Futuri tassi Fed: PIL e PCE core in arrivo. Potenziali implicazioni (tecniche) per il Russell 2000
Occhi puntati sul fronte americano questa settimana, con una carrellata di dati macro da seguire con attenzione in ottica mosse Federal Reserve (Fed). Attese le pubblicazioni dei dati su Prodotto Interno Lordo (PIL) e il PCE Core (uno degli indicatori più seguiti dalla Fed, utile per per tracciare la strada dei tassi sui tassi). Questi dati forniranno un quadro più chiaro dello stato di salute dell’economia statunitense e delle pressioni inflazionistiche, influenzando potenzialmente le decisioni future della Federal Reserve in merito alla politica monetaria. Un 2024 caratterizzato da alti e bassi e movimentazione prevalentemente laterale, questi dati quale direzione potrebbero imprimere all’indice Russell 2000?
PIL, PCE e PCE core, i driver da monitorare
Settimana sotto la lente di ingrandimento per il mercato americano, con l’attenzione rivolta ad alcuni dati macro. Cominciando dal PIL i cui dati relativi al primo trimestre saranno pubblicati con l’annuncio di giovedì 27 giugno e a seguire i dati sul PCE (in concomitanza anche quelli sul PCE core), i quali saranno comunicati venerdì 28.
Per quanto riguarda il PIL annualizzato, le attese sono di una crescita al ritmo dell’1,4%. Particolare interesse sarà invece posto sui dati relativi all’inflazione, in questo caso trasmessi a seguito della comunicazione di PCE e PCE core, sia su base mensile che annuale. Entrambi i dati sono attesi in calo, in particolare il PCE Core è visto a +2,6% su base annuale dal precedente +2,8% della passata rilevazione. Dato in questo caso che, se confermato, sarebbe una buona notizia in ottica di politica monetaria per le prossime decisioni su eventuali tagli dei tassi di interesse da parte della FED.
Spettatore altamente interessato sarà l’indice Russell 2000 (RUT), in quanto considerato un indicatore chiave per monitorare la salute delle piccole imprese e la fiducia degli investitori nel segmento delle small cap. Qualora i dati del PIL risultassero deludenti e il PCE core mostrasse una persistenza delle pressioni inflazionistiche, il Russell 2000 potrebbe subirne le conseguenze. Le piccole imprese, infatti, sono particolarmente sensibili ai costi di finanziamento e alle condizioni economiche generali, e un contesto economico più debole potrebbe ridurre la loro capacità di espansione e redditività.
In attesa dei dati, cosa dice il grafico del Russell 2000
Il Russell 2000 (RUT) è un indice di mercato che traccia la performance delle 2000 società statunitensi a piccola capitalizzazione. Coerentemente con le incertezze che hanno caratterizzato l’economia statunitense in questo primo semestre del 2024, l’andamento dell’indice ha visto una movimentazione a prevalenza laterale. Da inizio anno il RUT ha registrato una performance complessiva dello +0,5% alternando tentativi di ripresa rialzista a ribassi importanti.
Come si evince dal grafico, in questi primi sei mesi l’indice si è mosso principalmente nel range compreso nell’area 2.135-1900 punti, rispettivamente massimo e minimo relativo del periodo in questione. La fase di compressione non è tuttavia priva di spunti operativi che si sono susseguiti nel corso di questi mesi. In primo luogo è importante segnalare come il movimento rialzista partito a fine ottobre 2023 abbia perso la sua forza ben prima di registrare il ribasso di aprile, evidenziato dalla divergenze tra il grafico dei prezzi e quello del RSI a 14 periodi.
Ulteriore segnale di debolezza viene mostrato dalla rottura ribassista della trendline (in rosso) di breve periodo, seppur in questo caso possa essere vista come effetto collaterale della fase orizzontale. Il trend principale, infatti, risulta ancora fortemente rialzista nel lungo periodo, confermato dalla distanza dalla seconda trendline inferiore.
In questo scenario le pubblicazioni attese per questa settimana potranno essere i driver chiave per definire una nuova direzionalità di breve periodo per l’indice. Eventuali dati positivi potrebbero proiettare il RUT all’attacco della resistenza in area 2.100 punti che, qualora venga confermata la rottura, potrebbe anche portare al test delle resistenze sui massimi storici. Al contrario, dati negativi lascerebbero spazio ad una discesa verso il primo supporto in area 2.000 punti. In questo caso un’eventuale rottura ribassista proietterebbe il prezzo in area 1.930-1.900 punti.