Fed e Bce: primo semestre 2008 in frenata per l’economia
Il clima grigio che insiste sulle economie globali e che dagli Stati Uniti si sta ora estendendo sul Vecchio continente non migliorerà ancora per qualche tempo. E’ il sunto della parole pronunciate dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, davanti al Congresso americano. “Lo scenario economico – ha detto il numero uno della Fed – è peggiorato. Nel giro di una settimana avremo le nuove stime sulla crescita” ha aggiunto. E le nuove previsioni dovrebbero, per stessa ammissione del presidente della Fed, in linea con quelle già avanzate dal settore privato, meno brillanti rispetto alle ultime diffuse dalla Banca centrale americana che aveva finora indicato un tasso di crescita 2008 tra l’1,8% e il 2,5%. Una situazione che Ben Bernanke è determinato a combattere intervenendo con “tempestività” e dunque muovendo la leva dei tassi di interesse.
Maggiore ottimismo il presidente della Fed lo ha mostrato relativamente al secondo semestre dell’anno quando “la crescita diventerà più sostenuta e si faranno sentire gli effetti degli incentivi monetari e fiscali”. Questi ultimi saranno quelli garantiti dal piano del presidente Bush e pari a 168 miliardi di dollari.
Intanto i primi sintomi della frenata americana si stanno facendo sentire anche al di qua dell’Atlantico. Il bollettino mensile della Banca centrale europea ha sottolineato la debolezza della crescita, dimezzatasi nell’ultimo trimestre dello scorso anno, pur non dimenticando il tema dell’inflazione, sempre al centro dell’attenzione di Francoforte. I dati raccolti da Eurostat hanno mostrato una crescita del pil nel quarto trimestre 2007 allo 0,4% contro lo 0,8% del trimestre precedente mentre su base tendenziale la crescita si è attestata al 2,7% nel 2007 contro il 2,8% dell’anno precedente.
La frenata porterà a una revisione delle stime di per l’anno in corso. La crescita dell’economia dovrebbe scendere sotto il potenziale e attestarsi all’1,8% contro il 2,2% delle precedenti previsioni della Bce. L’Istituto centrale tuttavia non cede di un passo sul fronte dell’inflazione che rimane da tenere sotto controllo, una condizione che sarà difficile vedere modificata almeno fino a quando non sarà terminato il round di negoziazioni salariali in atto in diversi Paesi europei, tra i quali Germania e Italia, principale preoccupazione del governatore Trichet a causa del rischio di innescare una spirale di crescita prezzi-salari.