L’escalation della crisi fa paura: prende sempre più piede ipotesi aumento fondi
“Oggi alcuni si domandano: dopo aver aiutato l’Irlanda e la Grecia avremo abbastanza fondi per Portogallo e Spagna? Non dico che dovremo aiutare questi paesi, ma non bisogna che ci si possa porre il dubbio. Sarebbe assurdo aver speso tanto e poi incorrere nel default di un paese”, ha osservato Reynders. Parole che trovano terreno fertile nelle ultime dichiarazioni del presidente dellla Bce, Jean-Claude Trichet. Aumentare le risorse del Fondo di salvataggio dei Paesi euro in difficoltà è stato l’appello lanciato dal presidente dellla Bce, a due giorni dal vertice dei capi di Stato e di governo europei chiamati a importanti decisioni per rafforzare le difese della zona euro.
Ufficialmente nell’agenda del Consiglio Ue che si svolgerà giovedì e venerdì a Bruxelles non compare alcune discussione sull’incremento del Fondo salva-Stati, visto che le divisioni sono troppo accentuate, e l’obiettivo del summit è quello di dare ai mercati un segnale di forte unità. Principale punto all’ordine del giorno è quello oramai condiviso da tutti i 27: il via libera a una modifica limitata del trattatt Ue necessaria per creare il meccanismo anticrisi permanente che sarà operativo entro la metà del 2013. Ma – come ripetono da giorni fonti comunitarie – nonostante il rischio di creare divisioni e contrapposizioni, non si può escludere che sul tavolo vengano riproposte altre misure, come l’aumento delle dote finanziaria dello European financial stability facility (fortemente voluto da Bce ed Fmi ma contrastato da Berlino), o l’emissione di eurobond attraverso un’Agenzia europea del debito (la proposta Juncker-Tremonti).
Gli interrogativi più pressanti oggi riguardano la Spagna. Se anche Madrid busserà alla porta dell’Unione Europa per avere accesso al fondo salva stati, la situazione potrebbe diventare difficile. Se la penisola iberica, bollata dagli economisti come il possibile bersaglio grosso, dovesse essere davvero contagiata dalla crisi europea del debito sovrano, la situazione assumerebbe dimensioni ben più drammatiche, andando a colpire un’economia ben maggiore rispetto a Grecia o Irlanda. Moody’s non crede che la solvibilità della penisola iberica sia minacciata. Lo scenario principale dello studio degli analisti dell’agenzia di rating non prevede che Madrid sia costretta a ricorrere al fondo salva-stati, lo European Financial Stability Facility (Efsf).
Moody’s nota però che la Spagna dovrà reperire sui mercati 170 miliardi di euro il prossimo anno fra cui rifinanziamenti di debito in scadenza. Gli enti locali dovranno rifinanziare 30 miliardi e le banche circa 90. Quanto basta per far nascere i dubbi sulla reale capacità dell’esecutivo di adottare misure strutturali di risanamento della finanza pubblica nei prossimi due anni, data l’indisciplina fiscale di alcuni dei 17 governi regionali spagnoli. Senza contare che le casse di risparmio spagnole, le cajas, potrebbero necessitare di ulteriore capitale fra 25 e 80 miliardi per mantenere un coefficiente patrimoniale dell’8%.