Guardiamo il grafico del rame per capire se la recessione è realmente vicina
Si complica la situazione economica globale con un’inflazione galoppante e con la stretta monetaria che si sta facendo più intensa da parte delle banche centrali, e ora gli investitori sono sempre più preoccupati dallo spettro recessione che sta influenzando il sentiment degli operatori sul mercato. Alcuni numeri, come le stime di S&P Global Ratings che vedono una crescita del 2,4% per quest’anno, ma un progresso di solo l’1,6% nel 2023, in calo dalla previsione del 2% elaborata a maggio mostrano uno scenario a tinte fosche. Inoltre, sempre più economisti nel corso delle ultime settimane hanno aumentato la probabilità di recessione che ora è vista al 44% nei prossimi 12 mesi, un livello che solitamente si vede solo quando si è sull’orlo di una recessione.
Se ci fossero dubbi su quanto la situazione si sia complicata, un’ulteriore indicazione pessimista ci giunge dal prezzo del rame, il metallo dalle numerose applicazioni che gli anglosassoni chiamano “doctor copper” ed è ritenuta il barometro dello stato di salute dell’economia globale.
Il rame dopo il picco di inizio marzo causato dallo scoppio del conflitto in Ucraina è sprofondato nell’ultima settimana ai minimi da 16 mesi e dai massimi si trova in calo del 25%, e questo sembrerebbe confermare la brusca frenata dell’economia globale.
Nel corso della storia il rame è stato infatti più volte in grado di prevedere i punti di svolta nell’economia anticipando i segnali di recessione. Questo è spiegato dalla duttilità del metallo rosso che per le sue proprietà fisico-chimiche è impiegato nella maggior parte dei settori e sistemi produttivi. Il rame, infatti, è un ottimo conduttore di calore e elettricità e per questo è molto usato nelle telecomunicazioni, nei trasporti, nell’edilizia, nell’elettronica, nel settore energetico e in molti altri campi. La Copper Development Association (CDA) stima la percentuale di produzione mondiale di rame consumata da ogni settore e da questo emerge che circa il 65% del rame è assorbito dal settore elettrico, il 25% dal settore industriale, mentre solo il 10% è impiegato dai trasporti e dalle altre aree di produzione.
Quindi la domanda globale di rame è vista come un affidabile indicatore dello stato di salute dell’economia e l’andamento della domanda di una materia prima (e non solo) si riflette nel suo prezzo di mercato. In linea generale un aumento del prezzo del rame indica una forte domanda e quindi un’economia globale in crescita; mentre un brusco calo dei prezzi, come quello a cui stiamo assistendo, potrebbe indicare al contrario una domanda fiacca e un imminente rallentamento economico. In definitiva l’andamento del prezzo del rame è un buon indicatore economico perché se gli ordini di rame vengono ritirati dal mercato, significa che c’è preoccupazione tra i produttori industriali di tutto il mondo e quindi il prezzo del metallo calerà. Al contrario se gli ordini aumenteranno il prezzo salirà indicando un’economia sana.
Nonostante tutto il momento negativo è indicato anche dal movimento degli altri metalli come argento, ferro e platino, tutti metalli che da inizio anno si trovano in calo di oltre il 15%.
Doctor Copper non è infallibile
Come la maggior parte degli indicatori economici anche il Doctor Copper non è infallibile e quindi non dovrebbe essere considerato come l’unico indicatore della salute economica globale. Il prezzo del rame infatti, come tutte le materie prime, è fortemente legato all’andamento della domanda e dell’offerta e ad esempio una temporanea carenza del metallo rosso può portare a un aumento dei prezzi anche se l’economia globale è in rallentamento; così come un eccesso di rame può innescare un calo del suo prezzo nonostante la crescita economica.
Vi sono inoltre altri fattori che possono influenzare artificialmente il prezzo del rame come le tariffe commerciali.
I produttori di rame
Il maggior produttore al mondo di rame è il Cile che produce ogni anno 5.750.000 tonnellate di rame. Il Paese sudamericano a partire dagli anni ’90 ha intensificato molto la produzione del metallo rosso e questo grazie ad una legge sulle miniere che ha attirato investitori privati stranieri. L’aumento esponenziale della produzione di rame in Cile si evince anche dal grafico della U.S Geological Survey che mostra la produzione di rame dei cinque maggiori produttori.
Il secondo maggior produttore è la Cina che raggiunge 1.700.000 tonnellate di rame l’anno ed è anche il più grande consumatore al mondo di rame.A seguire nella classifica dei top produttori abbiamo il Perù (1.380.000 tonnellate all’anno), gli Stati Uniti (1.360.000 tonnellate/anno), la Repubblica Democratica del Congo (1.030.000 tonnellate/anno) e l’Australia (1.000.000).
Problema cileno
Sul fronte della domanda di rame è da segnalare la chiusura della fonderia della società statale cilena Codelco, nonché il più grande produttore di rame al mondo. Lo stop della produzione della fonderia è da ricondursi alle pressioni degli ambientalisti e alla rabbia dei residenti che da mesi si battono per denunciare l’aria fortemente inquinata nella zona produttiva che ha innescato un susseguirsi di casi di avvelenamento. Secondo il Presidente cileno, Gabriel Boric, lo stop dei lavori è un atto dovuto e la produzione ripartirà non appena si sarà risolta la situazione.