La Bce verso la conferma dei tassi, orecchie tese per la conferenza stampa
La Banca centrale europea si riunisce oggi per decidere sui tassi di interesse di Eurolandia. Sebbene nelle ultime settimane siano cresciute le pressioni esterne sull’organismo di Francoforte perché proceda a un taglio del tasso Refi di riferimento, non si sono invece aperti varchi nello schieramento dei banchieri centrali a favore di un allentamento della politica monetaria. La scelta ricadrà con ogni probabilità, su una conferma al 4%.
Per tale motivo l’attenzione del mercato si concentrerà, più che sulla decisione, sulla conferenza stampa che seguirà alla stessa per capire in che direzione si muoveranno, nel prossimo futuro, i banchieri centrali europei. Le attese sono, anche alla luce dei segnali di rallentamento arrivati nelle ultime settimane dal Vecchio continente, per un allentamento dei tassi che potrebbe arrivare secondo alcuni già con la prossima riunione, secondo altri nel secondo semestre dell’anno.
Tra questi ultimi gli esperti di Intesa Sanpaolo che ricordano come il mandato della Bce sia conservare la stabilità dei prezzi. Un compito ben presente nella mente del governatore, Jean-Claude Trichet come da lui stesso ricordato di recente: “Esiste un ago nella nostra bussola ed è la stabilità dei prezzi”.
D’altronde i prezzi al consumo hanno segnato un rialzo a sorpresa nel mese di gennaio arrivando ad attestarsi al 3,2% su base annua, un livello che si situa al di fuori della “comfort zone” della Banca centrale e che ha superato ampiamente le ultime stime dell’istituto centrale (2,5%). A spingere l’inflazione è stata la corsa di energia e alimentari ma a preoccupare la Bce sono soprattutto le dinamiche interne che stanno emergendo e soprattutto la pressione sui salari, in virtù del round di contrattazioni che sta prendendo avvio in alcuni Paesi tra i quali l’Italia e principalmente la Germania. Sono stati diversi i richiami di Trichet verso la moderazione salariale con aumenti che devono essere giustificati da incrementi produttivi e tuttavia, la asfittica crescita dei salari degli ultimi anni ha portato a richieste elevate da parte delle organizzazioni sindacali.
Ecco perché la Bce terrà ancora botta alle pressioni di chi è favorevole a un allentamento della politica monetaria, in attesa di avere segnali che confermino quelli che per ora rimangono solo cenni di rallentamento dell’economia europea, come la forte contrazione delle vendite al dettaglio a dicembre (-2%) e il calo di fiducia segnalato dall’indice elaborato dalla Commissione europea e rispecchiato dall’indice di fiducia delle imprese dell’Isae.
“L’ipotesi più probabile – dicono gli economisti di Mps Capital Services – è che l’Istituto continui a focalizzare i suoi discorsi sul tema dell’inflazione almeno fino a quando non saranno terminate le contrattazioni salariali in corso in diversi Paesi dell’area”. E tuttavia il tema della crescita, che ha iniziato a fare capolino nei discorsi dei membri della Bce potrebbe assumere importanza già nella riunione di oggi. Secondo gli analisti di Barclay’s “sarà importante vedere se la Bce è preparata per continuare a sostenere che la crescita rimane nei pressi del trend nel momento in cui sono rimasti pochi indicatori a confermarlo. Ci sono chiari segnali di un deterioramento del sentiment sia dei consumatori che dell’industria all’interno del Vecchio continente. – proseguono da Barclay’s – In ogni caso la principale preoccupazione in questo momento pensiamo sia la crescita salariale e per tale motivo riteniamo che il tono del messaggio di accompagnamento alla decisione della Bce sarà ancora piuttosto sbilanciato verso il controllo dell’inflazione”.