Fiat: la smentita sulla ricapitalizzazione rincuora gli investitori
Il calo a doppia cifra delle immatricolazioni in Europa combinato alle voci di un possibile aumento di capitale per finanziare l’acquisizione di Chrysler hanno fatto sbandare Fiat a Piazza Affari. Il titolo, dopo essere stato vittima di una sospensione per eccesso di ribasso con un calo di oltre il 6% nelle prime fasi di scambio, nel pomeriggio ha riguadagnato parzialmente il terreno perso registrando in chiusura una flessione dell’1,94% a quota 3,63 euro.
Non si è fatta attendere la risposta del Lingotto che ha smentito in tarda mattinata le voci di stampa annunciando che non è al vaglio nessun piano e nessun aumento di capitale. In particolare, in una nota, “Fiat replica a quanto scritto questa mattina da ‘Il Messaggero’ e ‘Il Mattino’, circa discussioni in corso tra la società e talune banche riguardo ad un possibile aumento di capitale. Il gruppo automobilistico guidato da Sergio Marchionne ha precisato che non esiste alcun progetto al riguardo e ritiene che non vi sia necessità di ricorrere ad un aumento di capitale”. Lo stesso manager italo-canadese, in serata, ha tuttavia dichiarato che tra le opzioni possibili per raccogliere il denaro utile a finanziare l’acquisto delle quote rimanenti di Chrysler ci sarebbe anche la possibile cessione di Magneti Marelli.
Che qualcosa sul fronte Fiat/Chrysler si stia muovendo è tuttavia indubbio. A parlare di ricapitalizzazione erano stati poco meno di un mese fa gli analisti di Ubs. Ora è stata la volta de Il Messaggero, che ha riferito di un possibile avvio di colloqui con le banche (il giornale ha nominato Goldman Sachs, Morgan Stanley, Unicredit e Bofa Merrill Lynch) al fine di studiare un’operazione di aumento di capitale che, secondo il quotidiano romano, si aggirerebbe tra 1-2 miliardi di euro. Per capire la portata dell’operazione basti pensare che al termine degli scambi odierni, Fiat capitalizzava poco più di 4,5 miliardi di euro. L’obiettivo sarebbe dunque raccogliere le risorse finanziarie per acquistare il restante 41,5% di Chrysler nelle mani del fondo Veba, che consentirebbe così a Fiat di conquistare il 100% dell’azienda a stelle e strisce.
Non solo. la casa automobilistica torinese ha risentito anche dell’ennesimo calo delle vendite nel Vecchio Continente. Le immatricolazioni del gruppo in Europa (Ue27+Efta) a novembre sono infatti scese del 12,8% a 67.801 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il mese scorso la flessione era stata del 5,8%. Da inizio anno il gruppo torinese ha venduto in Europa 747.956 vetture, il 15,6% in meno rispetto ad un anno fa. La quota di mercato a novembre è al 6,1% contro il 6,3% di novembre del 2011 e il 6,5% di ottobre. Da inizio anno la market share si è attestata al 6,4% rispetto al 7% di un anno fa.
L’azienda capitanata da Sergio Marchionne ha sottoperformato il mercato. Secondo i dati diffusi dall’Acea le immatricolazioni in Europa (Ue27 + Efta) a novembre sono scese del 10,1%, attestandosi a 965.918 veicoli. Negativo il saldo dei primi undici mesi dell’anno (-7,2%, 11,690 milioni di vetture).
Il downgrade giunto questa mattinata da Banca Akros ha appesantito una situazione già difficile. Gli analisti hanno abbassato il giudizio sul titolo del Lingotto a hold dal precedente accumulate, in scia al vociferato aumento di capitale.
L’operazione, a detta degli analisti di Equita, sarebbe ancora nella fase preliminare ma nel caso la società decidesse di vararla potrebbe essere attuata verso la metà del 2013. La Sim milanese ritiene comunque la ricapitalizzazione un’ipotesi estrema nel caso non ci fossero altri metodi di finanziamento come, per l’appunto, la cessione di Magneti Marelli o la quota in Ferrari.
Per Banca Imi se l’aumento di capitale consentirebbe al gruppo torinese di accelerare la fusione con la casa automobilistica di Detroit e di accedere alla sua cassa, è anche vero che per le risorse finanziarie necessarie per la quota di Veba ammonterebbero a circa 4 miliardi di euro. Per gli esperti quindi l’operazione consisterebbe in una somma superiore rispetto quella ipotizzata dalla stampa di 1-2 miliardi di euro.