Grecia: cosa accadrà in attesa e dopo il referendum del 5 luglio (analisti)
Si apre una settimana cruciale per la Grecia e l’intera Eurozona. Un clima di incertezza, con le banche elleniche chiuse da oggi e per i prossimi sei giorni, accompagnerà il Paese e i mercati finanziari verso il referendum del 5 luglio. Se questa strada porterà all’uscita della Grecia dall’euro, il cosiddetto Grexit, è ancora troppo presto per dirlo, anche se è indubbio che questa eventualità sia aumentata negli ultimi giorni. Intanto si guarda alle scadenza sui prestiti che Atene dovrà rimborsare nei prossimi giorni e ci si interroga su cosa accadrà sui mercati azionari e obbligazionari in attesa del referendum e quali scenari si apriranno dal voto del 5 luglio. Una cosa è certa: nei prossimi giorni la Grecia percorrerà un futuro politico e finanziario senza precedenti.
Cosa aspettarsi adesso?
La prima questione riguarda la fine del secondo programma di sostegno e il rimborso da parte del governo ellenico del prestito al Fondo monetario internazionale, che scatteranno domani. “A nostro avviso, senza denaro fresco da parte dei creditori internazionali, la Grecia rischia di pagare in ritardo il prestito da 1,6 miliardi dovuto domani all’Fmi – hanno commentato gli analisti di Ing – Tuttavia non riteniamo che il Paese cadrà tecnicamente in default nei giorni precedenti al referendum”. Tutti i leader della zona euro coinvolti nella vicenda vorranno infatti mantenere la situazione il più contenuta possibile, almeno fino a domenica prossima. Lo hanno dimostrato anche i commenti dei Ministri delle finanze europei per i quali la porta a nuovi negoziati è chiusa, anche se non completamente bloccata. “Il problema, piuttosto, sarà – avvertono gli esperti – se il governo greco non riuscirà effettivamente a pagare gli stipendi pubblici e le pensioni alla fine del mese”.
Non c’è da preoccuparsi eccessivamente nemmeno per la solvibilità delle banche greche, che secondo gli analisti di Ing, non è cambiata in modo significativo dalla scorsa settimana grazie al fondo di emergenza Ela della Banca centrale europea. “I giorni che conducono al referendum greco dovrebbero essere dominati sì dall’incertezza e dalla turbolenza dei mercati finanziari, che però considereranno l’intera crisi come crisi greca e il contagio limitato. Se ci dovessimo sbagliare, e i mercati dovessero impazzire, la zona euro ha comunque strumenti sufficienti per combattere il contagio. Lo strumento, a nostro parere, più efficace per combattere nel breve termine la volatilità è il quantitative easing”.
Per quanto riguarda il solo mercato obbligazionario, l’ipotesi di Ing è che nei prossimi giorni i rendimenti dei Bund tedeschi a dieci anni scendano di almeno 20-25 punti base, mentre gli spread dei Btp italiani e dei Bonos spagnoli verso i Bund saliranno verso il range 150-175 punti base.
E dopo il referendum?
La domanda più interessante forse è però su cosa accadrà dopo il referendum. Come già visto tante volte nella crisi greca, nulla è scontato: non può essere esclusa nemmeno l’ipotesi che il governo di Alexis Tsipras possa decidere di tornare ai negoziati nelle prossime ore!
Una vittoria del SI’: Darebbe a Tsipras l’autorità di concludere un accordo con i creditori internazionali senza perdere la faccia a causa del venire meno alle promesse elettorali. “In questo caso potremmo vedere la proroga di cinque mesi dell’attuale programma di aiuti, durante il quale verrebbe fornito un totale di 15,5 miliardi di sostegno finanziario. Ciò condurrebbe all’attuazione delle riforme strutturali, a un terzo programma e una qualche forma limitata di ristrutturazione del debito ellenico”. Questo scenario sembra il più probabile. Da un sondaggio pubblicato dal quotidiano To Vima, il 57,5% dei greci è favorevole al fatto che il governo chiuda un accordo con i creditori, mentre i due terzi vogliono che la Grecia rimanga nella zona euro. “Tuttavia – rimarcano gli analisti – questo scenario in pratica significherebbe che i problemi della Grecia continueranno a tormentare l’economia della zona euro”.
Una vittoria del NO: anche se la situazione si complicherebbe non poco, questo esito non necessariamente porterà al Grexit, secondo Ing. Tuttavia solleverebbe il problema di un continuo sostegno da parte della Bce attraverso il fondo Ela (in vista anche della scadenza del prestito del 20 luglio), con conseguenze per le banche elleniche. “Le banche greche dovrebbe essere ricapitalizzate o nazionalizzate con soldi che il governo di Atene non ha – spiegano gli esperti – Promesse di pagamento o una doppia moneta potrebbero essere la soluzione, comportando quindi un Grexit. In tutti i casi, una cosa sembra abbastanza sicura: la recessione in Grecia sarà più profonda e una maggiore agitazione è prevista”.