Notizie Notizie Mondo In Cina scoppia il caso Moutai, Pechino attacca il titolo più amato per la paura di una bolla borsistica

In Cina scoppia il caso Moutai, Pechino attacca il titolo più amato per la paura di una bolla borsistica

16 Luglio 2020 11:10

La Borsa cinese va al tappeto proprio nel giorno in cui il PIL evidenzia una ripresa migliore del previsto. A causare il sell-off violento di quasi il 5% per l’indice CSI 300, che raggruppa i 300 maggiori titoli negoziati alla Borsa di Shanghai e alla Borsa di Shenzhen, è un post da parte del quotidiano statale People’s Daily, il quale ha spiegato come i prodotti della società Moutai, una delle quotate in borsa più popolari tra gli investitori, siano spesso usati in casi di corruzione.

L’attacco a Moutai è visto come un segno della volontà di Pechino di rallentare la recente corsa dell’equity, dopo che fondi finanziati dal governo hanno venduto azioni o annunciato piani in tal senso negli ultimi giorni. Anche le crescenti tensioni con gli Stati Uniti, il restringimento della banca centrale cinese e un calo delle vendite al dettaglio hanno alimentato le vendite di oggi.

L’attacco ai liquori Mountai

Il People’s Daily ha preso di mira la Kweichow Moutai per l’alto prezzo del liquore che produce la Kweichow Moutai, dicendo che l’alcool veniva spesso usato in casi di corruzione. Moutai, la più grande azienda cinese quotata sul mercato interno, è crollata del 7,9% nel suo peggior calo dall’ottobre 2018, cancellando un valore record di $ 25 miliardi.

I prodotti di Moutai sono spesso coinvolti nei casi ufficiali di corruzione del Paese e usati per corruzione a causa dei loro prezzi elevati, secondo un commento di un account WeChat di proprietà del People’s Daily. Anche altri produttori di liquori sono crollati, con Wuliangye Yibin Co., Jiangsu Yanghe Brewery Joint-Stock Co. e Luzhou Laojiao Co., tutti in calo del limite giornaliero del 10%.

Occhio anche a tensioni USA-Cina

Tornano intanto le tensioni tra Stati Uniti e Cina con il segretario di stato americano, Mike Pompeo, che avrebbe anticipato una possibile restrizione dei permessi visa per alcuni impiegati delle aziende tecnologiche cinesi, come Huawei. L’amministrazione del presidente Donald Trump potrebbe inoltre intervenire nelle prossime settimane per affrontare i rischi di sicurezza percepiti posti da TikTok e WeChat, due popolari app mobili cinesi. Le ultime indiscrezioni vedono la possibilità che l’amministrazione USA starebbe valuti addirittura di vietare l’ingresso nel Paese per gli ufficiali cinesi. Tuttavia, il Presidente Trump sembra che non voglia aumentare ulteriormente le tensioni e quindi la proposta potrebbe essere abbandonata.

Passano in secondo piano i buoni riscontri giunti dalla Cina, dove l’economia è rimbalzata nel secondo trimestre dopo un crollo storico. Il Pil cinese ha segnato nel periodo aprile-giugno un balzo dell’11,5% rispetto ai tre mesi prima e del 3,2% su base annua. Si tratta di un rimbalzo maggiore del previsto. Tuttavia, la ripresa della Cina è ancora zoppicante, perché se la produzione industriale è aumentata più del previsto, le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione inaspettata.