Notizie Notizie Mondo Fed, Powell versione dovish cerca di rimediare a danno Bullard. ‘Inflazione non da anni ’70, nessun rialzo tassi preventivo’

Fed, Powell versione dovish cerca di rimediare a danno Bullard. ‘Inflazione non da anni ’70, nessun rialzo tassi preventivo’

23 Giugno 2021 08:44

“La Fed non alzerà i tassi di interesse in via preventiva”. E’ quanto ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, nella sua audizione alla Camera dei Rappresentanti Usa, cercando di dare un messaggio chiaro ai mercati, confusi dopo l’esito della riunione del Fomc degli scorsi 15-16 giugno e ulteriormente tramortiti dalle dichiarazioni hawkish, lo scorso venerdì, del presidente della Fed di St Louis James Bullard, che ha sganciato la vera bomba sui mercati.

Al momento Bullard non è esponente votante del Fomc, ma lo sarà presto, a partire dall’anno prossimo. A Powell, ieri, è toccato il compito di smorzare le preoccupazioni sul trend dell’inflazione degli Stati Uniti: l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo si è impennata infatti del 5% nei mesi di aprile e maggio. Ancora peggio l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, schizzata a maggio del 6,6%.

Nella riunione della scorsa settimana, Powell & Co sono stati costretti ad ammettere che le pressioni inflazionistiche potrebbero confermarsi più forti del previsto. Risultato: ora dal dot plot emergono due rialzi dei tassi nel 2023, quando nella riunione di marzo si stimava un nulla di fatto almeno fino al 2024. I mercati sono rimasti tuttavia ulteriormente confusi dall’incertezza mostrata dal presidente della Fed che. nella conferenza stampa successiva all’annuncio delle novità Fed, ha consigliato una lettura cum grano salis.

Ieri Powell ha avuto così l’occasione di chiarire esattamente cosa pensa del trend dell’inflazione Usa e, dunque, se sia giustificato o no – e fino a che punto lo sia -da parte dei mercati prezzare il tapering del Quantitative easing e un rialzo dei tassi in anticipo rispetto alle previsioni.

Powell fa la colomba, ma i mercati scontano rialzo tassi prima fine 2022

L’occasione il numero uno della Fed l’ha colta, riducendo l’ansia sui mercati. Non del tutto, però, visto che i futures sui fed funds scommettono sempre di più su una stretta monetaria prima della fine del 2022.

Fermo restando che “un’inflazione al 5% non è accettabile – ha detto nel suo discorso alla Camera Usa –  riteniamo che l’inflazione legata alla riapertura delle economie si smorzerà nel corso del tempo”.

Il timoniere della banca centrale Usa ha assicurato che “non alzeremo i tassi perché riterremo che l’occupazione sia troppo alta”, ripetendo che “i dati (macro) in arrivo dimostrano che i fattori alla base dell’inflazione si smorzeranno nel corso del tempo“.

Insomma, Powell ritiene che l’inflazione sia “transitoria”.

Il numero uno della Fed ha precisato al Congresso Usa di credere, anche, che ci voglia “ancora molto tempo prima della ripresa del mercato del lavoro”.

In occasione del suo discorso, Powell è stato assediato dalle domande dei Repubblicani della Sottocommissione sulla crisi del coronavirus della Camera dei Rappresentanti Usa, che hanno paventato il pericolo di iperinflazione per l’economia americana.

“E’ molto, molto improbabile” che l’inflazione vada verso quelle condizioni di iperinflazione che caratterizzarono gli anni 70 e gli inizi degli anni ’80, quando schizzò al di sopra del 10%, ha spiegato il banchiere centrale: “Noi crediamo che ciò a cui stiamo assistendo ora sia un’inflazione in particolari categorie di beni e servizi che sono direttamente interessati da questo evento storico unico (pandemia Covid) che nessuno di noi ha mai vissuto in precedenza”.

E, ancora, la situazione attuale è provocata da “una domanda estremamente forte di lavoro, beni e servizi” e dal fatto che “il fronte dell’offerta è stato colto un po’ alla sprovvista”.

Jerome Powell ha garantito che, in ogni caso, la Fed sarà vigile nel suo ruolo. “Avete una banca centrale che è impegnata a garantire la stabilità dei prezzi, che ha definito cos’è la stabilità dei prezzi e che è fortemente preparata a utilizzare i suoi strumenti per un’inflazione che si aggiri attorno al 2%. Tutti questi fattori mi suggeriscono che un episodio simile a quello a cui abbiamo assistito negli anni ’70….non credo proprio che qualcosa di simile a quello possa accadere”.