Notizie Notizie Italia Gentiloni: Def senza alzare tasse. Ma Juncker: Italia agisca su enorme debito per salvare se stessa e l’Unione monetaria

Gentiloni: Def senza alzare tasse. Ma Juncker: Italia agisca su enorme debito per salvare se stessa e l’Unione monetaria

12 Aprile 2017 09:08

“Conti in ordine senza alzare le tasse”. Così ha commentato il premier Paolo Gentiloni, in merito al Def licenziato ieri sera dal Consiglio dei Ministri. Def accompagnato dalla manovrina, la manovra correttiva che la Commissione europea ha chiesto all’Italia di varare, pena l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo, del valore di 3,4 miliardi di euro. L’esecutivo Gentiloni incassa subito le reazioni positive di Bruxelles, con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker che afferma, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, che “l’impegno del governo italiano va nella buona direzione”.

Aggiungendo: “l’Italia sta facendo grandi sforzi per tenere sotto controllo il proprio deficit pubblico”.

I problemi del paese continuano a rimanere tuttavia osservati speciali delle autorità europee. Juncker afferma infatti che, “sul medio e lungo periodo, per salvare se stessi e l’Unione monetaria, è necessario che gli italiani risanino in modo decisivo le proprie finanze pubbliche e in particolare il loro enorme debito”.  

In ogni caso, “mettiamo subito in chiaro che escludo un’uscita dell’Italia dall’ euro. Detto questo, mi rattrista vedere che il Paese perde competitività di giorno in giorno, di anno in anno. Ci sono riforme strutturali importanti che vanno fatte, sia pure con saggezza. L`Italia deve ritrovare un tasso di crescita che oggi è troppo debole”.

Tornando al Def, il quadro economico previsto per quest’anno per l’economia italiana include una revisione al rialzo per il Pil (che negli ultimi giorni era stata messa in forse): si prevede una crescita al ritmo dell’1,1%, contro il +1% precedentemente atteso.

Il Pil frenerà tuttavia subito già dal 2018, facendo +1%, e la stessa crescita sarà riportata nel 2019. In questo caso si tratta di revisioni al ribasso, rispetto al +1,3% e +1,2% dell’outlook di settembre.

La traiettoria rialzista ripartirà dal 2020, con “un’impennata verso l’alto”.

Il deficit, per effetto della manovra correttiva, scenderà al 2,1% nel 2017, rispetto al 2,3% delle ultime stime. Per il 2018 la stima rimane invariata con una flessione -1,2%.

Il premier Gentiloni presenta il Def affermando:

Abbiamo i conti in ordine e li abbiamo non aumentando le tasse ma accompagnando il risanamento con misure di sviluppo e di promozione della crescita”.

La “manovrina”, ovvero la manovra correttiva chiesta da Bruxelles per lo 0,2% del Pil, si concretizza infatti, come spiega il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, grazie all’ “efficientamento della gestione tributaria, con misure di lotta all’evasione validate dalla Ue, e con misure solo in parte di tagli alla spesa“.

 

Padoan lancia tuttavia un avvertimento: Il “sentiero stretto” tra la necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici e quella di assicurare la crescita dell’Italia è “un crinale” nel quale “bisogna stare attenti”. E “quando uso l’immagine del sentiero stretto, quello che mi viene in mente è un crinale. Bisogna stare attenti a non cadere nè da una parte nè dall’altra, bisogna andare avanti”. Così nella conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera al Def e alla manovra.

Il ministro tiene a precisare tuttavia che “il debito-Pil si stabilizza, è un risultato importante in un Paese con debito alto. E’ un risultato molto importante ottenuto in assenza di inflazione”. Confermato, a dispetto dell’ex premier Matteo Tenzi, l’impegno a portare avanti le privatizzazioni:

“Nel Def c’è l’impegno alle privatizzazioni, i numeri sono confermati, cercheremo il modo e i canali per gestire quest’aspetto che è di molteplici benefici non solo sulla riduzione del debito ma anche sull’aumento dell’efficienza della gestione manageriale delle imprese”.

(in fase di scrittura)