Fondi pensione alla ricerca di protezione dalla volatilità dei mercati europei
Col permanere della volatilità dei mercati i fondi pensionistici europei sono sempre più preoccupati dal potenziale impatto degli sbalzi inflattivi sui loro portfoli. E’ quanto emerge dall’Indagine europea sull’Asset Allocation di Mercer, uno tra i leader mondiali della consulenza nelle risorse umane, nell’outsourcing e nell’investment consulting. Dal sondaggio, che ha coinvolto 1.100 fondi pensionistici europei con un patrimonio complessivo di 550 miliardi di euro, emerge come l’80% dei partecipanti sia più preoccupato dalla minaccia di un aumento dell’inflazione ora di quanto lo fosse un anno fa e molti di essi stanno adottando misure a salvaguardia del proprio patrimonio. La survey di Mercer ha rilevato che il 38% dei fondi, che hanno dimostrato preoccupazioni legate all’inflazione, ha in programma azioni immediate per proteggersi da qualunque tipo di sbalzo. Il 18% prevede di aumentare gli investimenti in titoli collegati all’inflazione, il 5% sta investendo in asset sensibili all’inflazione e il 3% in swap sull’inflazione. Benché in continua diminuzione anno dopo anno, tanto l’Irlanda che la Gran Bretagna conservano una certa propensione per le azioni ordinarie. Nel Regno Unito l’investimento azionario è attualmente al 47%, contro il 50% del 2010 e con un calo di 20 punti percentuali rispetto al 2003, anno in cui il sondaggio ha avuto inizio. Il grosso della recente riduzione in Gran Bretagna ha riguardato il portfolio delle azioni nazionali, che è passato dal 28% del 2009 all’attuale 21%. I fondi irlandesi hanno fatto registrare dal 2010 a oggi un record nella riduzione dell’allocazione azionaria media, che è scesa dal 59% al 50%. La quota azionaria rimane bassa anche in tutto il resto dell’Europa, in particolare per quanto riguarda molti fondi tedeschi (5%), ma in tal caso ciò è dovuto alle restrizioni imposte dalla normativa locale. Nei Paesi Bassi la percentuale media di allocazione azionaria dei fondi pensionistici è del 26%, mentre in Svizzera del 30%. Nei prossimi 12 mesi il 23% dei fondi europei e il 35% di quelli britannici prevede di ridurre la propria esposizione sul fronte delle azioni ordinarie nazionali, mentre il 20% del totale ha in serbo un aumento degli investimenti in titoli di Stato del proprio Paese e/o in classi di asset non tradizionali.