Fiat chiude il 2009 in perdita, target utile 2010 non impatta con attese
Sì è aperta con i numeri di Fiat la stagione delle trimestrali di Piazza Affari. Conti leggermente oltre le attese, mentre ha deluso in parte il target di utili per il 2010. Il gruppo Fiat ha chiuso il 2009 con una perdita netta di 848 milioni di euro. Il trading profit è sceso a 488 mln nel quarto trimestre dai 663 mln dell’analogo trimestre 2008. Battute le attese del mercato (consensus era fermo a 460 mln). Sopra le attese anche i ricavi saliti da 13,21 a 13,6 mld.
Considerando l’intero esercizio, il gruppo Fiat ha chiuso il 2009 con una perdita netta di 848 milioni di euro e include un impatto di 0,6 miliardi di euro derivante da oneri atipici (nel 2008 l’utile netto era stato di 1,7 miliardi di euro). I ricavi, pari a 50,1 miliardi di euro, sono calati nel 2009 del 16% rispetto ai livelli record del 2008 (59,6 miliardi di euro). Nel 2009 l’utile della gestione ordinaria del gruppo è stato pari a 1.058 milioni di euro rispetto ai 3.362 milioni di euro del 2008. Le forti azioni di contenimento dei costi hanno consentito di mitigare l’impatto della caduta dei ricavi, contribuendo al raggiungimento di un margine sui ricavi del 2,1%. Il consiglio di amministrazione del gruppo torinese ha proposto la distribuzione di un dividendo complessivo per le tre categorie di azioni di 237 milioni di euro (escludendo le azioni proprie).
Se nel 2010 non fossero disponibili tali incentivi, i calcoli del Lingotto sono per la sola Italia di volumi in calo di circa il 20% e avrebbero un impatto su tutti i produttori di automobili, in misura più importante su quelli particolarmente attivi nei segmenti A e B, e su Fiat in particolare che ha una quota di mercato del 30% circa.
In tal caso, viene precisato nel comunicato stampa, i ricavi sarebbero inferiori di circa 2,5 miliardi di euro e l’utile della gestione ordinaria per i business dell’Automobile e dei Componenti calerebbe di 350-400 milioni di euro. Questa caduta dei profitti si rifletterebbe in pari misura sul risultato netto, dal momento che non vi sarebbero effetti di carattere fiscale, e graverebbe in modo più che proporzionale sull’indebitamento, spingendone il livello oltre i 5 miliardi di euro.