Notizie Notizie Mondo Gas russo, aumenta il panico: Germania attiva l’allarme e paventa ‘Lehman Moment’ per l’Europa intera

Gas russo, aumenta il panico: Germania attiva l’allarme e paventa ‘Lehman Moment’ per l’Europa intera

24 Giugno 2022 08:59

La Germania trema, e con essa l’Europa intera. Berlino attiva il livello di allarme del piano di emergenza sul gas, paventando un “Lehman Moment” nel mercato energetico dell’Europa intera.

L’annuncio del passaggio alla fase 2 del piano di emergenza per il gas è arrivato dal ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, sulla scia della decisione concordata nel governo di Olaf Scholz, dopo la mossa della Russia, che ha tagliato giorni fa il 60% delle  forniture del gas che transita nel gasdotto Nord Stream 1.

Per avere un’idea della dipendenza della Germania dal gas russo, è bene ricordare che la Germania continua a importare circa il 35% del suo gas dalla Russia, certo in calo rispetto al 55% precedente alla guerra in Ucraina. Fatto sta che quelle fonti di energia sono indispensabili per il riscaldamento e la produzione del paese.

I tre step del piano di emergenza del gas del governo tedesco sono 1) allerta, 2) allarme, 3) emergenza. Siamo alla seconda fase, quella di allarme. La prima fase di pre-allarme era scattata il 30 marzo scorso, pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa del 24 febbraio scorso.

L’ulteriore taglio delle forniture di gas russo potrebbe non essere l’ultimo, considerate le tensioni esplose tra la Russia e la Lituania, con la Lituania che ha bloccato giorni fa il traffico ferroviario dei beni colpiti dalle sanzioni e dunque le consegne degli stesse a Kaliningrad, l’enclave russa del Mar Baltico.

La Lituania ha motivato il blocco con le sanzioni che l’Europa ha varato contro le consegne russe di carbone, metallo, prodotti elettronici, materiali da costruzione e altri.

Cosa succederebbe se la Russia interrompesse del tutto le forniture del gas che arriva in Europa attraverso il Nord Stream 1? Intervistato dal New York Times Henning Gloystein, direttore dell’Eurasia Group, ha avvertito che se “gli impianti di stoccaggio (europei) non saranno riempiti entro la fine dell’estate, i mercati interpreteranno la situazione come un allarme di ulteriori rialzi dei prezzi o, anche, di scarsità di energia”.

Per evitare il disastro, nel mese di maggio l’Unione europea ha raggiunto un accordo per chiedere agli stati membri di reiempire i loro impianti di stoccaggio a un valore pari ad almeno l’80% della capacità, entro il prossimo 1° novembre. Ma finora, sebbene alcuni progressi siano innegabili, i livelli di stoccaggio europei viaggiano ancora attorno al 55%.

Schiaffo Gazprom contro Germania e Italia

L’ennesimo schiaffo contro la Germania, ma anche contro l’Italia, da parte del colosso petrolifero russo Gazprom è scattato la scorsa settimana, quando il gigante statale dell’oil, dopo aver tagliato le esportazioni di gas del 40% verso la Germania, ha apportato un nuovo taglio del 33% verso Berlino, comunicando contestualmente a Eni una riduzione delle forniture del 15% verso l’Italia.

Ieri il ministro tedesco Habeck non ha fatto tanti giri di parole riguardo alle conseguenze economiche che la Germania potrebbe soffrire quest’inverno, a meno che i flussi di gas russo non vengano ripristinati. La situazione è talmente preoccupante da aver portato il ministro a paragonare la crisi energetica che potrebbe dispiegarsi in Europa alla crisi finanziaria globale del 2008, provocata dal “Lehman Moment”.

Le utilities europee, ha ricordato Habeck, forniscono gas alle famiglie e alle aziende sulla base di contratti che hanno prezzi fissi.

Se i costi delle utilities balzano però in modo improvviso a causa della grave scarsità dell’offerta, il settore energetico rischia di essere colpito da una carrellata di bancarotte, così come avvenne durante la crisi di Lehman Brothers.

E’ in questo contesto che il quotidiano di centro destra Die Welt ha calcolato che le bollette per il riscaldamento a carico delle famiglie tedesche potrebbero balzare questo inverno di ben 2.640 euro, rispetto al 2020.

Tensioni in partito Scholz su invio armi in Ucraina

Sono sempre di più intanto gli esponenti del partito social-democratico di Olaf Scholz contrari all’invio di armi pesanti in Ucraina, stando almeno a quanto è emerso da un sondaggio del 28 aprile scorso.

In generale, l’opinione pubblica è divisa sull’invio di armi al paese tra il 45% favorevole e il 45% contrario, mentre il restante 10% è indeciso. All’inizio di aprile, lo stesso sondaggio aveva indicato invece che il 55% dei tedeschi era favorevole all’invio di armi pesanti all’Ucraina.

Intanto, con l’attivazione della seconda fase del piano di emergenza tedesco per il gas, il rischio di un razionamento dell’energia in Germania si fa sempre più concreto.

Va detto anche che, ora, solo il 23% dei tedeschi ritiene che una vittoria militare contro la Russia sia possibile, secondo un sondaggio del 7 giugno scorso, mentre il 70% crede che, alla fine, sarà necessario per tutti arrivare a negoziare per una soluzione che ponga fine al conflitto.

BlackRock: Bce sottovaluta rischio crisi energetica

Tornando al “Lehman Moment” agitato dal ministro tedesco, non è di auspicio il monito che gli esperti di BlackRock hanno lanciato alla Bce di Christine Lagarde, facendo notare che l’Eurotower sarà costretta “a confrontarsi con la realtà prima del previsto, visto che prima del previsto l’area euro soffrirà gli effetti economici negativi (di questa guerra)”.

Insomma, secondo BlackRock, “il processo di normalizzazione della politica monetaria pianificato dalla Bce sottovaluta il rischio di una crisi energetica che finisca per far scivolare l’area euro in recessione”. E i “problemi della Bce si sono ben riflessi nella volatilità dei bond periferici (vedi BTP) della scorsa settimana, che hanno reso necessario un meeting di emergenza al fine di aiutare a stabilizzare le condizioni finanziarie nell’area euro”.