Governo Draghi lavora al make up di Mps: 1 miliardo in più di dote fiscale a chi se la compra. Riuscirà a convincere UniCredit?
Sprint di Mps a Piazza Affari, con il titolo che balza di oltre +4% dopo alcune indiscrezioni, riportate da La Repubblica, secondo cui la dote fiscale che lo stato sarebbe pronto a conferire al potenziale cavaliere bianco della banca senese, sarebbe salita da 2,1 a 3,2 miliardi di euro.
Il mercato torna a scommettere sull’opzione di UniCredit, che riceverebbe un bel po’ di agevolazioni dal governo Draghi, nel caso in cui si decidesse a inglobare il Monte di Stato.
“Un miliardo in più a chi vorrà comprare Mps: e sei mesi di tempo in più per prenderselo”, scrive Andrea Greco su La Repubblica. Merito della proroga della scadenza della norma che incentiva le fusioni, contenuta nel Dl Sostegni, che scadeva a dicembre, ma che “è ora estesa al 30 giugno del 2022”. La parola a questo punto spetta al nuovo timoniere di UniCredit, il neo AD Andrea Orcel.
L’appuntamento più vicino per capire le sue eventuali mosse cade proprio questa settimana, dopodomani giovedì 6 maggio, quando Piazza Gae Aulenti presenterà i conti del primo trimestre. E quando, il mercato spera, Orcel darà qualche prima indicazione sulle scelte strategiche che porterà avanti nei prossimi trimestri, in primis sul fronte M&A.
Leggi Preview conti I trimestre e intero 2021 di UniCredit.
Nelle ultime settimane le opzioni M&A che sono state viste nel futuro di UniCredit sono state principalmente le seguenti: Mps, certo, considerata la portata delle agevolazioni fiscali di cui l’istituto guidato ora da Orcel beneficerebbe, anche se la fronda degli azionisti di Piazza Gae Aulenti contrari all’acquisizione del Monte di Stato potrebbe farsi sempre più nutrita (riferimento all’opposizione del fondo attivista Bluebell e del patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio); Banco BPM che, come hanno confermato le recenti dichiarazioni dell’AD Giuseppe Castagna, è pronta per una nuova fusione, magari, come segnalato dai rumor, con UniCredit, oppure con Bper, Mps e Carige.
Tutto questo, mentre il governo Draghi lavora per rendere più attraente Mps agli occhi delle banche potenziali acquirenti, mettendo ora a disposizione anche un miliardo in più per la dote fiscale.
Mps: con dote fiscale più ricca, regalo a UniCredit salirebbe a quasi 7 miliardi
La Repubblica commenta l’aumento della dote di capitale da 2,1 a 3,2 miliardi “un bel malloppo, che fa salire a quasi 7 miliardi gli incentivi che il Tesoro, vincolato con la Commissione europea a cedere la banca pubblica senese entro l’aprile 2022, negozia da nove mesi con UniCredit”.
Il maxi-regalo di Stato non si esaurirebbe infatti soltanto nella dote fiscale: una recente analisi di Bloomberg Intelligence ha ipotizzato che, oltre ai crediti fiscali accordati con la legge di bilancio varata dal precedente governo Conte e alla partecipazione all’aumento di capitale di Mps, il governo Draghi potrebbe telargire altri regali a UniCredit, accollandosi per esempio gli oneri di integrazione di un eventuale deal UniCredit-Mps, e fornendo magari anche uno scudo a fronte dell’altro grande problema del Monte di Paschi, quello dei rischi legali.
Del caso dell’estensione della norma che fa da assist alle fusioni parla anche la nota odierna di Equita:
“Secondo quanto riportato da Reuters, la bozza del Decreto Sostegni Bis conterrebbe una modifica relativa alla conversione delle DTA in crediti fiscali in caso di aggregazioni. In particolare la soglia delle DTA convertibili passerebbe dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore coinvolto nella fusione. Verrebbe inoltre allungato di sei mesi, al 30 giugno 2022, il termine previsto dalla manovra per deliberare la business combination. Se approvata, la norma fornirebbe un ulteriore impulso al processo di consolidamento nel settore (bancario), supportando in particolar modo una soluzione per Monte dei Paschi (che ha in dote DTA potenzialmente oggetto di conversione per 3,8 miliardi), con tempistiche che tuttavia potrebbero essere più lunghe rispetto a quanto inizialmente ipotizzato”.
“Sulla base dei nostri calcoli – si legge ancora nella nota di Equita SIM – in caso di M&A tra UniCredit e Mps, il beneficio dalla conversione delle DTA ammonterebbe a 3,4 miliardi (1,1 miliardi circa in più rispetto alla norma vigente), con un impatto sul CET1 della combined entity stimato in 90 punti base circa (rispetto a precedenti 60 punti base). Potenzialmente, la norma potrebbe essere supportive anche a una combinazione UniCredit-Banco BPM (stimiamo 3,6 miliardi di beneficio a capitale dalla conversione delle DTA, con impatto sul CET1 della combined a 90 punti base rispetto ai precedenti 70 punti base)”.
Equita SIM continua, sottolineando che “secondo Il Sole 24 Ore, il decreto Sostegni Bis conterrebbe anche la proroga delle misure di sostegno introdotte l’anno scorso con il decreto Liquidità. In particolare sarebbe prevista l’estensione delle moratorie fino a fine anno, sebbene questa non sarebbe più automatica ma dovrebbe essere esplicitamente richiesta dall’impresa debitrice e riguardi esclusivamente la quota capitale (la quota di interessi dovrà iniziare a essere pagata da luglio). Continueranno inoltre a essere disponibili i prestiti garantiti dallo stato, sebbene l’entità delle garanzie statali dovrebbe essere più limitata rispetto a prima”.