Con decreto anti-coronavirus Gualtieri stima deficit-Pil in rialzo al 2,5%. Ma attenzione: Moody’s lo vede al 5% per un altro motivo
Con il decreto anti-coronavirus varato dal governo per 7,5 miliardi, il rapporto deficit-Pil dell’Italia è destinato a salire al 2,5% rispetto al 2,2% precedentemente stimato dal governo Conte bis. Lo ha reso noto il ministro Roberto Gualtieri nella conferenza stampa con cui è stato annunciato il varo del decreto.
Gualtieri ha già scritto una lettera al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al Commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, chiedendo uno scostamento di 6,35 miliardi in termini di indebitamento che diventano 7,5 miliardi di risorse in termini di saldo netto.
“La previsione di deficit per il 2020 salirà al 2,5% del Pil”, ha detto il ministro, in conferenza stampa con il premier Giuseppe Conte, precisando che la richiesta alle autorità europee è di fare più deficit di 0,3 punti percentuali, il 2,5% del Pil per l’appunto, rispetto al 2,2% stimato in precedenza. Inizialmente, si era parlato di un decreto con misure per un valore da 3,6 miliardi.
“La lettera all’Unione europea con la richiesta di scostamento di 0,35 punti di pil è già partita”, ha informato il titolare del Tesoro, precisando che e “non esiste alcun problema di sostenibilità di queste misure”.
Previsione shock di Moody’s sul deficit-Pil Italia
Peccato che, a dispetto dell’impegno di Gualtieri a ritornare sulla retta via una volta che l’emergenza creata dal coronavirus COVID-19 sarà stata superata, Moody’s prevede che il deficit-Pil dell’Italia potrebbe volare addirittura al 5%. Lo riporta il Sole 24 Ore:
“Se la composizione del bilancio dello Stato non cambierà, nei prossimi dieci anni il solo invecchiamento della popolazione potrebbe spingere l’indebitamento dell’Italia attorno al 5% del Pil. Mentre nel decennio successivo, sempre in assenza di aggiustamenti sul fonte delle entrate e delle spese correnti, il debito/Pil potrebbe crescere di altri cento punti. Sono i risultati di una simulazione diffusa ieri da Moody’s sugli effetti che la transizione demografica potrebbe scatenare sui saldi di finanza pubblica e la sostenibilità del debito. L’analisi è stata fatta su dodici economie avanzate che rappresentano il 22% del risparmio globale e che affronteranno nei prossimi due decenni il maggiore invecchiamento della popolazione. Oltre all’Italia sono stati presi in esame l’Austria, il Belgio, la Germania, la Grecia, il Giappone, la Corea, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Spagna e la Svizzera”.
Tornando alla lettera in cui chiede l’ok della Commissione allo scostamento del deficit-Pil, il ministro ha scritto che il pacchetto di misure economiche contenute nel decreto “vale 6,3 miliardi in termini di impatto sul deficit pubblico“. E ricorda che a settembre “il parlamento ha autorizzato un disavanzo pubblico del 2,2% del Pil nel 2020. Se il parlamento approverà la spesa aggiuntiva, la proiezione del deficit per il 2020 salirà al 2,5% del Pil”.
La ricaduta economica dell’emergenza coronavirus “sarà ampia e non possiamo prevederne con precisione la sua durata in questa fase – si legge ancora nella missiva che Gualtieri ha inviato all’Ue -Alcune nazioni hanno annunciato restrizioni sui viaggi verso l’Italia. Un certo numero di settori della nostra economia, come trasporti, hotel, servizi turistici, spettacolo, attività culturali e fiere ne soffriranno. La nuova fase dell’emergenza coronavirus aggraverà gli effetti negativi sulla nostra industria manifatturiera del calo del commercio internazionale con la Cina e paesi terzi”.
“Alla luce di questa grave situazione – ha scritto il ministro nella missiva alla Commissione europea – abbiamo deciso di approvare un pacchetto di misure di sostegno per l’economia. Il pacchetto consiste principalmente in un aumento delle risorse per il fondo di integrazione salariale e per l’assistenza finanziaria ai settori e alle imprese più colpiti, anche attraverso il rinvio di alcuni pagamenti fiscali e previdenziali e la fornitura di garanzie statali per assicurare il credito”.
“Inoltre forniremo risorse extra per il sistema sanitario pubblico, la protezione civile e le forze di sicurezza, in modo che possano, rispettivamente, fornire assistenza alle persone colpite dalla malattia e applicare politiche di prevenzione”.
Su quello che sarà l’impatto economico del coronavirus, Gualtieri lo ha definito “significativo e negativo”, ma anche impossibile da quantificare “innanzitutto perchè noi confidiamo nell’azione di contenimento efficace”. Certo, “esistono delle ipotesi ma non abbiamo e non intendiamo dare numeri che non abbiano un fondamento.
In ogni caso, no all’aumento delle tasse, anche perchè “siamo convinti che l’aumento del carico fiscale per coprire i costi del pacchetto di emergenza” legato al coronavirus “in questa fase potrebbe aggravare i rischi al ribasso per l’economia italiana e danneggiare la fiducia in un momento molto delicato”.
In ogni caso, “l’Italia riprenderà con fermezza la sua strategia di riduzione del debito non appena le condizioni torneranno alla normalità”.
Il decreto da 7,5 miliardi sarà pronto la prossima settimana. Il ministro ha annunciato che nel decreto ci sarà anche una “misura per sostenere una moratoria dei crediti alle imprese da parte del sistema bancario”.
Intanto la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio ha stabilito che mercoledì 11 marzo, le Aule della Camera (a partire dalle 11.30) e del Senato (a partire dalle 9.30) esamineranno l’autorizzazione allo scostamento di bilancio propedeutica al varo del decreto legge con le misure economiche per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Il governo si rende comunque perfettamente conto del fatto che il decreto non sarà certo sufficiente a risolvere l’emergenza.
L’ideale sarebbe disporre di un’azione coordinata dell’Europa intera, come ha ridabito il ministro Gualtieri.
“Sappiamo che anche questo secondo decreto non esaurisce gli interventi necessari a sostenere l’economia, ma il governo è a lavoro per accelerare lo sblocco degli investimenti e sul sostegno alla crescita, così come sul fronte internazionale per definire una risposta concertata e coordinata a livello europeo che usi la leva, lo stimolo del bilancio fiscale per rispondere in modo adeguato alle esigenze economiche dell’emergenza”.