Fitch: rischi sul mercato del credito per la forte presenza di hedge fund
I dati diffusi da Assogestioni sulla raccolta fondi a maggio hanno confermato la disaffezione degli italiani per questa forma di investimento. Nel complesso il saldo è stato negativo per 3,6 miliardi di euro circa con un passivo che da inizio anno si è attestato a oltre 16,5 miliardi di euro. In positivo, nel bilancio dell’ultimo mese, solo fondi di liquidità, flessibili ed hedge. Le ultime due categorie sono inoltre le uniche in positivo da inizio 2007.
In particolare è da sottolineare il successo continuo dei fondi di investimento total return (hedge), il cui patrimonio da inizio anno è salito del 32,5% attestandosi a 32,3 miliardi di euro. Negli ultimi 18 mesi solo a gennaio di quest’anno la categoria dei fondi alternativi ha registrato una raccolta negativa e per soli 45 milioni di euro. Ben poca cosa a confronto con i bilanci positivi degli altri mesi. Si va da un minimo di 142 milioni di euro a dicembre 2006 fino ai 1.261,7 milioni di euro del giugno 2006.
Ampliando l’orizzonte a livello globale la salute dei fondi d’investimento alternativi è confermata dall’andamento dei maggiori indici di fondi hedge. Nel corso del 2006 L’Absolute return composite index statunitense ha offerto un ritorno superiore all’11% mentre per il Vecchio continente l’Eurohedge composite è salito del 9,6% tallontato dal’Asiahedge composite in rialzo del 9,2%. La corsa sta proseguendo anche nel 2007. Tali rendimenti non lasciano indifferenti gli investitori più abbienti e avvezzi al rischio che però, ingolositi, chiedono di avere sempre di più.
Il risultato è un incremento della competizione e lo spostamento verso investimenti a sempre maggiore rischiosità con un utilizzo estremo di strumenti quali la leva finanziaria. Gli analisti di FitchRatings, in un recente studio, si sono domandati se tali situazioni possano portare a pericolose situazioni di squilibrio in condizioni ambientali meno favorevoli, quali una restrizione del credito.
“Dal 2005 si stima che l’industria dei fondi hedge abbia accresciuto le masse in gestione da un miliardo di dollari a due, senza contare l’effetto leva” riporta la ricerca di FitchRatings. Il che significa fino a sei miliardi di dollari considerando l’applicazione di una leva 3x. Non solo, nello stesso periodo sono cresciuti gli asset in gestione dei fondi che perseguono strategie credit-oriented: “La volontà dei fondi alternativi di investire con frequenza, utilizzando la leva, in aree più a rischio del credito, ne magnifica l’importante ruolo di generatori di liquidità – si legge nel report – e tuttavia questo sviluppo ha un suo costo”. Le strategie credit-oriented hanno infatti attualmente tra 15.000 e 18.000 miliardi di euro di asset investiti nel mercato del credito, grazie naturalmente all’effetto leva. Il problema maggiore è che se da un lato la ricerca di maggiori ritorni ha spinto verso investimenti più rischiosi e meno liquidi, dall’altro gli hedge fund hanno richiesto ai rispettivi “prime brokers”, coloro che finanziano le posizioni dei fondi hedge, una minore severità nelle aperture finanziarie.
“Risultato complessivo di tale situazione è un notevole incremento del rischio liquidità”. Finchè il vento tira non c’è da preoccuparsi, ma nel caso di improvvisi declini negli asset price, con decisi aumenti dell’avversione al rischio, “sia gli hedge fund che i prime brokers tenderanno a disimpegnarsi dalle loro posizioni, specie quelle più rischiose”. “Durante un periodo di stress forte sui mercati – conclude il report – qualsiasi cessione di asset verrà poi moltiplicata dall’effetto leva incrementando la possibilità che si verifichino i defaults”. Il caso Amaranth insegna. Il fondo alternativo finito a gambe all’aria qualche mese orsono cedette prestiti a leva e certificati garantiti da mutui su immobili per coprire i margini sulla propria esposizione in gas naturale.