Ftse Mib ingabbiato in un lunghissimo ‘piattone’, verso storno prima di attaccare resistenza chiave
Piazza Affari nelle ultime settimane ha ribadito il suo magic moment con saldo da in inizio anno arrivato a +28% circa, sovraperformando gli altri indici azionari europei. Performance che nell’ultimo periodo è in gran parte merito del rimbalzo delle banche con rally fino a +40% dai minimi per big quali Unicredit. Nella classifica dei migliori 5 titoli da inizio anno troviamo Azimut (+118%), STM (+76%), Ferrari (+71%), Banca Generali (+70%) e Amplifon (+69%). I 5 peggiori invece sono stati Pirelli (-3%), Ferragamo (-2%), Eni (+2,3%), Banco BPM (+4%) e Tenaris (+5,3%).
Il lunghissimo ‘piattone’ dell’indice
L’indice Ftse Mib è reduce da cinque settimane consecutive in rialzo e nelle ultime 7 sedute ha segnato un rally di quasi +3,5%. Da inizio anno il saldo è di +28%. “Guardando il grafico settimanale è evidente che l’indice si sta riportando verso il bordo superiore dell’enorme rettangolo 12.500 – 25.000 che ingabbia i prezzi da oltre 11 anni – rimarca Pietro Di Lorenzo, analista e fondatore di SOS Trader – . Considerando che il nostro indice è a distribuzione e che quindi sono stati distribuiti mediamente 500/600 punti all’anno attraverso i dividendi, rimane il fatto il mercato italiano è in un lunghissimo “piattone”, interrotto il quale potrebbe assistere a un nuovo ciclo di mercato”. Consideriamo necessario un consolidamento su questi livelli prima degli attacchi decisivi alla resistenze chiave. Per questo uno storno sembra imminente”.
Anche l’ufficio Studio di FinanzaOnline sottolinea come graficamente l’indice Ftse Mib mantiene un’impostazione positiva anche se nel breve periodo probabile una fase correttiva che ripulisca il mercato dalle fasi di eccesso rialzista. Come sempre però servirà un segnale sui prezzi per confermare l’inizio di una fase di ritracciamento. Ventitremila punti potrebbe essere il livello che se infranto potrebbe portare ulteriore volatilità sul mkt, con target più interessante a 22.300 punti. In caso di break supporti a 21.795 punti. Al rialzo invece una chiusura sopra 23.500 punti porterebbe ad ulteriori rialzi verso 24.000 punti dove risiede una resistenza importante.
Si interrompe striscia di 7 rialzi consecutivi
Oggi Piazza Affari ha interrotto il filotto di 7 sedute consecutive in rialzo che avevano spinto il listino sui nuovi massimi a un anno e mezzo. Il Ftse Mib segna in chiusura un calo dello 0,19% a quota 23.489 punti. Tra i titoli a salire comunque spicca ancora una volta Azimut (+1,9%) balzata ai nuovi massimi pluriennali. Tra le banche scatto in avanti di Bper (+1,65%) che aggiorna nuovamente i massimi annui.
Vendite sul titolo Telecom Italia (-1,45%). Il titolo della maggiore tlc italiana era reduce dalla positiva reazione del mercato ai numeri del terzo trimestre accompagnati dall’accordo con Google sul Cloud. Ad alimentare le vendite sul titolo oggi sono i timori di una possibile frenata sul fronte rete unica con Open Fiber. Stando a quanto riporta La Stampa, i fondi nordamericani esprimono riserve sull’operazione che sarebbe «caratterizzata da problemi che la rendono complicata, a partire dal possibile scoglio relativo all’antitrust. Se Tim compra Open Fiber, rimarcano le fonti riportate dal quotidiano torinese, il rischio è che assuma una posizione dominante. In aggiunta va trovata la quadra sul prezzo a cui Tim valuterà Open Fiber. Si va dai 3 miliardi di euro indicati da Tim agli 8 mld dello studio redatto per conto di Enel da mediobanca.
Fuori dal Ftse Mib, Salini chiude in spolvero (+5,23%) grazie a notizie da Australia. Il gruppo di costruzioni è tra le società selezionate per la costruzione del progetto Sydney Gateway, del valore compreso tra i 2,2 e i 2,6 miliardi di dollari australiani (1,5 miliardi di euro), per migliorare i collegamenti stradali dall’aeroporto e Port Botany fino al nuovo snodo autostradale di Sydney a St Peters Interchange. Nuova seduta in profondo rosso invece per Fincantieri, che ha ceduto oltre il 4%. Dai conti al 30 settembre è emerso che la divisione shipbuilding è stata penalizzata da VARD che ha riportato maggiori costi per recuperare ritardi nella consegna delle navi e una revisione negativa delle stime di margini di alcune commesse in corso. “Il processo di riorganizzazione di VARD cruise e le incertezze legate al business offshore riducono in maniera sostanziale la visibilità sulle nostre stime 2019-20”, dicono gli analisti di Equita che confermano il giudizio hold sebbene in un contesto sfidante caratterizzato da bassa visibilità e incertezze derivanti sia dal business cruise che offshore di VARD.