Notizie ETF ETF di piccola taglia a rischio chiusura per carenza di redditività

ETF di piccola taglia a rischio chiusura per carenza di redditività

Pubblicato 29 Giugno 2012 Aggiornato 26 Settembre 2022 08:39

Ben 241 gli Exchange Traded Fund europei sarebbero a rischio chiusura a causa della loro bassa profittabilità. E’ quanto riportato settimana scorsa da un’analisi curata da Lipper che fa cenno a una virtuale “death list” di fondi a gestione passiva che non hanno riscosso successo a che potrebbero essere delistati dagli emittenti perché incapaci di raggiungere una massa critica sufficiente da giustificare la loro permanenza sui listini. Su un totale di 1.711 ETF registrati in Europa, Lipper indica 241 fondi che, nonostante siano quotati sui mercati europei da almeno 3 anni, presentano ancora masse in gestione inferiori ai 100 milioni di euro. Tale soglia critica rappresenta tuttavia uno spartiacque meramente virtuale tra un prodotto profittevole e uno che non lo è. Infatti l’entità dell’asset under management non è l’unico indicatore utile per valutare la profittabilità di un ETF. La stessa Lipper ha sottolineato come gli ETF non generano reddito solo da commissioni di gestione, “ma anche altri proventi come quelli da commissioni di creation/redemption  devono essere presi in considerazione per valutare la redditività di un ETF”.
Lipper non ha specificato i nomi degli ETF che fanno parte della pattuglia dei 241 “a rischio”, rimarcando unicamente il fatto che sono compresi nella “lista nera” quelli che non hanno mai superato la soglia dei 100 milioni di euro nel corso dei tre anni di vita. Non va comunque dimenticato che sovente gli ETF provider lanciano e tengono sul mercato alcuni prodotti di nicchia con l’intento di completare la propria offerta già mettendo in conto la possibilità che quella tipologia di prodotto difficilmente attrarrà molte masse.
In generale Lipper ha fatto il punto sui trend in atto nell’industria europea degli ETF rimarcando l’elevata concentrazione che caratterizza il settore a 12 anni dal lancio dei primi replicanti nel Vecchio continente. Alla fine del primo trimestre di quest’anno i primi tre emittenti coprivano oltre il 65% del totale delle masse gestite (iShares 40,59%, Deutsche Bank 13,96% e Lyxor 11,78%). Considerando anche quarto e quinto emittente (Credit Suisse e State Street rispettivamente al 5,07% e al 4,39%), i primi cinque ETF promoter contano per oltre i  tre quarti del totale. Elevata concentrazione anche nei prodotti di successo. I primi 10 ETF per masse gestite contano per quasi il 26% del totale dell’AuM, i primi 20 per oltre il 36% e i primi 46 ETF (tutti oltre il miliardo di euro di masse in gestione) per il 49,11% del totale. Tra questi la maggioranza è rappresentata dalla categoria degli ETF azionari (23), seguiti da quelli obbligazionari (11) e commodity (9 di cui 8 sull’oro). Prodotti sull’equity che primeggiano anche per quanto concerne i nuovi lanci: 193 nuovi ETF azionari nel corso del 2011 su un totale di 310 nuove emissioni in Europa; 31 nei primi tre mesi del 2012 sui 62 totali.  Secondo Lipper il numero di fondi quotati è ancora destinato a salire, in particolare gli ETF strategia sono destinati a ritagliarsi uno spazio importante.