Euro incastrato nel range $1,12-$1,16 da inizio 2019. Oltre all’Italia, sconta timori Pil tedesco
I nuovi alert sul Pil italiano e sul Pil tedesco continuano a mettere sotto pressione l’euro, che oscilla attorno ai minimi in un mese dopo la pubblicazione delle minute della Bce. I verbali confermano la cautela della banca centrale guidata da Mario Draghi.
Si parla di dati che continuano a essere deboli, in modo particolare nel settore manifatturiero, e di un’inflazione che rimane lontana rispetto agli obiettivi di Francoforte. Viene fatto riferimento ai rischi che arrivano dall’esterno, rappresentati dalle tensioni commerciali e dal protezionismo e dall’outlook sull’intera crescita globale.
Dalle minute emerge di nuovo l’intenzione di Draghi & Co. di optare per una politica monetaria espansiva, incentrata sui prestiti alle banche in stile TLTRO e sull’estensione della forward guidance fino alla fine del 2019 (tassi ai livelli attuali, dunque, fino a fine anno).
L’euro non ha certo motivi per brindare, tutt’altro. La moneta unica oggi è scivolata anzi al minimo intraday, dopo le nuove indiscrezioni riportate da Bloomberg sul Pil italiano.
Nei confronti del dollaro, il valore si aggira attorno a quota $1,12, in lieve ribasso, il settimo calo delle ultime otto sessioni. Dall’inizio dell’anno, il rapporto si è mantenuto ostinatamente all’interno del range compreso tra $1,12 e $1,16.
Sulla valuta europea continuerà a pesare l’effetto delle politiche monetarie espansive della Bce, come spiega anche Stephen Gallo, responsabile europeo della strategia di forex presso BMO Financial Group:
“Ci saranno ulteriori pressioni sulla Bce, affinché fornisca un ulteriore sostegno almeno fino a quando scadrà il mandato di Mario Draghi (fine ottobre di quest’anno). Di conseguenza, le decisioni sui tassi del periodo compreso tra aprile e luglio potrebbero segnalare un orientamento ancora più dovish”.
Gallo ha commentato anche il caso Italia, affermando che “l’euro è una camicia di forza per l’economia italiana, e i problemi economici italiani di ieri, oggi e domani sono l’ennesima prova di come l’area euro sia stata costruita al contrario. Paesi come l’Italia avrebbero dovuto risanare le loro economie, prima di aderire all’euro, non il contrario”.
Nel breve periodo, gli analisti di ING ritengono che il rapporto euro-dollaro potrebbe incontrare qualche difficoltà in prossimità del livello pari a $1,1250/80.
Sull’euro non pesano tuttavia soltanto le preoccupazioni sul trend del Pil italiano.
Occhio anche ai dati macroeconomici arrivati nelle ultime ore dal fronte macroeconomico della Germania, con gli ordini alle fabbriche che sono crollati di ben il 4,2%, rispetto al +0,3% atteso, nel mese di febbraio.
Tra l’altro, nelle ultime ore, Reuters ha riportato indiscrezioni, secondo cui alcune tra le principali istituzioni economiche teutoniche avrebbero rivisto al ribasso l’outlook sul Pil tedesco. Il downgrade sarebbe stato monstre, da una crescita prevista a un tasso pari a +1,9% ad appena +0,8% nel corso del 2019.
La notizia ha messo tutti in allerta, se si considera che le stime di queste istituzioni vengono di norma tenute in considerazione da Berlino, che verso la fine del mese aggiornerà il suo outlook di crescita sul Pil tedesco.
Al momento, le previsioni del governo di Angela Merkel sono per un’espansione dell’1%. Una delle fonti sentite da Reuters ha comunque ribadito di aver mantenuto invariato l’outlook diramato lo scorso settembre e relativo al 2020, che prevede una ripresa del Pil tedesco pari a +1,8%.
Occhio al commento di ING sul numeri resi noti oggi in Germania, relativi agli ordini alle fabbriche. I numeri sono stati definiti “terribili”.