Notizie Dati Macroeconomici Fmi: l’Italia sta ripartendo, ma la ripresa è fragile. Bene Jobs Act e politica fiscale

Fmi: l’Italia sta ripartendo, ma la ripresa è fragile. Bene Jobs Act e politica fiscale

7 Luglio 2015 10:15

Sviluppi negativi della situazione in Grecia potrebbero avere un impatto sostanziale sull’economia del nostro Paese. È quanto si legge nel rapporto sull’Italia del Fondo monetario internazionale. Secondo i tecnici dell’istituto con sede a Washington “il rischio di contagio derivanti da sviluppi avversi in Grecia sono limitati”. Nel caso in cui l’azione delle autorità europee fosse insufficiente, in Italia si potrebbero avere ripercussioni “sulla fiducia, anche se l’esposizione diretta è limitata”. Attenzione alle implicazioni di lungo termine nel caso in cui “la percezione dell’irreversibilità dell’area euro dovesse cambiare”.

Confermate le stime di crescita
L’economia italiana sta lentamente riprendendosi dalla peggiore recessione degli ultimi decenni, ma la ripresa si conferma fragile. Il premier Matteo Renzi deve continuare con decisione il processo riformatore per risolvere le debolezze strutturali del Paese e far ripartire la crescita. Renzi ha avviato “un’ambiziosa agenda per rivedere il sistema economico e politico italiano” è arrivato il momento, continua il Fmi, “di mettere in campo riforme più profonde per riavviare la crescita”.

L’istituto con sede a Washington ha poi confermato la view sulla crescita italiana allo 0,7% nel 2015 e all’1,2% l’anno prossimo. Pil che aumenterà di circa l’1% fino al 2020. Il deficit/Pil dal 2,7% del 2015 dovrebbe scendere al 2,1% il prossimo anno fino ad avvicinarsi a quota 0% nel 2020 mentre il tasso di disoccupazione, al 12,5%, l’anno prossimo inizierà un trend discendente che tra cinque anni lo porterà al 10,7%. Da Washington gli economisti ritengono che l’effetto combinato di Jobs Act e ripresa economica è destinato a spingere al ribasso la disoccupazione. “L’introduzione di un nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e l’estensione della copertura dei benefici per la disoccupazione sono un importante inizio”.

“L’Italia sta attuando simultaneamente riforme in varie aeree critiche” e il ritorno a una crescita bilanciata “è essenziale per sostenere gli sforzi di riduzione dell’indebitamento dei bilanci pubblici e privati, di riduzione dei livelli inaccettabili di disoccupazione (soprattutto tra i giovani) e di piena liberazione dei benefici delle riforme strutturali”. Nel medio termine la nostra economia è frenata “da colli di bottiglia strutturali, alta disoccupazione, bilanci deboli e un debito pubblico elevato”. “Una strategia di ampio respiro per rafforzare i bilanci di banche e società […] è destinata a sostenere la ripresa”.

Dal 133,3% dell’anno corrente il rapporto tra debito e Pil è visto al 132,1% l’anno prossimo per arrivare al 122,9% nel 2020. Un debito sopra quota 130% rappresenta “un importante fattore di vulnerabilità” che “limita lo spazio di manovra fiscale”.