Etf e Etc: scelti perché convenienti e liquidi, ma gli investitori vorrebbero saperne di più
Scelti perché poco costosi, ma non ancora abbastanza conosciuti. Questo in sintesi l’atteggiamento degli investitori verso gli Etf ed Etc (Exchange traded fund e Exchange traded commodities), emerso dal sondaggio promosso da Morningstar e iShares. Tra i 2048 investitori ascoltati, di cui il 98% retail (privati, promotori finanziari, consulenti e private banker) e il 2% istituzionali (gestori di fondi), a far scattare la voglia di strumenti replicanti sono i bassi costi e l’elevata liquidità. Chi sceglie infatti di mettere Etc ed Etf nel proprio portafoglio, lo fa per la loro convenienza (lo dice il 47% degli investitori retail e il 44% degli istituzionali), e per la loro buona liquidità (43% dei retail e 47% degli istituzionali). A non piacere al 31% dei retail e al 47% degli investitori istituzionali è invece lo spread bid-ask, ossia il differenziale tra prezzo di acquisto e di vendita. Il 72% dei retail e l’82% degli istituzionali già investe in questi strumenti, o potrebbero farlo in futuro (rispettivamente il 14 e l’11% ). Chi li ha provati, tende a non lasciarli (solo il 2% dei retail li ha abbandonati), ma il 25% degli intervistati non ha mai investito in questi strumenti. Prima di farli entrare nel proprio portafoglio vorrebbero saperne di più. Ad emergere fortemente dal sondaggio, infatti, è la necessità di una maggiore cultura. Mentre la stragrande maggioranza di investitori retail e istituzionali (rispettivamente il 91 e il 100%) conosce gli Etf, la percentuale scende quando si tratta di Etc: il 74% degli investitori retail e l’87% degli istituzionali. Ad essere ignota, o almeno poco chiara, è la differenza tra i due tipi di strumento, e, soprattutto agli investitori retail, il funzionamento della fiscalità: il 32% ammette di non conoscerlo affatto, mentre il 28% crede che sia uguale per Etc e per Etf.