Notizie ETF Gli investitori non mollano la presa dai Treasury

Gli investitori non mollano la presa dai Treasury

Pubblicato 5 Luglio 2012 Aggiornato 26 Settembre 2022 08:39

I rendimenti estremamente bassi non frenano gli acquisti sui titoli di stato statunitensi. Non accenna a placarsi la domanda record da parte degli investitori per I titoli di stato statunitensi. Al giro di boa del 2012 il bid-to-cover nelle aste tenute dal Dipartimento del Tesoro statunitense è stato di 3,16 considerando il totale di 1.075 miliardi di dollari collocati quest’anno, superando il precedente record toccato lo scorso anno con bid-to-cover di 3,04. Corsa ai Treasury che si riflette in rendimenti che si mantengono a livelli estremamente bassi, sotto l’1,6% nonostante il rasserenamento del clima sui mercati nelle ultime settimane che in teoria dovrebbe calmierare la richiesta dio asset difensivi. Il fenomeno si riflette perfettamente anche nell’industria degli ETP una corsa record verso quegli strumenti che permettono di posizionarsi sui bond governativi Usa. A maggio, mese di maggiore avversione al rischio sui mercati a causa dell’aggravarsi della crisi delle banche spagnole, gli afflussi netti sugli ETP obbligazionari sono stati pari a 11 miliardi di dollari (dati dell’ETF Landscape di maggio curato da BlackRock) con 4,4 miliardi diretti proprio verso i Treasury statunitensi dei 5,9 mld totali relativi a prodotti legati a obbligazioni governative.

Bull market di lunghissimo periodo per i Treasury
Nonostante la perdita della tripla A da parte degli Stati Uniti in seguito al downgrade decretato quasi un anno fa da Standard & Poor’s, i titoli di stato statunitensi hanno mantenuto il loro status di asset rifugio per eccellenza. Esattamente a inizio giugno, il rendimento del Treasury decennale statunitense ha toccato il livello più basso degli ultimi 220 anni a quota 1,45%. Un interessante studio di lungo periodo condotto da Bank of America Merrill Lynch evidenzia come i bond Usa sono protagonisti del maggiore “Bull Bond Market” di sempre con rendimenti passati dal picco al 15% del 1981 all’1,5% circa attuale. La banca d’affari americana, volgendo lo sguardo alla curva dei titoli di stato a breve, rimarca poi come anche in questo caso si sia vicino ai minimi storici con tassi dei TBill a tre mesi vicini allo zero per cento (0,07%) e l’ultima volta che i tassi a breve risultavano così risicati risale agli anni 1930-’40 quando rimasero poco sopra lo zero per 15 anni (minimo storico del rendimento del TBill a 3 mesi a 0,02% nel 1940). Tassi Fed ancorati ai minimi e Twist again Non va dimenticato che il livello estremamente basso dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi è indubbiamente favorito dalla politica monetaria ultra-espansiva messa in atto dalla Federal Reserve negli ultimi anni. Inoltre la banca centrale usa si è impegnata a mantenere i tassi estremamente bassi anche nel medio-termine con l’indicazione di tassi ai minimi fino alla fine del 2014 per stimolare al massimo la debole congiuntura economica. Inoltre la Fed ha rinnovato a giugno l’Operazione Twist, aumentando la sua portata di 267 miliardi di dollari. Il Twist, partito lo scorso settembre con una portata iniziale di 400 miliardi, consiste nell’allungamento della vita media dei titoli di Stato Usa presenti nel portafoglio della Fed attraverso l’acquisto di bond con scadenze comprese tra i 6 ed i 30 anni e la contemporanea vendita di titoli con scadenza inferiore ai tre anni. L’intento è quello di smussare l’inclinazione della curva dei tassi d’interesse tramite la riduzione di quelli a media-lunga scadenza e l’innalzamento di quelli a breve in modo da favorire gli investimenti su beni durevoli, in particolare quelli nel settore immobiliare.

Dieci gli ETF sui Treasury quotati in Italia

Tra gli ETF a reddito fisso quotati sul mercato italiano, risultano dieci quelli legati a indici di obbligazioni governative statunitensi. Tra i diversi ETF proposti da Credit Suisse, iShares e Lyxor (vedi tabella) che spaziano da scadenze brevi a quelle medio-lunghe con due ETF che si rifanno a obbligazioni Usa indicizzate all’inflazione. A differenza dei replicanti legati a indici obbligazionari dell’eurozona, questi espongono l’investitore al rischio cambio euro/dollaro che potrebbe condizionare il rendimento finale dell’investimento. Elemento favorevole di questa tipologia di ETF è l’elevatissima liquidità dei sottostanti, fattore che garantisce spread molto ridotti che si aggiungono a TER bassi (tra lo 0,12 e lo 0,25%). Acquistando gli ETF su indici composti da bond governativi Usa si beneficia dei rialzi dei prezzi delle obbligazioni. L’investitore risulta pertanto esposto al rischio di tasso, vale a dire al rischio di variazione dei prezzi degli strumenti derivante dalle variazioni dei tassi di interesse. Un elemento importante di scelta è quindi la parte della curva dei tassi di interesse in cui si intende posizionarsi. Quegli ETF composti da titoli governativi con scadenze più brevi, come il Cs Etf (Ie) on iBoxx Usd Govt 1-3 (B), l’iShares Barcap $ Treasury Bond 1-3 e il Lyxor ETF iBoxx $ Treasuries 1-3Y, risultano meno esposti alla dinamica dei tassi rispetto ai titoli obbligazionari a scadenza più lunga, come ad esempio il Lyxor ETF iBoxx $ Treasuries 10Y+ che presenta una duration di 15,78 anni. Proprio quest’ultimo ETF è quello che presenta il miglior bilancio da inizio anno con un progresso quasi a doppia cifra (+9,5% i dati aggiornati al 2 luglio). Considerando gli ultimi 12 mesi ritorni a doppia cifra per tutti gli ETF legati ai bond governativi Usa con quelli con una duration maggiore che esibiscono guadagni lievemente più marcati rispetto a quelli legati alla parte più corta della curva.