Notizie Asset Class Indici e quotazioni Il Nobel Shiller spiega il mistero della divergenza tra Wall Street ed economia. Le tre fasi del mercato, il 23 marzo e l’effetto gregge

Il Nobel Shiller spiega il mistero della divergenza tra Wall Street ed economia. Le tre fasi del mercato, il 23 marzo e l’effetto gregge

8 Luglio 2020 17:04

L’andamento dei mercati azionari, soprattutto negli Stati Uniti, durante la pandemia del coronavirus sembra sfidare la logica visto che risulta disaccoppiato dall’economia ma piuttosto legato alle notizie che si sono susseguite. L’economista statunitense Robert Shiller, considerato uno dei padri della finanza comportamentale, prova a spiegare quello che sta accadendo in questi mesi. “Più i fondamentali economici e le previsioni peggiorano, più appaiono misteriosi i risultati del mercato azionario negli Stati Uniti fino a quando non si considerano possibili spiegazioni basate sulla psicologia della folla, la viralità delle idee e la dinamica delle epidemie narrative”, scrive il premio Nobel in un articolo pubblicato su Project Syndacate. “Dopotutto, i movimenti del mercato azionario sono guidati in gran parte dalle valutazioni degli investitori sulla reazione in evoluzione degli altri investitori alle notizie, piuttosto che alle notizie stesse”.

La maggior parte delle persone non ha modo di valutare il significato delle notizie economiche o scientifiche. “Soprattutto quando la sfiducia nei media è alta, tendono a fare affidamento su come le persone che conoscono rispondono alle notizie. Questo processo di valutazione richiede tempo, motivo per cui i mercati azionari non rispondono alle notizie all’improvviso e completamente, come suggerirebbe la teoria convenzionale”.

Le tre fasi distinte del mercato

Sono tre le fasi distinte che caratterizzano il mercato negli Stati Uniti: l’aumento del 3% dell’S&P 500 dall’inizio della crisi del coronavirus, il 30 gennaio al 19 febbraio; il calo del 34% da quella data fino al 23 marzo; e la ripresa del 42% dal 23 marzo ad oggi. Ognuna di queste fasi rivela un’associazione sconcertante con le notizie che si sono susseguite. La prima fase è iniziata quando il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il nuovo coronavirus “un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale”. Per i successivi 20 giorni, l’S&P 500 è salito del 3%, raggiungendo un record assoluto il 19 febbraio. La maggior parte degli investitori all’inizio di febbraio non era convinta che altri investitori e consumatori prestassero attenzione a queste cose, fino a quando non hanno visto una maggiore reazione alle notizie e ai prezzi di mercato.

La malattia causata dal nuovo coronavirus non aveva nemmeno un nome fino all’11 febbraio, quando l’OMS l’ha battezzata COVID-19. Nelle settimane precedenti il 19 febbraio, l’attenzione dell’opinione pubblica su problemi di lunga data come il riscaldamento globale, la stagnazione secolare o gli sbalzi del debito si stava affievolendo. Il processo di impeachment del presidente Donald Trump, che si è concluso il 5 febbraio, ha ancora dominato i discorsi negli Stati Uniti. La seconda fase è iniziata quando l’S&P 500 è crollato del 34% dal 19 febbraio al 23 marzo, un calo simile al crollo della borsa del 1929. Eppure, al 19 febbraio, c’erano stati solo una manciata di morti segnalati per COVID-19 fuori dalla Cina. Gli investitori hanno cambiato modo di pensare e l’11 marzo l’OMS ha parlato per la prima volta di pandemia. Le ricerche su Internet per la “pandemia” hanno raggiunto il culmine nella settimana tra l’8 e il 14 marzo, e le ricerche per il “coronavirus” hanno raggiunto il culmine nella settimana tra il 15 e il 21 marzo. Sembra che in questa seconda fase, la gente stesse cercando di apprendere le basi di questo strano evento e nessuno riusciva a capirlo immediatamente, figuriamoci immaginare che lo facessero altri che potessero influenzare i prezzi di mercato.

La svolta il 23 marzo, ma pochi hanno idea di cosa ci sia nel piano Fed

Con l’avanzare della crisi del mercato azionario, sono emerse dappertutto storie di difficoltà che hanno fatto tornare in mente il tempo della Grande Depressione degli anni Trenta. L’inizio della terza fase, quando il mercato dell’S&P 500 iniziò a crescere del 40%, fu segnato da alcune vere e proprie novità sia di politica fiscale che monetaria. Il 23 marzo, dopo che i tassi di interesse erano già stati ridotti praticamente a zero, la Federal Reserve ha annunciato un programma aggressivo per la creazione di linee di credito innovative. Quattro giorni dopo, Trump ha firmato il Coronavirus Aid, Relief, and Economic Security (CARES) Act da 2.000 miliardi di dollari, promettendo un aggressivo stimolo fiscale. Entrambe queste misure, e azioni simili in altri Paesi, sono state descritte come simili alle azioni intraprese per contrastare la Grande Recessione 2008-2009, che è stata seguita da un graduale ma alla fine enorme aumento dei prezzi delle azioni.

In tutte e tre le fasi del mercato azionario caratterizzato dal COVID-19, gli effetti di una vera notizia sono evidenti anche se i movimenti dei prezzi non sono necessariamente una risposta logica e tempestiva.

“La maggior parte delle persone non ha idea di cosa ci sia nel piano Fed o nel CARES Act, ma gli investitori erano a conoscenza di un esempio recente quando tali misure apparentemente funzionavano”, rimarca il premio Nobel nell’articolo pubblicato su Project Syndicate.

La paura di rimanere tagliati fuori

Shiller poi si addentra sulla questione FOMO, acronimo dell’espressione inglese ‘Fear of missing out’ (letteralmente “paura di essere tagliati fuori”). “Parlare di rimpianti per non aver acquistato ai minimi come nel 2009 potrebbe aver lasciato l’impressione che il mercato fosse caduto abbastanza nel 2020. A quel punto, FOMO ha preso piede, rafforzando la convinzione degli investitori che fosse sicuro tornare sui mercati”.