Fed, report su credito: condizioni in peggioramento nel 1Q e nel 2023

La Federal Reserve ha pubblicato ieri il report SLOOS sulle condizioni dei prestiti bancari (Senior Loan Officer Opinion Survey on Bank Lending Practices) di aprile. L’indagine, diffusa dalla Fed con cadenza trimestrale, fa il punto sulle condizioni nel settore del credito, esaminando i cambiamenti negli standard, nei termini e nella domanda di prestiti a imprese e famiglie. Lo studio raccoglie risposte da 65 banche nazionali e 19 filiali e agenzie statunitensi di banche estere. Ecco i principali risultati del rapporto della Fed.
Prestiti alle imprese
Per quanto riguarda il credito alle imprese, nel primo trimestre una quota significativa di banche ha riferito di aver inasprito gli standard e i termini richiesti per i prestiti commerciali e industriali (C&I) alle imprese di tutte le dimensioni. Inoltre, gli intervistati hanno segnalato una minore domanda di credito nel settore C&I.
In particolare, sono saliti i premi richiesti per i prestiti più rischiosi, gli spread tra tassi dei prestiti e costo dei fondi e gli oneri per le linee di credito. Inoltre, molte banche hanno tagliato le dimensioni massime delle linee di credito, hanno reso più severe le clausole sui prestiti e aumentato i requisiti di garanzia per le imprese di tutte le dimensioni. L’inasprimento è più diffuso tra le banche di medie dimensioni rispetto a quelle più grandi.
Inoltre, le banche hanno segnalato standard più severi e domanda più debole per tutte le categorie di prestiti per immobili commerciali (CRE).
Credito alle famiglie
Con riferimento ai prestiti destinati alle famiglie, nel primo trimestre, gli standard di prestito si sono inaspriti per la maggior parte delle categorie di prestiti immobiliari residenziali RRE e per le “home equity line of credit” (HELOC), linee di credito che utilizzano il capitale investito nella casa come garanzia. Le condizioni sui mutui a imprese sponsorizzate dal governo (GSE) sono rimaste invece sostanzialmente invariate. Nel frattempo, la domanda si è indebolita per tutte le categorie di prestiti immobiliari residenziali.
Per quanto riguarda il credito al consumo, gli standard si sono inaspriti per tutte le categorie di prestiti e si è indebolita la domanda per auto e altre categorie, mentre è rimasta pressoché invariata per le carte di credito.
Prospettive meno favorevoli nel 1Q e per il prosieguo del 2023
Il report SLOOS di aprile della Fed includeva tre serie di domande speciali, relative a: cambiamenti nelle politiche di prestito per immobili commerciali nell’ultimo anno; motivi delle modifiche agli standard per tutte le categorie di prestiti nel primo trimestre; aspettative delle banche sulle condizioni dei prestiti nel prosieguo del 2023 e relative ragioni.
In risposta alla prima questione, le banche hanno segnalato politiche più restrittive per tutte le categorie di prestiti CRE (immobili commerciali) nell’ultimo anno, con modifiche relative soprattutto a maggiori spread sui tassi e rapporti loan/value più contenuti.
Per quanto riguarda le motivazioni delle modifiche su tutte le categorie di prestiti nel primo trimestre, le banche hanno citato prospettive economiche meno favorevoli o più incerte, minore tolleranza al rischio, deterioramento dei valori delle garanzie e preoccupazioni relative ai costi di finanziamento delle banche e posizioni di liquidità.
Infine, con riferimento alle prospettive per l’anno in corso, le banche si aspettano di inasprire gli standard in tutte le categorie di prestiti. Le ragioni riguardano principalmente un previsto deterioramento della qualità del credito dei loro portafogli e dei valori delle garanzie dei clienti, un’ulteriore riduzione della tolleranza al rischio e le preoccupazioni per i costi di finanziamento bancario, per la liquidità e per i deflussi di depositi.
Banche medie più in difficoltà delle grandi
Il report distingue tradizionalmente fra due categorie di istituti, secondo il criterio della dimensione: grandi banche e altre. Le prime sono quelle che al 31 dicembre 2022 detenevano attività domestiche pari o superiori a 50 miliardi di dollari; le altre hanno meno di 50 miliardi di dollari di asset domestici.
Rispetto al passato, in questa versione del sondaggio sono stati inclusi commenti aggiuntivi che disaggregano ulteriormente le grandi banche fra istituti più grandi e di medie dimensioni. In particolare, le prime sono definite come quelle con attività domestiche totali pari o superiori a 250 miliardi di dollari al 31 dicembre 2022 e le secondo come quelle con asset tra 50 e 250 miliardi di dollari.
L’aspetto interessante che emerge dall’indagine è che l’inasprimento degli standard per i prestiti alle imprese è stato segnalato più frequentemente tra le banche di medie dimensioni rispetto alle banche più grandi o ad altre banche, sia per il primo trimestre che in previsione per il resto del 2023.
Le preoccupazioni per la liquidità, per i deflussi di depositi e maggiori oneri di finanziamento sono state espresse con maggiore frequenza da banche medie e piccole (quelle della categoria Altre) rispetto alle grandi, sia nel primo trimestre sia in prospettiva.
I timori di nuovi default nel settore dopo rialzi tassi della Fed
I risultati dell’indagine confermano in sostanza le preoccupazioni sul settore bancario statunitense esplose a marzo dopo il fallimento di SVB. In un contesto di tassi di interessi crescenti, con la Fed che ha appena alzato il costo del denaro di altri 25 punti base al range 5,00-5,25%, le condizioni del credito si stanno inasprendo e la domanda di prestiti continua a contrarsi.
La paura di un effetto contagio rischia di penalizzare le banche di medie dimensioni, più esposte a deflussi di depositi e a un calo della fiducia rispetto agli istituti di dimensioni maggiori, percepiti come più solidi. Timori che si sono più volte tradotti in una spirale di vendite a Wall Street, bruciando in pochi istanti miliardi di dollari di capitalizzazione e rischiando di alimentare profezie auto-avveranti sui prossimi default nel settore.
Mps: “Effetti Fed su economia Usa”
Gli analisti di MPS Capital Services hanno ripreso la pubblicazione del report sul credito della Fed, evidenziandone gli aspetti salienti.
Dal documento, sottolineano gli esperti della banca senese, “è emerso che nel primo trimestre, complice le tensioni sulle banche regionali, è aumentata la percentuale di banche che hanno inasprito le condizioni sul credito (46% dal 44,8% precedente) e più della metà delle banche oggetto del sondaggio (55,6% vs 31,3%) hanno registrato un forte calo della domanda di prestiti da parte delle aziende medio-grandi”.
Come spiegato da MPS, “il sondaggio certifica che le misure restrittive Fed stanno avendo i propri effetti sull’economia USA, con il trend che verosimilmente andrà a peggiorare nella seconda parte dell’anno.”