Eni, la prima delle grandi Oil Company a tagliare dividendo dopo crollo prezzo greggio
Eni, dividendo 2015 sotto le attese
Atteso, forse non in questi termini, è arrivato puntuale il taglio di dividendo da parte di Eni.
Nella presentazione del piano strategico 2015/2018 tenutosi oggi a Londra, il primo targato dal neo amministratore delegato Claudio Descalzi, il Cane a 6 zampe ha rivisto al ribasso la propria politica di dividendi per il 2015.
Una decisione per certi versi inevitabile visto il sensibilecalo messo a segno dal prezzo del greggio negli ultimi 12 mesi che ha spinto il prezzo al barile del petrolio sotto quota 50 dollari al barile dai circa 100 dollari dell’anno passato.
Eni punta a erogare nell’esercizio 2015 un dividendo con una base (floor) pari a 80 centesimi di euro, in netta contrazione rispetto agli 1,12 euro del 2014. Una decisione che ha parzialmente sorpreso gli analisti e che ha punito l’azione Eni quotata a Piazza Affari con il titolo crollato fino a quota 15,15 euro prima di chiudere in recupero a quota 15,58 euro, -4,6%.
L’amministratore delegato Claudio Descalzi ha più volte sottolineato, anche durante la conferenza stampa che ha seguito la presentazione agli analisti internazionali a Londra, come il gruppo stia puntando a creare una maggiore sostenibilità dei conti del gruppo alla volatilità dei prezzi del petrolio.
Taglio dividendo una scelta condivisa da tutto il Cda
“La decisione di tagliare il dividendo annunciato oggi da Eni è stata una scelta condivisa da tutto il board societario”. Questa la risposta rilasciata da Claudio Descalzi ad una specifica domanda fattagli da un giornalista durante la conferenza stampa tenutasi oggi a Londra. Emma Marcegaglia, presidente di Eni, è voluta intervenire ribadendo anch’essa l’importanza di questa decisione presa unanimemente dall’intero consiglio direttivo della società. “Il board ha fatto questa scelta perchè riteniamo che sia una decisione condivisibile anche dai grandi azionisti. Dopo una lunga discussione abbiamo deciso di tagliare il dividendo perchè non guardiamo ai risultato di oggi, ma alla sostenibilità dei conti aziendali nel lungo termine” hanno commentato i manager di Eni.
8 miliardi di dismissioni: Galp e Snam. Saipem esclusa (per ora…)
Uno dei punti più attesi è stato quello relativo alle dismissioni, apparse quantitativamente superiori alle aspettative e stimate nel piano strategico ammontare ad almeno 8 miliardi di euro. Operazioni che includeranno le cessioni di parte delle partecipazioni in Galp Energia SGPS e in Snam SpA.
“La cessione di Saipem rimane per il momento congelata. Verrà presa nuovamente in considerazione solo nel momento in cui le condizioni del mercato torneranno ad essere favorevoli. Vogliamo procedere nella cessione solo al momento e al prezzo giusto” ha ribadito durante la conferenza stampa l’ad di Eni Claudio Descalzi.
“Gli 8 miliardi complessivi di dismissioni previsti dal piano strategico annunciato oggi non comprendono l’eventuale cessione di Saipem. Sono relative esclusivamente a Snam e Gam” ha ribadito il management. Descalzi ha di fatto confermato quindi le indicazioni trapelate nelle ultime settimane. Ricordiamo che la vendita della controllata era stata congelata nella scorsa estate, quando il prezzo del petrolio era sensibilmente superiore a quella attuale.
Buyback azionario temporaneamente sospeso
Nonostante il taglio delle previsioni degli investimenti, Eni ha ribadito come la produzione di petrolio e di gas naturale crescerà ad un tasso annualizzato del 3,5% fino al 2018.
Descalzi, coerentemente con il piano di contenimento degli investimenti, ha annunciato che il gruppo sospenderà, almeno temporaneamente, il piano di buyback azionario iniziato nel 2014 e che ammontava a circa 6 miliardi di euro. “Non si tratta di una bocciatura definitiva, ma semplicemente di un rinvio”, ha sottolineato la società in una nota. “La sua reintroduzione sarà valutata nel momento in cui il progresso strategico e lo scenario di mercato lo consentiranno”.