Inversione curva Treasury crea panico a Wall Street, anche S&P 500 verso ‘incrocio della morte’

Martedì nero per Wall Street con il Dow Jones sceso di quasi 800 punti, pari al 3,1%. Un fulmine quasi a ciel sereno a due soli giorni di distanza dalla tregua sui dazi tra Usa e Cina che sembrava in grado di scacciare le nubi dai mercati.
Il Dow Jones ieri sera è crollato di ben il 3,1% a 25.027,07 punti, soffrendo la seduta peggiore dallo scorso 10 ottobre. calo del 3,24% per lo S&P 500 e addirittura di quasi il 4% per il Nasdaq con in difficoltà alcune big tra cui Apple (-4,4%) bocciata ieri dagli analisti di Hsbc. Peggior indice è stato il Russell 2000 (-4,4%).
Inversione della curva come segnale di rischi recessivi
Una doccia gelata per Wall Street sono state le dichiarazioni rilasciate da Jeffrey Gundlach, ceo di DoubleLine Capital, secondo il quale l’inversione della curva dei rendimenti dei Treasuries indica che l’economia Usa “è destinata a indebolirsi”.
Lo spread tra il Treasury USA a 10 anni e quello a due anni si è ridotto fino a circa 10 punti base, divario più stretto degli ultimi 11 anni. Un divario minore ai 10 pb indica una prospettiva debole per l’economia. Intanto i segmenti 3Y-5Y e 2Y-5Y si sono già invertiti.
“In genere chi sottolinea questa dinamica (di inversione della curva) lo fa per ricordare la capacità di un simile fenomeno di segnalare un rallentamento economico alle porte e una recessione che si profila all’orizzonte”, rimarca Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund, precisando che il passato mostra che non è il flattening/inversione della curva US a segnalare l’imminenza di una recessione ma il forte steepening che lo segue.
Va ricordato che l’inversione della curva dei rendimenti è stata segnale di recessioni in arrivo alla fine degli anni ’80, nel 2000 e nel 2006-2007, ma l’effettiva recessione (e caduta di Wall Street) si verifica in media un anno e mezzo dopo tale inversione.
A pesare anche i dubbi sulla capacità della Cina e degli Stati Uniti di arrivare a sanare le loro divergenze sul commercio, in questo periodo di tregua sui dazi di 90 giorni. Boom dell’indice Vix (l’indice della paura), volato di oltre +26% a 20,74 punti.
Le parole più dovish di Powell e la tregua Usa-Cina erano stati i motori di un significativo recupero dei mercati (l’S&P 500 salito del 7% dai minimi). Oltre all’avvertimento di Jeffrey Gundlach, ieri sono arrivate anche le parole di John Williams, presidente della Fed di New York, che ha mostrato poca propensione ad alimentare speranze su una svolta chiaramente dovish della Fed.
Non è mancato un nuovo tweet di Donald Trump sui rapporti commerciali con la Cina: “o raggiungeremo con la Cina un vero accordo, oppure non ci sarà proprio nessun accordo. In quest’ultimo caso imporremo importanti dazi contro i prodotti cinesi che arrivano negli Stati Uniti. Alla fine, credo che l’accordo ci sarà – o ora oppure in futuro…”.
S&P 500 sotto media mobile a 200gg e verso death cross
L’S&P 500 in particolare è sceso al di sotto della media mobile a 200 giorni mentre si avvicina il ‘death cross’, ossia incrocio della morte, una figura tecnica che prende forma nei casi di ribassi cospicui e abbastanza duraturi.
Il cosiddetto incrocio della morte (“Death cross”) si verifica quando la media mobile a 50 giorni taglia verso il basso quella a 200 giorni. Un fenomeno che in analisi tecnica è visto come un anticipatore di importanti accelerazioni al ribasso.
Nelle scorse settimane anche tre FAANG su cinque – ossia Facebook, Netflix e Google – hanno visto scattare l’infausto segnale della ‘death cross’, ossia incrocio della morte, una figura tecnica che prende forma nei casi di ribassi cospicui e abbastanza duraturi.