Il buy Italy non decolla: Piazza Affari ostaggio delle banche e Ftse Mib non tiene ritmo degli altri indici nel 2° trimestre
I mercati sembrano essersi velocemente messi alle spalle le fibrillazioni post-FOMC e Bullard (possibile primo rialzo tassi già nel 2022). A una settimana di distanza gli indici USA sono già tornati sopra i livelli pre-FOMC, il dollaro si è assestato e la curva dei tassi ha visto le scadenze più brevi restituire un po’ di rialzi e i rendimenti del long end risalire di qualcosa.
Ieri sera Jerome Powell ha ulteriormente rassicurato gli investitori favorendo una nuova chiusura record del Nasdaq. Nel suo discorso davanti al Congresso, il presidente della Federal Reserve ha fatto capire che la banca centrale tiene d’occhio l’inflazione ma non si affretta ad alzare i tassi. “Un’inflazione al 5% non è accettabile – ha precisato Powell – e riteniamo che l’inflazione legata alla riapertura delle economie si smorzerà nel corso del tempo”. Insomma, Powell insiste nel ritenere che l’inflazione sia “transitoria”.
Il prossimo meeting Fed è in agenda il 27-28 luglio e non dovrebbe riservare soprese, mentre tra il simposio di Jackson Hole e il meeting di settembre potrebbero emergere le prime indicazioni sul fronte tapering (riduzione del QE che attualmente è di 120 mld $ mensili) “A meno che qualcosa vada molto storto, il tapering verso la fine dell’anno sembra un evento ad alta probabilità a questo punto”, ha affermato Tom Porcelli, capo economista statunitense di RBC Capital Markets.
Piazza Affari non trova il ritmo giusto
Rassicurazioni di Powell che hanno fatto bene soprattutto al settore tecnologico con Nasdaq che ha chiuso ai nuovi top storici. Volgendo lo sguardo all’Europa, Euro Stoxx 60 e Dax sono ancora poco sotto i top toccati a metà mese, mentre anche ieri si è confermata la sottoperformare di Piazza Affari rispetto al resto degli indici europei. “Non vi è un tema specifico – rimarca Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – al di la del calo di interesse degli investitori sul settore bancario italiano, dove di recente si sprecano le ipotesi ma non si arriva mai alle soluzioni”.
La performance del Ftse Mib da inizio trimestre è praticamente la metà di quella dell’Eurostoxx 50 (e meno della metà dello Stoxx 600). Il 27 maggio l’indice è riuscito a spingersi oltre il muro dei 25 mila andando poi ad acciuffare i massimi dal lontano 2008, senza che però il movimento rialzista prendesse poi ulteriore slancio. Da inizio anno il saldo del Ftse Mib è comunque più che positivo (+13,5%).
Debolezza relativa che stride con le indicazioni positive in arrivo da più fronti. L’Italia infatti si appresta a crescere a ritmo più sostenuto del previsto quest’anno con FMI, Commissione Europea e Bankitalia che hanno rivisto al rialzo le stime e il governo confida di andare anche oltre superando il +5% grazie anche alla spinta dei primi fondi europei erogati dal piano Next Generation EU.
Anche tra gli analisti prevale l’ottimismo su Piazza Affari con Barclays che non più tardi di una settimana fa ha indicato Italia e Dax come i suoi mercati azionari preferiti per il vecchio continente. View positiva espressa anche da Credit Suisse nei mesi scorsi.
Altro elemento di sostegno è la sempre più probabile permanenza di Draghi alla guida del governo fino a fine legislatura, ossia per altri due anni, come rimarcava ieri un articolo di Bloomberg, con i principali partiti che sostengono il governo che appaiono concordi nel ritenere che l’esperienza dell’esecutivo a guida Draghi sia destinata a prolungarsi anche oltre la scadenza dell’elezione del presidente della REpubblica.
Oggi in spolvero banche, ENI e Stellantis
Oggi Piazza Affari viaggia in moderato rialzo. Il Ftse Mib segna +0,18% a 25.362 punti accodandosi ai rialzi di Wall Street e delle Borse asiatiche.
Sul parterre milanese si muovono bene i tioli oil con ENI a 10,56 euro (+1,42%) e Tenaris a +0,77%. Tra i migliori Stellantis che sale di oltre l’1,2% in area 17,2 euro. Bene anche le banche (+1,33% Banco BPM e +0,85% Unicredit), reduci dal ripracciamento delle ultime settimane in scia alla discesa dei rendimenti.