Grecia: accordo possibile ma default di Atene a questo punto non è rilevante (analisti)

O domani, in occasione della riunione del board dei governatori, o il prossimo 20 luglio, la Bce dovrebbe terminare il piano per la fornitura di fondi emergenza alla Grecia. È quanto si legge in una nota elaborata dagli analisti di Barclays. Il 20 luglio Atene dovrà rimborsare titoli di Stato greci in portafoglio alla Bce per 3,5 miliardi di euro, pena la chiusura dei rubinetti da parte dell’Eurotower e il fallimento del Paese.
“Partendo dal presupposto che tutte le garanzie prestate presso la BCE sono state registrate alla pari (o nei pressi della pari) nei bilanci delle banche greche e che l’attuale ‘haircut’ medio è pari al 50% dei collaterali, il mantenimento dei collaterali presso l’Eurosystem è destinato a tradursi in una perdita per le banche di 30 miliardi di euro”, riporta l’istituto britannico. Si tratta un rosso “capace di spazzare via il patrimonio netto”. In questo contesto, “la banca centrale greca alla fine avrà bisogno di stampare la propria moneta per iniettare nuova liquidità e capitali”.
Si tratta di uno scenario che per Barclays potrebbe essere evitato in due circostanze: “in caso di un accordo con i creditori o nel caso in cui un peggioramento della situazione macroeconomica inneschi disordini e una crisi politica con la formazione un esecutivo più moderato”.
Il taglio del debito è il ramoscello di ulivo
Per Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, la soluzione non può che passare dal taglio del debito ellenico. “Se c’è una misura economicamente sensata e che accomuna Syriza e il Fondo monetario internazionale è la riduzione del debito tramite processo di ristrutturazione”. Si tratta di un’ipotesi “destinata a scontrarsi con gli interessi elettorali dei partiti conservatori di Portogallo e Spagna, alle prese quest’inverno con le elezioni parlamentari”.
“Il tempo gioca a sfavore di Tsipras visto che l’economia è in contrazione e ritardi nelle trattative potrebbero rapidamente erodere il consenso domestico”, spiega l’esperto. È inoltre da rilevare “che diversi politici europei probabilmente non considerano più l’esecutivo Tsipras un partner affidabile”.
In ultima analisi, Bernard rileva come l’intera crisi greca sia “irrilevante” per i mercati globali per cinque ragioni:
1 l’esposizione delle banche occidentali è trascurabile;
2 circa l’80% del debito greco è detenuto dal settore pubblico;
3 lo scenario macro in Irlanda, Spagna, Portogallo e anche Italia sta migliorando;
4 la Bce ha i mezzi per contenere l’effetto contagio alla periferia di Eurolandia;
5 la crisi greca da un certo punto di vista rappresenta il default più lento e meglio previsto della storia, e quindi gli investitori hanno già per larga parte prezzato questo scenario.