Goldman Sachs: fatturato trading al minimo dell’era Blankfein
Atto secondo per la pubblicazione dei risultati di bilancio dei colossi bancari Usa. Stavolta la delusione non manca, e porta il nome di Goldman Sachs, che sconta il forte calo del giro d’affari legato alle sue attività core di trading. Una flessione considerevole, pari a -17%, la peggiore riportata tra le banche che hanno reso noti i loro bilanci relativi al secondo trimestre. Il fatturato delle divisioni di trading di JP Morgan, Bank of America e Citigroup è sceso a un ritmo inferiore, rispettivamente del 14%, del 9% e del 7%.
Comunicati anche i bilanci di Bank of America e Charles Swab: la prima ha, come Goldman Sachs, pagato il brusco calo delle attività di trading. Charles Schwab ha riportato utili in linea con le attese.
Focus su Goldman Sachs, per alcuni numeri di bilancio che hanno sorpreso i mercati. Reazione negativa del titolo, la cui performance è in rosso anche da inizio anno (-4%), dopo il rialzo +30% successivo all’Election Day.
I risultati non sono del tutto negativi, visto che, nelle vesti di investitore, Goldman Sachs ha incassato guadagni di tutto rispetto.
La trimestrale si è infatti ‘salvata’, grazie al portafoglio di partecipazioni azionarie che il gigante bancario detiene in alcune società. Il fatturato è salito così di ben +42% nella categoria “Investing and Lending”, che non è una vera e propria divisione operativa, ma che include piuttosto le operazioni di erogazione dei prestiti e di investimenti in azioni che arrivano da diverse attività della banca.
Tali ricavi hanno permesso a Goldman Sachs di chiudere il secondo trimestre con un attivo per azione di $3,95, meglio dei $3,39 attesi dal consensus e anche rispetto ai $3,72 per azione dello stesso periodo dello scorso anno.
Il fatturato è sceso da $7,93 miliardi a $7,89 miliardi, ma si è confermato migliore delle stime, di $7,52 miliardi.
Gli investitori si focalizzano nonostante ciò sul trend della divisione di trading. La banca guidata dal Ceo Lloyd Blankfein rimane infatti molto dipendente dal fatturato che proviene dalle attività che svolge per conto di clienti istituzionali e corporate, o attività complesse di trading che richiedono il suo intervento. Ma, in una situazione in cui la volatilità dei mercati è rimasta praticamente ingessata per buona parte del 2017, la richiesta per l’erogazione di quei servizi è rimasta stagnante e diverse aziende hanno anche rimandato gli accordi che avevano intenzione di concludere.
C’è da dire inoltre che le banche del calibro di Goldman Sachs beneficiano soprattutto dell’avvento di episodi di impatto, come il referendum sulla Brexit o le elezioni presidenziali. Quando mancano eventi di tale portata, il trading tende anch’esso a rimanere contenuto. Anche per questo, il fatturato legato alle operazioni di trading di bond e di altri strumenti di reddito fisso è sceso di ben -40%. Goldman ha motivato i risultati parlando di “un contesto denso di sfide, caratterizzato da bassi livelli di volatilità, bassa attività dei clienti e in generale da condizioni difficili di market-making”.
Più in generale, il fatturato dei primi sei mesi del 2017 legato alle attività di trading di azioni e bond è scivolato del 10%, al minimo da quando la banca è passata sotto la guida di Blankfein (da quella di Hank Paulson), 11 anni fa.
Bilanci di BofA e Charles Schwab
Bank of America ha assistito a un rialzo degli utili del 10% nel secondo trimestre, beneficiando dell’aumento dei tassi di interesse a breve. I profitti sono cresciuti a $5,27 miliardi, rispetto ai $4,78 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, mentre l’utile per azione è stato di 46 centesimi, superiore ai 43 centesimi attesi dal consensus. Il fatturato è salito a $23,07 miliardi, rispetto ai $21,51 miliardi del secondo trimestre del 2016 e meglio dei $21,78 miliardi attesi.
Tuttavia, esclusi gli aggiustamenti contabili, il fatturato relativo alle vendite e alle operazioni di trading è sceso del 9%, accusando il crollo -14% della divisione di reddito fisso. Da segnalare che il titolo Bank of America è in rialzo +41% dall’Election Day.
In linea con le attese gli utili di Charles Schwab: gli utili netti sono saliti a $575 milioni, o 39 centesimo per azione, rispetto ai $452 milioni, o 30 centesimi per azione, dello stesso periodo dello scorso anno. Gli analisti di FactSet avevano previsto 39 centesimi per azione. Giro d’affari in rialzo del 17%, a $2,13 miliardi dai precedenti $1,83 miliardi, meglio dei $2,12 miliardi stimati.
I clienti hanno aperto più 350.000 nuovi conti brokerage durante il trimestre, portando il totale da inizio anno a +719.000: si è trattato del rialzo del primo semestre maggiore in 17 anni.
Il titolo Charles Schwab ha guadagnato +13,2% nel corso dei tre mesi terminati nella sessione di lunedì. Ora il titolo cede lo 0,70% circa, così come Goldman Sachs.