Grecia e Spagna alimentano discesa dell’euro, ma a dettare i ritmi è la Fed
E’ ripresa con decisione nell’ultima settimana la marcia ribassista dell’euro che sembra incamminato a ritornare a testare i minimi di marzo. Ieri la divisa unica europea si è riportata sotto la soglia di 1,10 contro il dollaro Usa e questa mattina le vendite continuano copiose con la discesa di un’altra figura in area 1,09. Il cross tra euro e dollaro ha toccato un minimo a 1,0885, livello più basso dallo scorso 28 aprile.
Gli investitori guardano agli ultimi sviluppi su entrambe le sponde dell’oceano. Da un lato l’accelerazione dell’inflazione core statunitense ha riacceso le attese di un rialzo dei tassi da parte della Fed, dall’altro gli sviluppi della crisi greca con il ministro dell’interno ellenico che ha dichiarato che il Paese non riuscirà a rimborsare i prestiti in scadenza a giugno al Fondo monetario internazionale (Fmi) senza un accordo con i creditori internazionali.
Esclation crisi greca aumenta tensioni nel breve
Relativamente alle incertezze sul fronte Grecia, gli esperti di Intesa Sanpaolo sottolineano come ultimamente l’euro non ha risentito delle vicende greche “ma non sono da escludersi ricadute negative se la situazione dovesse prendere una piega ancora più sfavorevole”. “L’impatto di un default della Grecia sui mercati potrebbe essere violento, ma comunque di breve periodo”, rimarca invece Vincenzo Longo, market strategist di IG.
Nella periferia europea si guarda anche ai riscontri arrivati dalle elezioni spagnole con l’affermazione del partito Podemos che si è confermato terza forza nel Paese, dietro al partito del premier, Mariano Rajoy (People’s Party) e al partito Socialista (PSOE). “Gli eventi in Grecia potrebbero condizionare l’eventuale esito delle elezioni politiche che si terranno a novembre in Spagna”, sottolinea Vincenzo Longo.
Dollaro avanti tutta, focus su mosse Fed
Sul mercato valutario a dettare il ritmo è la forza relativa del dollaro Usa. Il biglietto verde questa mattina si è portato sui massimi a 8 anni contro lo yen con cross usd/yen salito fino a 122,75. La corsa del dollaro si è accentuata venerdì scorso dopo la diffusione dei dati sull’inflazione statunitense, salita più del previsto a livello core ad aprile con il balzo mensile più importante da gennaio 2013. Sempre venerdì il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ha rimarcato che sarebbe appropriato un rialzo dei tassi di interesse nel corso del 2015 se l’economia performerà come previsto, con mercato del lavoro ancora in rafforzamento e inflazione verso il 2% nel medio termine.
Sul mercato valutario a dettare il ritmo è la forza relativa del dollaro Usa. Il biglietto verde questa mattina si è portato sui massimi a 8 anni contro lo yen con cross usd/yen salito fino a 122,75. La corsa del dollaro si è accentuata venerdì scorso dopo la diffusione dei dati sull’inflazione statunitense, salita più del previsto a livello core ad aprile con il balzo mensile più importante da gennaio 2013. Sempre venerdì il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ha rimarcato che sarebbe appropriato un rialzo dei tassi di interesse nel corso del 2015 se l’economia performerà come previsto, con mercato del lavoro ancora in rafforzamento e inflazione verso il 2% nel medio termine.
Il vice presidente della Fed, Stanley Fischer, ha specificato nuovamente che il dibattito sul rialzo dei tassi è guidato dai dati macro, non dalla data, sottolineando che “occorreranno anni prima che i tassi ritornino alla normalità”.