Notizie Notizie Mondo Ed Yardeni bullish su Wall Street: S&P500 a quota10mila entro 2030. Con Trump “Animal Spirits are back”

Ed Yardeni bullish su Wall Street: S&P500 a quota10mila entro 2030. Con Trump “Animal Spirits are back”

12 Novembre 2024 12:16

Wall Street inarrestabile sull’onda Trump. Il mercato dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane ha registrato il miglior risultato post-elettorale di sempre e la corsa non sembra ancora esaurita: ieri gli indici americani hanno aggiornato nuovamente i massimi storici con l’S&P500 che ha chiuso per la prima volta sopra quota 6.000 punti. Euforia passeggera o rialzo progressivo? Per Ed Yardeni, l’investitore che ha trascorso decenni a gestire le divisioni di strategia sugli investimenti di nomi ben noti nel mondo della finanza, come Prudential e Deutsche Bank, ha pochi dubbi: la corsa continuerà con l’indice S&P500 che raggiungerà quota 10.000 punti entro il decennio.

S&P500 verso quota 10.000 entro il 2030, grazie agli “animal spirits”

L’impennata dell’S&P 500 sui massimi storici non mostra segni di arresto e il presidente di Yardeni Research prevede che l’indice americano raggiungerà quota 6.100 entro la fine del 2024, circa il 2% in più rispetto ai livelli attuali. Yardeni vede poi l’indice raggiungere 7.000 punti entro la fine del 2025, 8.000 entro la fine del 2026 e 10.000 entro la fine del decennio, contro una precedente stima di 8.000 punti entro il 2030. Le sue nuove previsioni per la fine del decennio, snocciolate in una nota ai clienti raccolta da Yahoo Finance, segnerebbero un rendimento di circa il 66% rispetto ai livelli attuali.

Una corsa, secondo Yardeni, guidata dagli “animal spirits” (tradotto: spiriti animali), ovvero quel complesso di emozioni istintive che guidano il comportamento umano. Una espressione coniata da Keynes per sottolineare come le scelte degli investitori sono spesso istintive e poco ponderate. Gli spiriti animali rappresentano infatti le emozioni di fiducia, di speranza, o al contrario, di paura e di pessimismo che influenzano il processo decisionale in ambito finanziario.

In questo caso, a scatenare gli “animal spirits” è stata la vittoria di Trump. “Stiamo assistendo all’arrivo di un’amministrazione più favorevole alle imprese che senza dubbio ridurrà le tasse – ha spiegato Yardeni a Yahoo Finance – E non solo per le aziende, ma anche per i privati”. In poche parole, le possibili politiche di Trump, con una aliquota fiscale sulle società che potrebbe abbassarsi dal 21% al 15%, aumentano le stime sugli utili e le proiezioni sui margini per l’S&P500.

Wall Street sui massimi: euforia passeggera o rialzo costruttivo?

L’effetto Trump, almeno per ora, è stato poderoso: non solo sugli indici azionari americani che sono andati a registrare nuovi massimi storici senza alcun segno di ritracciamento, ma anche su alcuni titoli, come Nvidia e Tesla, e sul Bitcoin, che si è portato oltre gli 80.000 dollari nel corso del weekend. Euforia o sano rialzo? “Osservando quelli che sono i fondamentali potremmo dire che la fase attuale é piú simile a una fase euforica – risponde David Pascucci, analista dei mercati per XTB – in quanto indicatori come il Buffett Indicator, che mette in relazione la capitalizzazione dell’intero mercato azionario americano con il Pil, si trova a oltre il 205%, livelli toccati solamente tra fine anni 60 e inizio anni 70, poi durante lo scoppio della bolla delle dotcom e nel rialzo post-pandemico che ha visto lo storno nel successivo 2022”. In pratica, livelli storicamente molto sensibili a ribassi. “Altro indicatore – prosegue l’esperto – é quello del P/E medio di S&P500 oltre 30, livelli che abbiamo visto solamente prima dello scoppio della bolla delle dotcom e della crisi dei subprime”.

Una storia che si ripete? Cosa è successo sui mercati nel 2016

Spesso la storia fornisce una chiave di lettura del presente. Analizzando l’andamento dei mercati dai 30 giorni precedenti alle elezioni fino ai 40 successivi, emerge un percorso sorprendentemente simile a quello attuale, seppur con movimenti più accentuati: l’S&P 500 in deciso rialzo, la sovraperformance del listino americano rispetto ai mercati globali, la decisa spinta del Russell 2000 e, in particolare, il vantaggio delle small cap sulle big cap.“Questo fenomeno, lungi dall’essere una sorpresa per l’universo Trump, evoca analogie con il percorso intrapreso nel 2016”, sottolinea Gabriel Debach, market analyst di eToro.

Guardando più nello specifico, a livello settoriale, il settore finanziario in forte rialzo sta replicando il ruolo di protagonista già visto nel 2016. Anche i consumi discrezionali stanno registrando performance positive, mentre la tecnologia quest’anno sta mostrando una resilienza più marcata, trainata dalla forza dell’intelligenza artificiale. “Se queste tendenze dovessero consolidarsi, rappresenterebbero opportunità significative nel breve termine. – sostiene Debach – Al contrario, i settori dei consumi di base e sanitario potrebbero seguire un percorso opposto, caratterizzandosi per una minore performance rispetto ad altri comparti”. Questa divergenza tra settori ciclici e difensivi evidenzia un ritorno di fiducia negli asset più sensibili alla crescita economica, mentre i consumi di base e il settore sanitario, tradizionalmente più resilienti nei periodi di incertezza, mostrano una minore attrattiva in un contesto di ripresa e ottimismo.
Il confronto con il 2016 non appare favorevole per l’oro: mentre allora l’oro beneficiava di un contesto caratterizzato da incertezza economica e politica, oggi, dopo aver raggiunto i massimi e con le dinamiche attuali, “potrebbe risentire di un ridotto interesse da parte degli investitori”. Questo nonostante, precisa l’esperto, l’aumento della domanda da parte delle banche centrali e i rischi geopolitici presenti (potenzialmente in calo con Trump). “Se le tendenze attuali dovessero consolidarsi, l’oro potrebbe incontrare difficoltà nel mantenere il suo momentum rialzista”.

Come rivedere il portafoglio post-Trump

Di fronte a un nuovo ciclo politico, Gamma Capital Markets suggerisce una possibile revisione del portafoglio di investimento, ribilanciando le esposizioni su settori e aziende con maggiori prospettive di benefici dalle politiche future dell’amministrazione. Ed ecco allora che aumenta l’esposizione a grandi banche, cloud e cyber security. “Per capitalizzare sulle potenziali modifiche normative (meno stringenti e di requisiti di capitale inferiori), abbiamo aumentato l’esposizione nelle grandi banche, che potrebbero beneficiare di una deregolamentazione a livello di requisiti di capitale e operazioni M&A. – illustra Alessio Garzone, senior analyst Gamma Capital Markets – Allo stesso tempo, abbiamo rafforzato la posizione su aziende tech focalizzate su cloud computing e cyber security, riconoscendo in queste aree una possibile spinta normativa favorevole. Questi settori, rimasti finora in parte sottovalutati, sono ben posizionati per approfittare di un ambiente pro-business che potrebbe allentare alcune delle limitazioni regolamentari”.

Una minore esposizione invece su strategie come l’energia alternativa, in previsione di un possibile cambiamento di rotta riguardo agli incentivi fiscali legati all’Inflation Reduction Act (IRA). “In particolare, abbiamo tagliato posizioni su titoli come First Solar e altre aziende legate ai veicoli elettrici, anticipando un potenziale ridimensionamento degli incentivi fiscali in questo settore”. Ma già prima delle elezioni, la casa di gestione aveva ridotto l’esposizione su real estate e utilities, un taglio del -4% nel comparto energy e una diminuzione del -2% nel settore pharma.

In via generale, comunque, ricorda la stessa Gamma Capital Markets , è essenziale mantenere una visione di lungo termine, un approccio equilibrato e diversificare l’esposizione tra vari asset, sfruttando la volatilità come opportunità per ribilanciare i portafogli, senza sottovalutare le sfide strutturali, come l’aumento del debito pubblico e i rischi inflazionistici. La politica dei tagli fiscali, infatti, potrebbe aumentare il deficit di quasi 5 trilioni di dollari entro il 2034, incrementando ulteriormente il debito pubblico, attualmente intorno al 100% del Pil Usa. Questo scenario potrebbe esercitare pressioni sull’inflazione e, in prospettiva, sui tassi di interesse a lungo termine.