Grecia: settimana frenetica dopo il referendum, Varoufakis si dimette per agevolare accordo

Si apre una settimana frenetica all’indomani del referendum in Grecia che ha visto vincere il fronte del “No” con il 61,31% dei voti. In un clima di incertezza sul mantenimento della Grecia nella zona euro, i leader dell’Unione europea saranno impegnati nei prossimi giorni, a cominciare da questa mattina, in un vortice di consultazioni per valutare le conseguenze dell’esito del referendum ed elaborare una strategia per l’avvenire del Paese e dell’Europa.
Al via una girandola di incontri
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, François Hollande, si incontreranno questa sera a Parigi per discutere della Grecia, dopo essersi intrattenuti telefonicamente già ieri sera. Mentre questa mattina il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, si intratterrà telefonicamente con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in vista della nuova riunione dell’Eurogruppo, programmata per domani sera. I ministri della zona euro si riuniranno nel corso della giornata di martedì per preparare il summit serale. Con molta probabilità l’Eurozona ora aspetterà la prima mossa della Grecia. “Per la ripresa dell’economia greca, delle misure difficili e delle riforme sono inevitabili”, ha detto Dijsselbloem, che giudica l’esito del referendum molto compromettente per il futuro della Grecia.
Le reazioni
Negative anche le reazioni in Germania, dove il ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha considerato “difficilmente immaginabili” delle nuove trattative in queste circostanze. Gabriel ha dichiarato, in una intervista al quotidiano Tagesspiegel, che il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha rotto gli ultimi ponti tra la Grecia e l’Unione europea. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha però rassicurato i creditori internazionali sul risultato del referendum, ribadendo che l’esito non segna una “rottura con l’Europa”, ma al contrario “un rafforzamento del potere (del suo governo) nei negoziati”. Tsipras ha dichiarato che “questa volta la ristrutturazione del debito sarà sul tavolo” dei negoziati con l’Europa. Gli ha fatto eco Varoufakis, secondo cui ora è giunto il momento di discutere a una risoluzione adeguata, “a un accordo che prevede la ristrutturazione del debito, meno austerità, ridistribuzione a favore dei bisognosi, e reale riforme”.
Per agevolare l’accordo Varoufakis si dimette
Tsipras ha incontrato ieri sera il presidente Prokopis Pavlopoulos e gli ha domandato di convocare una riunione dei dirigenti dei diversi partiti politici per costituire “un fronte nazionale” per le trattative future. Come segno di apertura verso l’Europa, il governo di Atene ha deciso di sostituire Varoufakis con un nuovo ministro delle Finanze, più gradito ai creditori internazionali. “Poco dopo l’annuncio dei risultati del referendum, sono venuto a conoscenza di alcune preferenze da parte di alcuni membri dell’Eurogruppo riguardo la mia “assenza” ai meeting; un’idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per raggiungere un accordo. Per questa ragione oggi lascio il ministero delle Finanze”, ha annunciato Varoufakis dal suo blog (link). “Considero mio dovere – ha continuato l’ormai ex ministro – di aiutare l’exploit di Alexis Tsipras, come meglio crede, il potere che il popolo greco ci ha concesso attraverso il referendum di ieri. E porterò il disgusto dei creditori con orgoglio”. Varoufakis ha assicurato che sosterrà Tsipras, il nuovo ministro delle Finanze e il governo in questo nuovo percorso, che è solo all’inizio.
Il parere degli analisti
“Il No al referendum porterà a una forte incertezza – commentano oggi gli analisti di Ing, Paolo Pizzoli e Carsten Brzeski – Il No non è (ancora) un primo passo verso un Grexit. Anche se i politici dell’Eurozona non avranno un enorme voglia di parlare con le controparti greche trionfanti, non potranno mai rifiutare i colloqui iniziali”. Certamente non si vedrà una calda accoglienza né una distensione nei colloqui rispetto agli ultimi cinque mesi. Come ci concluderanno questi negoziati è difficile dirlo, anche per gli analisti, in quanto molto dipenderà da quanto sono pronti al compromesso sia il governo greco sia quelli della zona euro. “Noi continuiamo a pensare che alla fine un compromesso sostenibile può essere raggiunto”, proseguono gli esperti di Ing, che vedono plausibile un accordo con meno austerità e riforme serie, e anche qualche forma di riduzione del debito. “Tuttavia – concludono – il rischio di un Grexit non è mai stato così alto”.
Oggi la Bce deciderà sull’Ela
Mentre i politici della zona euro si stanno preparando per possibili nuovi colloqui, la Bce oggi dovrà decidere cosa fare con il fondo di emergenza per le banche greche, conosciuto come Ela. Secondo alcune indiscrezioni, la banca centrale greca ha chiesto un aumento del fondo. “Fino a quando i leader dell’Eurozona mostreranno la loro disponibilità a negoziare con Atene, la Bce manterrà il fondo Ela ai suoi livelli attuali (anche se ogni giorno aumenterà il mal di testa a Francoforte” – sostengono da Ing – Tuttavia, questa strategia arriverà al termine del 20 luglio: se la Grecia non sarà in grado di rimborsare i debiti alla Bce, difficilmente l’istituto continuerà a fornire risorse”.