ETF low volatility, investire senza essere travolti dal fattore VIX
Poco più di un mese fa l’S&P 500 aveva raggiunto un nuovo massimo storico a 2.954 punti a seguito di rialzi sostenuti nei primi 4 mesi dell’anno. Anche l’indice VIX, conosciuto da tutti come il barometro della paura e dell’incertezza del mercato, aveva registrato nello stesso periodo una tendenza al ribasso. La musica è cambiata nel corso del mese di maggio con gli investitori che hanno dovuto far fronte alle dispute commerciali tra Stati Uniti e Cina che hanno contribuito ad alimentare i timori di un rallentamento della crescita globale. Il tutto ha alimentato le aspettative di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve già quest’anno (c’è chi stima 2 tagli da qui a fine anno), incoraggiato anche dall’accelerazione al ribasso dei rendimenti dei Treasury.
Gli investitori che hanno seguito il vecchio proverbio “Sell in May and go away”, avrebbero potuto scampare vendite che hanno colpito l’S&P 500 che, nel mese di maggio, ha perso quasi il 6%. Per gli investitori che vogliono rimanere investi in azioni una tendenza si è già evidenziata. Come già successo in passato, in fasi di tensione sulle Borse sui riscoprono le virtù degli indici a bassa volatilità che permettono di cogliere le opportunità di lungo lungo termine equilibrate però da una tenuta migliore in casi di ribassi del mercato.
ETF come veicoli tattici con mercati nervosi
Gli investitori europei guardano sempre più agli ETF come veicoli tattici, che consentendo rapidi adeguamenti alle condizioni di mercato e i flussi sugli strumenti a bassa volatilità di maggio sono indicativi. Gli ETF low volatility, che di solito attraggo denaro quando i mercati azionari calano, hanno attirato 655 milioni di euro di nuovi flussi a maggio, il secondo maggiore afflusso mensile di sempre (dati Bloomberg).
Come rimarca l’ultimo Strategy Espresso di SPDR ETFs, la differenza di performance a vantaggio dell’S&P 500 Low Volatility rispetto all’S&P 500 si è evidenziata nell’ultimo quarter del 2018 ed è stata ancora più evidente nelle ultime settimane dopo il tweet di Trump sui dazi contro il Messico. “Solitamente, gli investitori utilizzano strategie di bassa e minima volatilità per rimanere a lungo sul mercato in tempi di incertezza – rimarca State Street – . Entrambe le strategie cercano di ridurre il rischio e proteggere i trader dai ribassi, ma i risultati variano a causa della differente costruzione degli indici su sui investono”.
L’indice S&P 500 Low Volatility Index, rimarca SSGA, tende storicamente a raggiungere un livello di riduzione della volatilità più elevato rispetto a una comparabile strategia di volatilità minima, essendo più reattivo alle condizioni predominati, grazie a un riequilibrio più frequente dell’indice e ai minori vincoli. L’S&P 500 Low Volatility ha quindi una maggiore flessibilità e velocità nel passare a titoli difensivi durante le fasi di volatilità del mercato. Anche se l’indice ha meno vincoli, il benchmark rimane diversificato da un settore all’altro. “L’S&P 500 Low Volatility tende ad essere attraente per gli investitori che prediligono una visione a lungo termine delle azioni statunitensi, con l’obiettivo di rimanere investiti mantenendo al tempo stesso una protezione difensiva, dato il rischio di incremento della volatilità e di potenziali ribassi”, conclude SSGA.