare: l’accesso alle cure mediche garantito tutti i bambini, la cancellazione dei debiti degli studenti, l’università gratis per tutti, e altro”.