Eni: trimestre sottotono, ma si guarda alla messa a regime del portafoglio upstream
La major petrolifera Eni ha snocciolato stamane i risultati economici e patrimoniale del terzo trimestre del 2016. Il periodo luglio-settembre ha visto un andamento operativo sottotono per il gruppo.
Il risultato operativo adjusted (Ebit) è stato pari a 258 milioni, in flessione del -66% rispetto al dato riportato nello stesso periodo del 2015. Gli analisti stimavano un utile operativo di circa 249 milioni di euro.
La contrazione riflette in via principale lo scenario dei prezzi delle commodity e il fermo della produzione in Val D’Agri. Inoltre la società rileva come il minor risultato della divisione E&P (-280 milioni, pari al -30% a/a) abbia contribuito significativamente al calo dell’Ebit.
Deludente anche il risultato netto, che si esprime in una perdita di 562 milioni di euro, cifra superiore rispetto a quella stimata dagli analisti censiti da Bloomberg, che avevano previsto un rosso da 208 milioni. Tale dinamica è dovuta al calo del risultato operativo prima descritto, alla riduzione dei proventi delle partecipazioni equity-accounted valutate al costo (circa -100 milioni di euro) e alla riduzione meno che proporzionale degli oneri tributari.
Indebitamento e produzione di cassa
L’indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2016 è pari a 16,01 miliardi, leggermente superiore al consensus fermo a 15,30 miliardi. Il dato mette in luce una riduzione di 860 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2015 ma un aumento rispetto al 30 giugno 2016 di 2,19 miliardi di euro. Il flusso di cassa netto del periodo luglio-settembre è stato di 1,33 miliardi di euro.
Progressi nell’upstream, positivi per il 2017
Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, guarda il bicchiere mezzo pieno nonostante la perdita riportata dal gruppo nel terzo trimestre. “Abbiamo compiuto tre passi fondamentali nella messa a regime del portafoglio upstream”, ha chiarito il numero uno della major italiana riferendosi alla stabilizzazione della produzione della piattaforma Goliat, il riavvio di Kashagan ed il rump-up di Nooros. Secondo alcuni analisti i risultati del terzo quarto 2016 hanno deluso il consensus ma la ripresa della produzione in Kachagan e Val D’Agra potrebbe sostenere i conti nel 2017.