Notizie Notizie Mondo E’ fuga da bond Uk e sterlina, cosa sta succedendo a Londra e perché la paura contagia anche i Btp

E’ fuga da bond Uk e sterlina, cosa sta succedendo a Londra e perché la paura contagia anche i Btp

10 Gennaio 2025 12:02

Le turbolenze su sterlina e Gilt della Gran Bretagna tengono banco sui mercati e sono subito scattati i paragoni con la debacle del 2022 quando la violenta reazione ai piani fiscali di Liz Truss portò alla caduta lampo del suo governo. C’è anche chi avanza dei parallelismi con la crisi del debito degli anni ’70.

Gilt UK, rendimenti schizzano ai massimi dal 2008

Ieri la svendita dei Gilt ha portato il titolo governativo Uk a 10 anni a toccare in picco dal 2008 al 4,8% e contestualmente la sterlina è scivolata ai minimi a un anno mentre solitamente in casi di rialzo dei rendimenti la valuta dovrebbe apprezzarsi. Un sentore quindi che in Gran Bretagna è in atto una fuga degli investitori. Gli analisti di Bank of America ritengono che i conti pubblici inglesi siano il tallone d’Achille della sterlina anche se a ben vedere il debito Uk è nella norma (108,3% del Pil) e il deficit è pari solo al 2,3%, nulla rispetto a quelli di Usa, Francia e Italia stessa. Quello che i mercati guardano è l’andamento tendenziale e i possibili effetti di alcune mosse.

In pochi mesi, da settembre ad oggi, il rendimento dei gilt è schizzato in alto di 100 punti base. Sotto accusa è l’azione del nuovo governo Starmer. L’aumento delle tasse per le imprese e l’aumento del salario minimo da 26 miliardi di sterline proposto dai Labour hanno alimentato i timori di un’ondata inflattiva.

Un sondaggio tra le imprese pubblicato ieri dalla Bank of England ha mostrato che le aziende prevedono di aumentare i prezzi per il prossimo anno del 4%, la lettura più alta da aprile.

“La pressione sul mercato obbligazionario britannico è stata ulteriormente amplificata dalle crescenti preoccupazioni degli investitori sui livelli di debito della nazione e sulla capacità del governo di ripristinare le finanze pubbliche mentre implementa i suoi piani di bilancio”, spiega Saverio Berlinzani, analista senior di ActivTrades.

A fine ottobre, il Cancelliere dello Scacchiere Rachele Reeves ha presentato un nuovo bilancio che includeva 142 miliardi di sterline in prestiti e un aumento di 74 miliardi di sterline nella spesa annuale, sollevando allarmi sulla sostenibilità fiscale. A pesare sono anch i timori sulle prospettive di inflazione e gli operatori prevedono ora solo due riduzioni dei tassi di un quarto di punto da parte della BoE quest’anno.

Pressioni su tutti i bond, vendite anche su Bund e Btp

Non sono solo i Gilt UK a soffrire. E’ infatti in atto un aumento più ampio dei rendimenti obbligazionari alimentato dalle preoccupazioni sulle politiche di Trump e da un possibile cambio di rotta della Fed. I Treasury segnano rendimenti ai massimi da oltre un anno (il ventennale nei giorni scorsi si era riportato il area 5%) e in Europa anche i Bund soffrono con rendimenti balzati stamattina al 2,59%. In Italia il Btp decennale rende il 3,73% questa mattina, allontanandosi ulteriormente dai minimi sotto 3,2% toccati poco più di un mese fa. Questo proprio nella settimana che ha visto il Tesoro registrare la domanda record da 270 miliardi per la nuova doppia emissione (nuovo Btp decennale + Btp Green)

Un trend globale che tocca anche il Giappone. Il rendimento del JGB decennale (1,20%) è ai massimi dal 2011. “Da notare che questo trend è globale nei suoi effetti ma non nelle sue determinanti, che spaziano da timori sulla politica fiscale in UK all’anticipazione di politiche inflazionistiche negli USA all’impostazione restrittiva della politica monetaria in Giappone, con la sola Area euro forse orfana di un motivo fondamentale, ma che si muove in simpatia con gli altri mercati”, spiegano stamattina gli analisti di Mps Capital Services.

La domanda è chiaramente cosa può interrompere questo trend. Una prima risposta può arrivare già oggi con i dati sul mercato del lavoro Usa. Una lettura inferiore alle attese potrebbe calmare un po’ le acque “ma la percezione è che ci sia bisogno di una serie di dati per un cambio di direzione”, aggiungono da Mps Capital Services.

Tesoro UK esclude un Liz Truss Moment

Come detto, subito sono partiti i paragoni con la crisi del 2022 che portò alla caduta lampo del governo di Liz Truss. Tuttavia, i movimenti di mercato di questa settimana appaiono decisamente meno bruschi e finora non ci sono state prove del tipo di tensione sugli investitori istituzionali che nell’autunno 2022 portarono anche la Boe ad intervenire ad acquistare in emergenza obbligazioni.

Il Tesoro UK ha rilasciato ieri una dichiarazione pubblica affermando che è improbabile una ripetizione della crisi dei Gilt del 2022, poiché gli investitori istituzionali hanno attualmente livelli significativamente più elevati di liquidità e garanzie. Il Tesoro che fa capo a Rachele Reeves ha detto che manterrà “una presa di ferro” sulle finanze pubbliche dopo il selloff dei mercati del debito.

Ma c’è chi riecheggia la grande crisi del 1976

C’è chi si è spinto a indicare un possibile parallelismo a una crisi ben più datata ma che oltremanica ricordano ancora bene, quella del 1976. L’ex responsabile dei tassi della Banca d’Inghilterra, Martin Weale, in un’intervista a Bloomberg ha infatti affermato che gli eventi di questi giorni riecheggiano l'”incubo” della crisi del debito del 1976 che costrinse il governo a chiedere al Fondo Monetario Internazionale un piano di salvataggio. Weale, ora professore di economia al King’s College di Londra, ritiene che il governo laburista potrebbe trovarsi costretto a ricorrere all’austerità per rassicurare i mercati che affronterà l’escalation del debito del Regno Unito se il sentiment non cambia.