Grecia: alle prese tra negoziati e crisi di liquidità. Ecco tre scenari possibili (analisti)
La Grecia rimane in bilico e gli investitori con il fiato sospeso, in attesa di sviluppi. Ogni giorno gli osservatori cercano di stimare la liquidità ancora presente nelle casse del governo ellenico, e ogni giorno l’insolvenza sembra imminente, con l’incapacità del governo di assolvere agli obblighi interni, come il pagamento delle pensioni e degli stipendi, e onorare le prossime scadenze sui prestiti (oltre 700 milioni di euro all’Fmi il 12 maggio). Secondo l’ultima indiscrezione riportata da Bloomberg, ad Atene sarebbe rimasta una liquidità sufficiente per appena sei settimane, intorno quindi alla fine di maggio, nonostante la decisione di rastrellare risorse dagli enti locali trasferendole alla banca centrale greca. Come si evolverà la situazione rimane un punto interrogativo: si giungerà a un accordo e allo sblocco degli aiuti? Si innescherà una corsa agli sportelli bancari in Grecia? L’uscita del Paese dall’euro è possibile?
A queste domande ha cercato di rispondere Eric Chaney, capo economista di AXA Group & head of research AXA Investment Managers, secondo cui la suspense potrebbe durare fino al prossimo incontro dell’Eurogruppo a Riga, previsto per il 24 aprile, ma non molto oltre. “Meno passi avanti faranno i negoziati, più a lungo dureranno le trattative e ciò spingerà i greci a una corsa agli sportelli bancari nel timore di un blocco dei prelievi – sostiene Chaney – Il fattore più critico non è tanto la capacità del governo di pagare i conti quanto la situazione patrimoniale delle banche greche”. L’eventuale corsa agli sportelli potrebbe infatti portarle all’insolvenza e costringerebbe la Bce a sospendere l’immissione di liquidità. Già ieri si era sollevata la voce che il consiglio direttivo della Bce sta discutendo una proposta per limitare i fondi di emergenza Ela messi a disposizione agli istituti ellenici.
Tre sono gli scenari possibili, secondo l’analista:
1) Scenario positivo
Prevale la disponibilità a negoziare. Il governo greco porta avanti le riforme strutturali, modifica l’obiettivo di avanzo primario, la Review della Grecia ha un esito positivo, l’ultima tranche del prestito viene erogata (oltre alle cedole delle obbligazioni nelle mani della BCE) e la Grecia ottiene una riduzione del valore attuale netto del debito del paese.
2) Scenario difficile
La corsa agli sportelli bancari accelera, in previsione dell’esito negativo della Review, il governo applica i controlli sui capitali e un tetto settimanale sui prelievi di liquidità, come avvenne a Cipro nel 2013. La rapida recessione dell’economia convince il governo a negoziare (forse dopo elezioni anticipate). Quindi si torna allo scenario precedente.
3) La Grecia esce dall’Ue
L’inizio è simile allo scenario precedente ma il governo torna alla posizione iniziale (forse dopo le elezioni anticipate), la fuga dei capitali e l’insolvenza delle banche costringono all’emissione di una nuova valuta, inizialmente in parità con l’euro, che si svaluta bruscamente dopo il floating. Il costo finanziario per l’Area Euro è ingente, tra 150 e 200 miliardi di euro. Eppure la Grecia resta nell’Unione Europea, la svalutazione ha successo e segue infine la ripresa. Dopo l’introduzione dei controlli di capitale, la decisione politica di emettere una valuta nazionale potrebbe avvenire dopo molto tempo e quindi essere gestibile. In alternativa a un’uscita controllata dall’Eurozona, la situazione politica potrebbe farsi caotica e la Grecia potrebbe uscire dall’Unione Europea. Ma questo scenario così negativo sembra alquanto improbabile. Lo stesso presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. ha escluso la possibilità di un’uscita della Grecia dall’euro.
Oggi i tecnici di Bruxelles faranno una prima valutazione delle riforme presentate finora dal governo ellenico per aggiornare i ministri in vista dell’Eurogruppo di venerdì, dove non sono attese comunque decisioni chiave. Per un eventuale accordo sulle riforme da implementare in Grecia e quindi sullo sblocco degli aiuti da oltre 7 miliardi di euro, bisognerà aspettare fino all’11 maggio, in occasione dell’Eurogruppo di Bruxelles.