Finanza alternativa 2018, chi vince tra le piattaforme
Oltre 50 milioni di euro di raccolta totale, dalla sua nascita ad oggi, hanno portato il modello dell’equity crowdfunding a guadagnare gli onori della cronaca. Se ancora non si può parlare di fenomeno di massa, certamente si tratta di una realtà non più trascurabile, soprattutto se paragonata ai numeri del venture capital italiano.
L’intera industria è cresciuta sensibilmente nell’ultimo anno e il merito è delle piattaforme che hanno saputo catalizzare l’interesse di imprese appartenenti ad uno specifico settore, intercettando allo stesso tempo una domanda latente da parte di alcune tipologie di investitori.
In generale possiamo dire che i modelli adottati dalle 32 piattaforme autorizzate dalla CONSOB (dato aggiornato a dicembre 2018) sono molto diversi tra loro, con meccanismi di funzionamento variegati. Si individuano tuttavia alcuni tratti ricorrenti:
a) Piattaforme generaliste
b) Piattaforme specializzate
All’interno di queste due categorie abbiamo poi, da un lato, quelle che raccolgono capitali per startup e PMI innovative; dall’altro abbiamo invece quelle che raccolgono capitali per PMI mature con business consolidati.
In questo contesto sta emergendo con una forza considerevole la verticale del mercato immobiliare.
Il primo attore in Italia in questo ambito è Walliance, piattaforma italiana attiva da oltre un anno che si è distinta per la raccolta record di 7.5 milioni di euro ed un network di investitori altamente selezionati che ha superato le 13 mila unità.
La semplicità di utilizzo e la fruibilità del portale, anche per chi non è avvezzo alla tecnologia è frutto di una strategia chiara: per avvicinarsi al maggior numero di persone possibili, si deve parlare un linguaggio chiaro, dove anche il concetto stesso di crowdfunding viene messo in secondo piano. Tanto è vero che preferiscono parlare di investimenti immobiliari online in casa Walliance perché, dicono: “il crowdfunding indica semplicemente il nome dello strumento preposto a”.
Questa visione delle cose è stata premiante soprattutto se si guardano i numeri, che sorprendono sia per ammontare totale di raccolta che per velocità. Si consideri infatti che le prime due piattaforme di equity crowdfunding italiane per capitali raccolti, sono state iscritte nel registro dei portali autorizzati da Consob nel 2014 ed hanno transato rispettivamente 13,2 e 10,7 milioni di euro. Walliance, iscritta invece nel 2017, quindi 3 anni dopo, ne ha già raccolti 7.5 di milioni. Un dato molto incoraggiante.
Il grande successo del crowdfunding italiano ha spinto il mercato ad allargare la sua offerta, con altri portali che hanno deciso di affacciarsi sul terreno competitivo: CrowdEstate, Housers, Concrete, per citarne alcuni. In questi casi i numeri sono ancora vicini o pari allo zero (ad eccezione di Housers), anche perché alcuni di questi soggetti non hanno ancora iniziato, di fatto, la loro attività. Delle considerazioni, tuttavia, possono già essere fatte:
1. Secondo il report sul real estate crowdfunding globale (http://realestatecrowdfundingreport.com/), il mercato mondiale vale oggi, complessivamente, circa 7 miliardi di dollari, di cui solo 1,9 distribuiti in Europa. La previsione è quella di arrivare al 2025 con un controvalore di circa 300 miliardi, cifra che rende il mercato sufficientemente grande per tutti gli attori.
2. Se, per dirla con Renee Mauborgne e Kim W. Chan, siamo di fronte ad un tipico oceano blu, è altrettanto vero che il mercato è così giovane che ogni passo falso rischierebbe di compromettere la fiducia che gli investitori stanno dimostrando di avere.
“Ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla. Se pensi a questo, farai le cose in modo diverso.”
Warren Buffett
È fondamentale quindi che i nuovi soggetti che si affacceranno sul mercato operino in maniera corretta e trasparente, concentrando i loro sforzi sulla selezione e valutazione dei migliori progetti. Quando si sceglie di operare in una verticale del mercato è opportuno che in quella specifica nicchia si abbiano delle competenze molto profonde, meglio se maturate in anni di esperienza diretta sul campo. Non può esserci spazio per l’improvvisazione né sono possono essere un palliativo competenze maturate in settori differenti, seppur affini.
Altro aspetto cruciale, è la consapevolezza dei fondatori rispetto al fabbisogno finanziario richiesto da una piattaforma di crowdfunding. La solidità e la solvibilità dei gestori delle piattaforme, assieme ad un piano di investimenti credibile e adeguato, sono precondizioni indispensabili per il successo. È bene che tutti i gestori ne siano consci, onde evitare di mettere a repentaglio i soldi dei risparmiatori.