Euro buca quota $1,24, pesano dichiarazioni Liikanen (Bce) e dati macro
Falsa partenza per l’euro, che stamattina ha beneficiato dello smorzarsi dei timori sul rischio di una guerra commerciale Usa-Cina salendo fino a $1,2476, salvo poi bucare la soglia di $1,24 e accelerare al ribasso. I dati macroeconomici arrivati dall’Eurozona e le dichiarazioni di Erkki Liikanen, membro del Consiglio direttivo della Bce e governatore della banca centrale della Finlandia, hanno contribuito ad allontanare i tori dalla moneta unica.
Il Dollar Index ha tratto vantaggio dalla debolezza dell’euro, salendo fino a 89,424, e recuperando così dai minimi in cinque settimane testati alla vigilia.
In particolare, Erkki Liikanen ha parlato della necessità, da parte della Bce, di non tornare ad alzare i tassi di interesse troppo presto, e ha lanciato un appello affinchè l’istituzione guidata da Mario Draghi continui a essere “paziente, persistente e prudente” nelle sue scelte di politica monetaria.
Un’uscita dagli stimoli monetari straordinari che sono stati lanciati negli ultimi anni, ha aggiunto, sarebbe inoltre più sicura se avvenisse a fronte di aspettative sull’inflazione superiori allo stesso target fissato dalla Bce (che è di poco inferiore al 2%).
Liikanen ha fatto notare che le pressioni sui prezzi rimangono più basse delle attese, come conferma l’ultimo dato relativo all’inflazione dell’Eurozona, che ha mostrato un tasso di inflazione, a febbraio, pari ad appena l’1,1%, ben distante dall’obiettivo di Draghi & Co.
“Una politica monetaria gradualmente restrittiva sarà fondata su basi più solide nel momento in cui le indicazioni su un tasso di inflazione potenzialmente superiore al 2% diventeranno più evidenti nelle aspettative inflazionistiche“, ha detto il membro del Consiglio direttivo della Bce.
Le sue dichiarazioni da colomba sono in netto contrasto con quelle rilasciate alla vigilia dal presidente della Bundebsnak Jens Weidmann, che ha affermato invece che le previsioni sulle dinamiche dell’inflazione saranno “più o meno” in linea con il target della Bce nel 2020, e che basta questo ad avvalare l’inizio di un processo di normalizzazione dei tassi.
Sempre oggi, la view di Weidmann è stata condivisa da un altro membro del Consiglio direttivo della Bce, Ewald Nowotny, che ha detto di ritenere che la Bce dovrebbe riuscire a “ridurre in modo significativo” il Quantitative easing, dopo il mese di settembre (in cui, in via ufficiale, il piano è destinato a terminare).
Così ha commentato alla Cnbc Thu Lan Nguyen, strategist del forex presso Commerzbank, da Francoforte:
“L’economia dell’Eurozona sta riportando una performance molto positiva, ma l’inflazione rimane ancora indietro. Il fatto che il mercato scommetta su un rialzo dei tassi (da parte della Bce) già nella primavera del prossimo anno rappresenta, a nostro avviso, una view troppo ottimistica. Riteniamo che il mercato smorzerà queste speculazioni nel corso di quest’anno, e tale fattore si tradurrà in un indebolimento dell’euro“.
L’euro ha rallentato anche nei confronti dello yen, dopo essere salito dell’1,4% alla vigilia, riportando il guadagno in una sessione più sostenuto dal giugno del 2017, e fino a JPY 131,69.
Un altro colpo bearish per l’euro è arrivato oggi con la diffusione di alcuni dati macro: se la lettura finale dell’indice della fiducia dei consumatori ha confermato quanto comunicato in via preliminare, sia quella dell’industria che dei servizi hanno invece messo in evidenza una fase di peggioramento.
In più, un sondaggio stilato da UBS mostra come sia aumentato il numero delle aziende che prevede di tagliare gli investimenti, a causa dell’impatto della Brexit: in particolare questo scenario è stato previsto dal 39% degli imprenditori intervistati, rispetto al 35% del terzo trimestre dello scorso anno.