Goldman punta ancora su Wall Street per il 2025: l’S&P500 guadagnerà l’11%
Il 2025 non sarà l’anno della correzione per Wall Street, che si appresta a chiudere un 2024 da record, con l’indice &P500 che ha da inizio anno ha già messo a segno uno dei più forti rialzi dal 1928. Ne è convinta Goldman Sachs che nell’outlook per il 2025 vede un rialzo a doppia cifra del mercato americano, sostenuto dal favorevole mix di taglio dei tassi della Fed e crescita economica.
L’economia Usa crescerà più del previsto
Partiamo innanzitutto dal contesto macro che la casa d’affari statunitense vede più che roseo per l’economia a stelle e strisce, con una crescita pronta a superare facilmente le aspettative anche nel 2024, un’inflazione tornata verso il 2% e un mercato del lavoro riequilibrato ma comunque forte. “Rimaniamo fiduciosi sul proseguimento della crescita per tutto il 2025; – si legge nel report – per gli Stati Uniti prevediamo un aumento del Pil reale del 2,5% nel 2025 rispetto a un consenso dell’1,9% con una probabilità di recessione relativamente bassa”.
Per quanto riguarda la politica monetaria, Goldman Sachs prevede che la Fed continuerà a ridurre i tassi consecutivamente fino al 1° trimestre, prima di rallentare il ritmo verso la fine del ciclo di tagli con un tasso terminale del 3,25-3,5%. E di fronte a questo scenario non ha dubbi: “Stiamo entrando in una fase favorevole del ciclo; i tagli dei tassi d’interesse che coincidono con la crescita economica tendono a sostenere i titoli azionari”.
L’S&P500 verso un ulteriore guadagno dell’11%
Wall Street verso nuovi traguardi, ma fino a che punto? Il dubbio è lecito considerando che la fase rialzista è iniziata nell’ottobre del 2023, spinta dalla prospettiva di una svolta della Fed. Da allora, l’indice mondiale MSCI è salito di quasi il 40% (e di circa il 60% dal minimo innescato dall’aumento dei tassi d’interesse nel 2022), il Nasdaq è schizzato di oltre il 50% e la più grande società al mondo, Nvidia, è balzata addirittura del 264%. Un andamento che rende il mercato più vulnerabile a eventuali correzioni. Ma, nonostante le valutazioni elevate lascino un minore potenziale di rialzo e meno spazio per ulteriore ottimismo, Goldman non vacilla: “Il fatto che le azioni siano già salite molto non ostacola di per sé le prospettive di ulteriori guadagni da qui in poi”, afferma, guardando i dati a partire dal 1929 che mostrano come il rendimento mediano a termine a 1 anno del mercato azionario statunitense non sia variato molto in base alla performance dell’anno precedente. Molto dipenderà dal ritmo di crescita degli utili. “Quando i titoli azionari hanno una valutazione elevata (attualmente intorno a 18x), i rendimenti a 12 mesi successivi ci sono in genere solo se le revisioni degli utili sono positive”. E le sue previsioni indicano una crescita degli utili positiva, anche se moderata, che favorirà ulteriori rendimenti dell’S&P500, anche se più lenti di quelli registrati negli ultimi mesi: “Nel corso del 2025, per l’asset class nel suo complesso prevediamo rendimenti totali in dollari di circa il 10%” e nello specifico per l’indice americano il guadagno sarebbe dell’11%.
I due rischi a cui fare attenzione
Ma attenzione, perché le cose potrebbero non andare così lisce. Due, sostanzialmente, i rischi per l’economia e i mercati statunitensi nel corso del 2025. Il primo, indica Goldman, è la proposta di un dazio universale del 10% (molto più forte dei dazi incentrati solo sulla Cina, che hanno innervosito i mercati nel 2019), che probabilmente farebbe salire l’inflazione a un picco di poco superiore al 3% e colpirebbe più duramente la crescita del Pil. Il secondo riguarda invece il rischio che i mercati possano preoccuparsi della sostenibilità fiscale in un momento in cui il rapporto debito/Pil si avvicina ai massimi storici e il deficit è molto più ampio del solito.
Ma ancora prima, in vista del 2025, gli investitori devono tenere a mente due ulteriori aspetti (o rischi) più legati al mercato azionario in sé. Il primo è che la recente ondata di ottimismo ha caricato in anticipo i rendimenti, rendendoli vulnerabili a una correzione. Il secondo, invece, riguarda l’insolito grado di concentrazione del mercato azionario statunitense, che rappresenta circa il 70% dell’indice MSCI AC World. Non solo, i 10 titoli statunitensi più importanti rappresentano oltre il 20% dell’intero valore dell’indice globale. E Goldman ricorda che storicamente è stato difficile per qualsiasi azienda mantenere una crescita delle vendite e dei margini elevati per periodi di tempo prolungati: negli ultimi 40 anni, la quota di aziende che sono state in grado di far crescere le vendite a un tasso del 20% è diminuita drasticamente nel corso di un decennio e solo il 3% delle aziende ha mantenuto questo ritmo di crescita per 10 anni. “Questo – precisa – non è un motivo per sottopesare le large cap tecnologiche, non pensiamo che queste società si trovino in una bolla, ma che ciò offra agli investitori l’opportunità di diversificare maggiormente l’esposizione nel 2025 per migliorare i rendimenti”.
Come dovrà cambiare il portafoglio
A fronte di valutazioni elevate e di una concentrazione insolitamente alta, la diversificazione del portafoglio dovrà essere massima nel 2025. Da attuare attraverso tre strade:
– una partecipazione più ampia
“Sebbene le Magnifiche 7 rimangano interessanti, riteniamo che gli investitori debbano allargare il loro universo d’investimento più di quanto siano stati abituati a fare negli ultimi anni”, indicano da Goldman Sachs. In pratica, guardare al di fuori delle indici a grande capitalizzazione e ponderati per la capitalizzazione, come l’S&P500 equal weight e l’S&P400, oppure verso quei settori e mercati che non rientrano nel settore tecnologico e che il broker raggruppa nei cosiddetti “Compounders Ex Tech” o ancora guardare in modo più ampio verso quei titoli legati all’intelligenza artificiale.
– una selezione di valore
Se da un lato è bene ampliare l’esposizione alla crescita, dall’altro è bene anche includere aree selezionate di valore. “In Europa, raccomandiamo un’esposizione selettiva al valore attraverso settori come le telecomunicazioni e l’immobiliare, sulla prospettiva di un calo dei rendimenti obbligazionari per il Ftse250 nel Regno Unito – si legge nel report – Negli Stati Uniti i nostri strateghi privilegiano le aree value dei materials e dei servizi di pubblica utilità”.
– una diversificazione geografica
Regno Unito, alcuni mercati emergenti selezionati e Cina potrebbero infine aiutare a diversificare il portafoglio, trovando società selettive con valutazioni particolarmente basse e quindi meno costose rispetto alle loro controparti statunitensi. “Anche in questo caso, non riteniamo che questo sia un motivo per sovrappesare questi mercati a scapito dell’esposizione agli Stati Uniti, ma vediamo l’opportunità di trovare società selettive sottovalutate in questi e altri mercati”, precisano da Goldman. E se questa strategia non convince, un altro modo suggerito per ottenere una maggiore esposizione geografica è rappresentato dalle società non statunitensi ma con una maggiore esposizione ai ricavi negli Stati Uniti.