Guerra commerciale Usa-Cina, la tregua è una beffa. Pechino ‘pronta a tutto’ dopo arresto CFO Huawei
L’ultimo Pomo della discordia tra Usa e Cina si chiama Huawei, per la precisione, Wanzhou Meng. E’ il nome della CFO del colosso che gli Stati Uniti hanno fatto arrestare in Canada. Il sospetto è che il secondo maggiore produttore al mondo di attrezzature per tlc abbia violato le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto all’Iran, vendendo a Teheran alcuni suoi prodotti.
Per la Cina è una vera e propria umiliazione, se si considera che le manette sono scattate lo scorso 1° dicembre, quasi nello stesso momento in cui il presidente americano Donald Trump e l’omologo cinese Xi Jinping stavano cenando con le loro rispettive delegazioni in occasione della riunione del G20 di Buenos Aires. In quella cena, i due si sono detti d’accordo su una tregua di 90 giorni, nella guerra commerciale combattuta a colpi di dazi doganali.
L’accordo, salutato con una euforia eccessiva dai mercati finanziari, aveva già sollevato qualche dubbio tra gli esperti di rapporti sino-americani.
La notizia dell’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, simbolo della tecnologia cinese, rischia ora non solo di far saltare una tregua considerata di per sé già fragile – che a questo punto sembra una finta, o una beffa – ma di provocare una escalation nelle tensioni commerciali e ormai geopolitiche esplose tra i due paesi.
Dazi doganali, sanzioni, arresti: ormai i vari attacchi commerciali che i due titani del mondo si sferrano l’uno contro l’altro, non sono più espressione diretta di una guerra commerciale che secondo alcuni è ormai entrata nel vivo, ma di una vera e propria lotta per salire sull’Olimpo del potere mondiale, scacciando un rivale sempre più scomodo.
Per Pechino, l’arresto della manager di Huawei, gigante motivo di orgoglio per la tecnologia cinese, è un vero e proprio attacco.
Immediata la reazione delle autorità coinvolte nel caso, con l’ambasciata cinese in Canada che ha pubblicato sul proprio sito una nota in cui “pretende che gli Stati Uniti e il Canada riparino l’errore”, e con cui hanno confermato che “seguiranno attentamente gli sviluppi del caso” e che “prenderanno tutte le misure” possibili per proteggere i diritti e gli interessi dei cittadini cinesi.
“La polizia canadese, su richiesta degli Stati Uniti, ha tratto in arresto una cittadina cinese che non ha violato nessuna legge americana o canadese – si legge nel comunicato dell’ambasciata – La Cina pretende che gli Stati Uniti e il Canada riparino al loro errore, restituendo la libertà a Meng Wanzhou”.
Dal canto suo, il portavoce del dipartimento di Giustizia del Canada ha detto che una udienza è stata fissata per la giornata di oggi. L’obiettivo americano è quello di estradare la donna in America.
Huawei, chi è la CFO Wanzhou Meng
Wanzhou Meng, 46 anni, non è solo il CFO del secondo maggiore produttore al mondo di attrezzature per tlc. E’ anche la figlia del fondatore del gigante cinese, Ren Zhengfei, non solo tra i businessman più potenti della Cina ma anche membro eletto del 12esimo Congresso Nazionale del Partito Comunista della Cina, che ha servito tra l’altro anche l’esercito, prima di ritirarsi nel 1983.
Nata nel 1972, Meng porta il cognome della madre, a seguito del divorzio dei suoi genitori. Con in mano un master preso nella Huazhong University of Science and Technology, la manager ha raccontato nel 2013, in un’intervista rilasciata al China’s 21st Century Business Herald, di aver iniziato la sua carriera presso China Construction Bank dopo essersi laureata nel 1992:
“Sono entrata poi in Huawei l’anno dopo, visto che una divisione (di CCB) chiuse le proprie attività, sulla base di un processo di integrazione che era stato deciso”.
Dalle sue parole, emerge che la donna ha fatto la gavetta presso il colosso fondato da suo padre.
“Sono stata segretaria e assistente alle vendite e agli eventi quando la società era piccola – si legge nell’intervista al China’s 21est Century – Le prime cariche che ho ricoperto a Huawei sono state molto banali. Nel 1997, sono tornata all’Università di Huazhong di Scienza e Tecnologia e lì ho preso un master in contabilità..e così successivamente ho prestato servizio nel dipartimento finanziario di Huawei, che ha dato il via seriamente alla mia carriera”.
Chi conosce la storia di Huawei sa che l’arresto della CFO non è certo il primo attacco sferrato contro l’azienda dall’amministrazione Trump.
Recenti sono le indiscrezioni secondo cui il presidente Donald Trump avrebbe contattato diversi paesi alleati chiedendo espressamente di non utilizzare i prodotti del gruppo. La richiesta ha ovviamente avuto ripercussioni sulle quotazioni della società, che lo stesso giorno sono crollate del 10%.
Ma Huawei spaventa insomma l’America, a conferma dei reiterati tentativi di Trump di boicottarla. Intervistato da Bloomberg Neil Campling, analista di Mirabaud Securities, fa notare tra l’altro che “se Tencent e Alibaba possono essere visti come campioni nazionali e come enormi piattaforme, Huawei è diventata una vera e propria potenza”, che agisce oltre che in Asia, anche in Africa ed Europa.
L’ascesa è talmente inarrestabile da aver permesso alla società cinese di spodestare anche Apple, diventando qualche settimana fa il secondo produttore al mondo di smartphone in termini di unità consegnate, dopo Samsung.
Huawei non è l’unica su cui Trump ha deciso di infierire: nel mirino anche l’altro gruppo cinese attivo nel mercato delle infrastrutture tlc Zte.
Anche in questo caso, la Casa Bianca ha deciso di puntare sul boicottaggio, dopo che il gruppo era stato accusato dal dipartimento del Commercio Usa di aver rilasciato false dichiarazioni al Bureau dell’Industria e della Sicurezza, nelle trattative del 2016.
Tornando a oggi, l’arresto di Wanzhou Meng, secondo il gruppo di consulenza del rischio Eurasia Group, deteriorerà ulteriormente le trattative commerciali tra Washington e Pechino.
Il sito CNBC fa già notare che quello che viene considerato “il tabloid iper-nazionalista legato al partito comunista, ovvero il Global Times, ha reagito all’arresto della manager pubblicando su Twitter una nota sull’escalation della guerra commerciale, che ha attribuito a un esperto “vicino al Ministero cinese del commercio”.
“La Cina – si legge – dovrebbe essere del tutto pronta a una escalation nella #guerracommerciale contro gli Usa, visto che gli Usa non molleranno la presa sulla Cina, e il recente arresto della dirigente senior di #Huawei ne è una prova lampante”.
China should be fully prepared for an escalation in the #tradewar with the US, as the US will not ease its stance on China, and the recent arrest of the senior executive of #Huawei is a vivid example: Mei Xinyu, an expert close to the Chinese Ministry of Commerce pic.twitter.com/W4fp8YNfmD
— Global Times (@globaltimesnews) December 6, 2018
Qualcuno, commentando il post, ha twittato, come nel caso di @samuel_O_G, che “è molto interessante che ciò (l’arresto della donna) sia accaduto sabato e che i media abbiano riportato la notizia soltanto oggi”.
Così come un altro utente di Twitter, @totonarayan, ha affermato: “Portate i pop-corn. La nuova Guerra Fredda è iniziata!...
Tra l’altro, proprio lo scenario di una Guerra Fredda era stato paventato giorni fa dall’ex guru di Morgan Stanley e ora docente presso la Yale University, l’economista Stephen Roach.
Intanto, così si legge nella nota di Huawei:
“La società, a cui sono state fornite poche notizie sulle accuse (mosse alla CFO), non è a conoscenza di alcun illecito commesso da Meng. La società ritiene che i sistemi legali di Canada e Usa alla fine arriveranno a una conclusione giusta. Huawei rispetta tutte le leggi e regolamentazioni in vigore nei paesi in cui opera, incluse quelle che regolano il controllo delle esportazioni e le leggi e le regolamentazioni sulle sanzioni delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dell’Unione europea”.