Notizie Notizie Italia E’ il giorno della verità per Intesa. Effetto domino su Unicredit: analisti vedono aumento da 8 mld

E’ il giorno della verità per Intesa. Effetto domino su Unicredit: analisti vedono aumento da 8 mld

5 Aprile 2011 09:19

E’ il giorno della verità per Intesa Sanpaolo chiamata a sciogliere il nodo dell’aumento di capitale.  L’amministratore delegato, Corrado Passera, alzerà il velo sul progetto di ricapitalizzazione dell’istituto. Progetto che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere di circa 5 miliardi. La lunga giornata di Ca de Sass ha preso il via molto presto questa mattina, a Milano, con la maratona delle riunioni. Intorno alle 8.30 molti autisti avevano già parcheggiato nel cortile dell’istituto mentre alla spicciolata arrivavano i componenti del consiglio di gestione. In sede è arrivato anche il direttore generale, Gaetano Miccichè. I consigli di gestione e di Sorveglianza sono stati convocati in mattinata e poi di nuovo nel pomeriggio. Sul tavolo gli argomenti non mancano: c’è da deliberare l’aumento di capitale fino a massimi 5 miliardi di euro, dare il via libera al piano industriale e approvare il bilancio 2010.


Nell’attesa che giunga trovata la quadra, è freddo il vento che soffia sulle banche italiane a Piazza Affari con Intesa a guidare i ribassi, scivolando dell’1,5% a 2 euro. Vanno giù anche le Mps (-1%), all’indomani della decisione adottata dalla Fondazione dell’istituto senese di cedere asset o di indebitarsi per sostenere una eventuale ricapitalizzazione del Monte dei Paschi ed evitare quindi l’effetto diluizione. Sono deboli inoltre le Banco Popolare (-1,14%) e le Bpm (-0,8%). Quest’ultime nonostante la scorsa settimana i vertici dell’istituto abbiano bocciato l’ipotesi di un aumento di capitale. Se le Ubi arretrano dell’1%, in attesa dell’operazione da un miliardo che l’istituto ha già annunciato, Unicredit cede l’1,4%. “Perché Intesa Sanpaolo deve giocare la carta dell’aumento di capitale? Vuole forse diventare il nuovo benchmark?” si chiedono gli analisti di Cheuvreux.

 

“Pensiamo che questo non sia per dare una speranza al bilancio, nemmeno un investimento in Parmalat potrebbe giustificare un simile aumento di capitale e acquisizioni ci sembrano improbabili. La ricapitalizzazione serve per rafforzare il capitale base”, è la risposta degli esperti. “Sotto la pressione di Banca di Italia perché è finita solo Intesa? Forse semplicemente per avere bilanci in Italia più forti”, aggiungono. Entrando nel merito, secondo la banca francese, “una ricapitalizzazione di 5 miliardi ci sembra alta”. Ad ogni modo “se Intesa deciderà di attuare un aumento per portare il Core Tier 1 almeno al 9,5%, questa decisione potrebbe mettere sotto pressione le banche maggiori con una posizione di capitale tirata in Europa, per non parlare delle banche italiane di minori dimensioni. Di certo Unicredit soffrirà parecchio”, concludono a Cheuvreux.

Giulio Tremonti si sta attrezzando: allargherà domani il tavolo con i banchieri, in calendario per la seconda volta consecutiva a Roma. Il menu sarebbe assortito: stress test e core tier 1 degli istituti, ma anche il coinvolgimento di alcune grandi banche e delle fondazioni nel maxi-fondo sovrano da costruire attorno alla Cdp per intervenire in nome del made in Italy nelle imprese strategiche. E’ Il Messaggero ad anticipare la mossa del ministro dell’Economia, segnalando che per domani pomeriggio il ministro dell’economia e il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, avrebbero invitato a via XX settembre una nutrita rappresentanza di banche e fondazioni. Oltre a Corrado Passera, Federico Ghizzoni, Giuseppe Mussari, Giuseppe Guzzetti, Fabrizio Palenzona, ci sarebbero anche Pierfrancesco Saviotti (Banco Popolare), Victor Massiah (Ubi), Fabrizio Viola (Bper) e i presidenti delle grandi fondazioni, quindi a parte Cariplo, Compagnia Sanpaolo, Fondazione Crt, Fondazione Mps, Cariverona. Una platea inconsueta, segnala il quotidiano della Capitale, che lascia presupporre un confronto ampio e articolato sui vari temi sul tappeto.


“L’aumento di capitale di Ubi ha sollevato molti punti interrogativi piuttosto che dare risposte: la soglia dell’8% diventerà il nuovo benchmark per le banche italiane di medie dimensioni? Sarà al 9,5% per quelle di dimensioni maggiori? Queste ricapitalizzazioni saranno funzionali per arginare gli alti costi del funding o piuttosto fattorizzeranno i rischi M&A in istituti fortemente capitalizzati?”, si domandano gli analisti del team che copre il settore bancario di Barclays Capital. “I nuovi piani industriali in arrivo dovrebbero fare un po’ di chiarezza: le banche italiane nei prossimi giorni saranno impegnate nelle presentazioni e senza una strategia convincente, c’è il rischio che il comparto andrà incontro ad aumenti di capitale importanti”.


“Ubi banca ha rotto il ghiaccio settimana scorsa, ma non sarà un caso isolato”, segnalano gli analisti di Hsbc. Secondo il broker assumendo un minimo di Core Tier 1 all’8% come richiesto da Bankitalia Intesa Sanpaolo sarà solo la punta dell’iceberg: Mps avrà bisogno di una ricapitalizzazione da 1,7 miliardi di euro. “Siamo dell’idea che avere ratios di capitali più alti per le banche sistemiche sarà un passo impegnativo anche per Intesa SanPaolo e Unicredit”, si legge nella nota. “In quest’ottica Intesa Sanpaolo avrà bisogno di 4,8 mld, mentre Unicredit necessiterà di 8,2 miliardi secondo le nostre stime”. Post aumento di capitale le banche italiane avranno in media una generazione di capitale cumulativo di 40 punti base tra il 2011 e il 2013 rispetto ai 120 punti base di media in Europa. E’ quanto calcola il broker che prevede però che il payout ratio degli istituti italiani sarà del 10% sopra la media del competitor. Un payout ratio più basso di circa il 30%, in linea con le richieste di Banca di Italia, potrebbe generare in media 15 punti base di extra capitale. Non ancora abbastanza per agganciare il resto del Vecchio Continente. Per le piccole banche italiane alle prese con il nodo ricapitalizzazione la rincorsa ad Eurolandia è solo alle battute di inizio.