Notizie Valute e materie prime Il ‘rublo è in uno stato di coma indotto da Banca centrale Russia’. La rimonta? Non significa niente

Il ‘rublo è in uno stato di coma indotto da Banca centrale Russia’. La rimonta? Non significa niente

30 Marzo 2022 13:49

L’incredibile rimonta del rublo si spiega con motivi che non hanno nulla a che vedere con il mercato: nel limitare le vendite e nel costringere al contempo le aziende ad acquistare rubli, la Russia di Vladimir Putin ha praticamente creato la domanda per la valuta. E’ quanto mette in evidenza il Wall Street Journal nell’articolo “How Russia’s Central Bank Engineered the Ruble’s Rebound”, che spiega per l’appunto “Come la Banca centrale della Russia ha orchestrato la ripresa del rublo”.

Nell’articolo Caitlin Ostroff lo dice chiaramente: “il rublo è in uno stato di coma indotto dalla banca centrale”.

Ostroff ripercorre il trend della moneta russa, che ha fatto passi da gigante rispetto al minimo record testato il 7 marzo scorso, a 151 rubli nei confronti del dollaro.

Ieri la moneta è rimbalzata fino al massimo dell’ultimo mese nei confronti del dollaro: un recupero di tutto rispetto, se si considera che il rublo è considerato, al pari dei titoli di stato della Russia e di tutti gli asset russi, un asset ormai paria.

Non potrebbe essere diversamente, viste le sanzioni che l’Occidente ha sferrato contro Mosca, dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso.

Rimonta rublo: le manovre della Banca centrale russa

E allora la domanda è: come si spiega questa rimonta della valuta? Si spiega proprio con l’intervento salvifico della banca centrale russa guidata da Elvira Nabiullina: la funzionaria, stimata in tutto il mondo per essere riuscita ad assicurare stabilità al sistema finanziario di Mosca, catalizzanddo l’interesse degli investitori  verso la Russia, ora alla mercé dei diktat di Putin, ha varato nelle ultime settimane misure per limitare i sell e rendere obbligatori i buy sui rubli.

Ovvero? Come spiega il Wall Street Journal, per frenare la fuga dai rubli, l’istituzione ha stabilito un limite massimo di dollari che i residenti russsi possono prelevare dai loro conti bancari all’estero, impedendo allo stesso tempo alle banche di vendere valuta straniera ai clienti. Queste due disposizioni rimarranno in vigore per i prossimi sei mesi.

Ancora, alle società di brokeraggio russe è stato ordinato di impedire ai clienti stranieri di vendere strumenti finanziari russi.

In poche parole, riuscire a vendere rubli è diventato molto difficile, in una Russia che ha reagito alle sanzioni blindando se stessa e i suoi asset.

A questo si aggiunge il fatto che le varie sanzioni inferte dall’Occidente hanno risparmiato i giganti del petrolio e del gas russi – a causa della forte dipendenza dell’Europa dalle loro forniture energetiche -: particolare  che ha consentito agli euro e ai dollari di continuare a circolare nel paese e che Mosca ha sfruttato a suo vantaggio, ordinando alle aziende esportatrici russe di vendere l’80% delle entrate percepite in valuta straniera per acquistare rubli.

Come ha commentato Robin Brooks, capo economista dell’IIF (Institute of International Finance), “è giusto dire che il rublo non è un prezzo di mercato. Se ci fossero stati flussi liberi in entrambe le direzioni, avremmo assistito a un rublo decisamente più debole”.

Alla base dell’apprezzamento della moneta c’è anche il ricatto gas russo solo con pagamenti in rubli’ ” del presidente russo Vladimir Putin.

Se davvero i paesi europei iniziassero a pagare in rubli – cosa che finora è stata esclusa dal G7 e anche, a livello corporate, dal colosso italiano ENI alla fine proprio le nazioni che hanno sanzionato la Russia sosterrebbero la moneta nazionale, come ha detto Christian Kopf, responsabile della divisione di redddito fisso presso la società di gestione Union Investment.

Ora, è improbabile che l’Europa si pieghi alle richieste di Putin: ma certo la minaccia di Putin indica il desiderio della Russia di blindare la sua valuta.

L’apprezzamento del rublo potrebbe però significare, per i mercati, nulla di più che il risultato delle manovre di Nabiullina & Co: l’intera economia russa è in ginocchio, mollata tra l’altro da centinaia di società di tutto il mondo che hanno annunciato il loro addio al paese o il loro addio al fare affari con Mosca: ciò significa che le importazioni sono destinate a contrarsi.

Dall’altro lato della bilancia commerciale, la Russia sta continuando a esportare il proprio petrolio (all’Europa) ricevendo in cambio una quantità di soldi superiore a quella che sarebbe necessaria per le importazioni, e una quantità anche sostenuta, visto che i prezzi del petrolio viaggiano al di sopra della soglia di $100 al barile (il Wall Street Journal ricorda tuttavia come le scorte di Mosca oscillino a valori inferiori).

Questo sbilanciamento, creando un surplus commerciale, potrebbe rafforzare, di fatto, il rublo. Ma di certo non renderebbe più forte l’economia russa, destinata a soffrire una pesante contrazione, nel corso del 2022.

Basti pensare all’ultimo outlook sulle economie emergenti che è stato pubblicato da S&P Global. L’agenzia di rating prevede per il prodotto interno lordo della Russia una contrazione dell’8,5% nel 2022, dopo un downgrade di oltre 11 punti percentuali.

Brooks (IIF): caduta Pil Russia fin oltre -40% se…

E lo scorso 27 marzo, parlando del rischio di un embargo sul petrolio della Russia da parte tedesca, sempre Robin Brooks ha così scritto su Twitter:

Un embargo della Germania sull’energia russa danneggerebbe ovviamente la Germania, ma provocherebbe ddanni decisamente peggiori alla Russia, ostacolando l’abilità di Putin di fare la guerra. Le nostre stime attuali – ha scritto Brooks – sono per un calo del Pil russo del 30% entro la fine del 2022. Un embargo provocherebbe un tonfo peggiore, forse superiore anche al 40%..”.

Altro che rublo forte, insomma.

“C’è così tanta roba che non si può più acquistare o vendere – ha concordato
George Pearkes, macro strategist di Bespoke Investment Group – Il rublo potrebbe rafforzarsi in modo significativo dai livelli attuali, ma non significherebbe niente”.

L’intenzione dell’Europa – tradotta in realtà nell’accordo energetico appena annunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente americano Joe Biden – di recidere quel cordone ombelicale con il petrolio e gas russi presente da anni è un altro elemento che dovrebbe indebolire nel lungo termine il rublo.

“Riteniamo che il rublo russo si indebolirà in modo significativo in un arco temporale di più lungo periodo”, ha commentato Jane Foley, responsabile della divisione di strategia sul forex presso Rabobank.