Energia: settore oil sbanda dopo caduta petrolio, Eni ai minimi da novembre 2011

Il nuovo strappo ribassista del petrolio fa sbandare i titoli del settore oil, che a livello europeo registrano una flessione di circa 2 punti percentuali. L’Iraq ha seguito l’esempio dell’Arabia Saudita riducendo i prezzi di vendita del greggio verso l’Asia nell’intento di mantenere le proprie quote di mercato. Sul mercato si è scatenata una nuova ondata di vendite sull’oro nero: il future sul Brent con scadenza gennaio 2015 è sceso fino a quota 65,30 dollari al barile, aggiornando i minimi dal settembre 2009. Discesa ai minimi da cinque anni anche per il Wti a quota 62,30 dollari.
La spirale ribassista del greggio era stata alimentata poche settimane fa quando il vertice dell’Opec si era chiuso con un nulla di fatto. Il cartello ha praticamente lasciato invariati gli attuali livelli di produzione a 30 milioni di barili al giorno. Il settore sconta anche la decisione della statunitense Conoco Phillips di tagliare del 20% i suoi investimenti.
I riflessi del tonfo del petrolio si fanno sentire anche a Piazza Affari dove Eni, che ieri ha perso circa 3,5 punti percentuali, oggi lascia sul parterre oltre il 2% a 14,66 euro. La soglia dei 15 euro, in chiusura di seduta, non veniva violata al ribasso dal novembre del 2011. Male anche la controllante Saipem che perde l’1,60% a 9,16 euro dopo le pesanti vendite della scorsa settimana quando è diventato ufficiale lo stop al progetto South Stream, il gasdotto che doveva collegare la penisola di Crimea con la Bulgaria per trasportare il gas russo in Europa.