Elezioni Usa, gli scenari possibili e gli effetti sull’S&P 500. Cosa dicono gli esperti e l’analisi tecnica
Il mercato azionario statunitense sta facendo molto bene in questo 2024 con l’indice principale S&P 500 che segna quasi un +20% ytd. Gli operatori sono tutti con il fiato sospeso sull’esito delle elezioni che si terranno domani. Il 6 novembre, il giorno seguente, il mix di politiche potrebbe prendere una strada diversa e i mercati finanziari cercheranno di valutare questa eventualità. Vediamo insieme quali possono essere i diversi esiti delle elezioni e come potrebbero reagire i prezzi degli asset nelle settimane successive al voto. Esiste tuttavia la possibilità concreta che il vincitore non sia noto per qualche tempo. Secondo Karsten Junius, Chief Economist di J. Safra Sarasin, si tratta di uno scenario di rischio di coda non trascurabile, che potrebbe portare a un risk off sui mercati.
Dal punto di vista tecnico, l’S&P 500 mantiene una tendenza rialzista di lungo periodo, ma nel breve termine appare vulnerabile a una correzione più profonda se non riuscirà a difendere i supporti chiave. Un probabile movimento direzionale deciso potrebbe manifestarsi con l’esito delle elezioni Usa nelle prossime settimane, una volta che il mercato avrà rotto uno dei livelli critici.
La vittoria dei repubblicani
Le politiche del Presidente Trump porteranno a un aumento delle aspettative di inflazione, a un incremento significativo dei deficit di bilancio, ma anche a una maggiore incertezza politica. Lo si legge nel report di Junius, secondo cui i mercati probabilmente prezzerebbero un ciclo di tagli dei tassi della Fed più breve e un premio a termine più alto per tenere conto dell’incertezza aggiuntiva, riflettendo anche un potenziale scontro tra politica fiscale e monetaria. Una vittoria repubblicana è il risultato peggiore per le obbligazioni con i rendimenti che probabilmente aumenterebbero in questo caso.
Una vittoria repubblicana, puntualizza Junius, potrebbe inizialmente essere vista come la più favorevole per gli utili statunitensi e portare il mercato Usa a sovraperformare il resto del mondo. I dazi doganali saranno un fattore di rischio, ma soprattutto per i titoli azionari al di fuori degli Stati Uniti. Per quanto riguarda i settori, “ci aspettiamo che gli industriali, i servizi di comunicazione e i beni di consumo discrezionali traggano i maggiori vantaggi dalla riduzione delle imposte, mentre i tassi d’interesse più elevati, la riduzione della regolamentazione e il miglioramento delle attività di M&A favoriranno probabilmente i titoli finanziari. I servizi petroliferi probabilmente beneficerebbero della costruzione di infrastrutture petrolifere” afferma il manager di J. Safra Sarasin.
Tassi di interesse statunitensi più elevati rispetto agli altri scenari sarebbero favorevoli al dollaro, ma più negativi per lo yen e il franco svizzero. Inoltre, si legge nel report, le prospettive di un aumento dei dazi dovrebbero colpire in particolare le valute europee e dei Paesi emergenti, data la loro dipendenza dal commercio internazionale. “L’aumento dei rendimenti e il rafforzamento del dollaro peserebbero sull’oro, anche se la maggiore incertezza politica probabilmente compenserebbe questi venti contrari, per cui non ci aspettiamo che una vittoria repubblicana abbia un impatto pronunciato sul prezzo dell’oro” spiega Junius.
La vittoria democratica
Una vittoria democratica implica probabilmente un peggioramento della traiettoria del deficit rispetto alle proiezioni della legge attuale, anche se in misura minore rispetto a una vittoria repubblicana, secondo il manager di J. Safra Sarasin. Senza dazi su larga scala e con poche modifiche all’attuale politica di immigrazione, le politiche di Harris sarebbero probabilmente meno inflazionistiche. Il recente aumento del premio a termine nel mercato dei Treasury statunitensi potrebbe non tenere pienamente conto del rischio di un aumento del deficit in caso di vittoria democratica. Pertanto, questo scenario descritto da Junius presenterebbe probabilmente un risultato leggermente negativo per le obbligazioni statunitensi, con spread creditizi sul credito statunitense ed emergente sostanzialmente invariati.
I titoli azionari statunitensi potrebbero iniziare a valutare l’aumento delle imposte sulle società. “L’aumento dell’aliquota d’imposta sulle società proposto dai Democratici al 28%, dall’attuale 21%, ridurrebbe gli EPS dell’S&P 500 di circa il 4%, annullando così la metà dei guadagni ottenuti con la riforma di Trump del 2017. Tra i settori, gli industriali e i finanziari sarebbero i più esposti all’aumento delle tasse, mentre i servizi di pubblica utilità sono i meno colpiti. Da un punto di vista regionale, ci aspettiamo che le azioni globali beneficino di una minore probabilità di dazi su larga scala” sottolinea Juniu.
Il franco svizzero e lo yen dovrebbero salire, mentre le valute europee e dei Paesi emergenti dovrebbero beneficiare di minori rischi tariffari rispetto a un’amministrazione Trump. La minore incertezza politica potrebbe portare a una riduzione del premio per il rischio attualmente riflesso nel prezzo dell’oro, secondo il manager di J. Safra Sarasin.
Il punto tecnico sull’S&P 500
Osservando il quadro complessivo del 2024, dal grafico emerge che l’S&P 500 si trova in una fase di incertezza, tipica di movimenti correttivi o di consolidamento. Dopo un lungo rally, in cui l’indice ha toccato nuovi massimi storici (l’ultimo toccato il 17 ottobre a 5.878 punti), il mercato sta ora digerendo i guadagni recenti, e potrebbe essere in attesa dell’esito delle presidenziali Usa per decidere la direzione successiva. I prossimi giorni saranno quindi cruciali per osservare la reazione dei prezzi ai principali supporti e resistenze.
L’analisi del grafico dell’S&P 500 evidenzia un mercato che, nonostante una solida tendenza rialzista di lungo periodo, si trova attualmente in una fase di correzione o consolidamento, potenzialmente cruciale per definire il prossimo movimento. Dal punto di vista tecnico, il trend di fondo resta rialzista, come indicato dalla trendline ascendente tracciata dai minimi di ottobre 2023 e agosto 2024 (in blu), e confermato dalla posizione della media mobile a 200 giorni (in arancione). La media mobile a lungo termine è storicamente considerata un indicatore affidabile della direzione di mercato, e il fatto che i prezzi rimangano al di sopra di essa suggerisce che il rally di fondo rimane intatto. La media a 50 periodi (in giallo) si trova appena sotto i corsi attuali rappresentando un supporto dinamico di breve periodo.
Un’analisi più dettagliata degli indicatori tecnici rafforza questa visione di incertezza a breve termine. Il Relative Strength Index (RSI) a 14 peirodi, a 45, è in una zona neutrale, lontano sia dall’ipercomprato che dall’ipervenduto. Questo dato riflette un mercato privo di una direzione chiara e in cerca di un catalizzatore per decidere la prossima mossa. Un RSI vicino a 50 non fornisce segnali operativi immediati, ma suggerisce che il mercato potrebbe muoversi in entrambe le direzioni a seconda della reazione ai prossimi livelli di prezzo. Storicamente, valori dell’RSI sotto i 30 indicano un possibile esaurimento della pressione di vendita e un’opportunità di rimbalzo, mentre valori sopra 70 indicano ipercomprato e quindi il rischio di una correzione.
Il MACD (Moving Average Convergence Divergence), invece, segnala una fase di debolezza. Le linee del MACD si trovano in territorio negativo, e la divergenza ribassista in corso indica una perdita di momentum nella fase rialzista. Questo è un segnale importante per i trader di breve termine, poiché suggerisce che la pressione di vendita potrebbe persistere ancora per un po’ prima che il mercato trovi un punto di stabilizzazione. Il MACD è noto per fornire segnali ritardati, ma in questo contesto conferma la fase correttiva che il grafico a candele riflette chiaramente.
I possibili scenari futuri e i target di prezzo
Riassumendo, l’S&P 500 mantiene una tendenza rialzista di lungo periodo, ma nel breve termine appare vulnerabile a una correzione più profonda se non riuscirà a difendere i supporti chiave. Il comportamento dell’RSI e del MACD rafforza dunque l’ipotesi di un consolidamento in corso, con un probabile movimento direzionale deciso che potrebbe manifestarsi nelle prossime settimane, una volta che il mercato avrà rotto uno dei livelli critici. Proprio la tenuta del supporto a 5.668 punti, che coincide con la media mobile a 50 giorni, sarà decisiva per comprendere se il mercato potrà riprendere il suo cammino verso l’alto o se una fase correttiva più ampia è imminente.
La debolezza degli ultimi giorni ha infatti portato l’indice americano vicino a livelli di supporto chiave, a partire da quello a 5.668 punti che è cruciale per il mantenimento della struttura rialzista di breve termine. Se dovesse tenere, i compratori potrebbero tornare a spingere i prezzi verso l’alto, puntando prima alla resistenza di 5.767 punti e poi ai massimi precedenti a 5.878 punti. Questi ultimi due livelli rappresentano ostacoli significativi per il proseguimento della tendenza rialzista, in quanto sono stati punti di svolta per il mercato nelle ultime settimane. Un superamento deciso di 5.878, idealmente accompagnato da un aumento dei volumi, potrebbe aprire la strada a nuovi record assoluti, rafforzando ulteriormente la fiducia nel mercato.
Al contrario, il mancato mantenimento del supporto a 5.668 punti potrebbe indicare che il mercato è pronto per una fase correttiva più profonda. In tal caso, il primo livello da monitorare sarebbe a 5.571 punti, un’area che ha già funzionato da supporto in passato. In questa zona di prezzo transita anche la suddetta trendline ascendente che rappresenta un’ancora importante per i compratori, ma la sua tenuta sarebbe cruciale per prevenire un’inversione significativa della tendenza di fondo. Al di sotto di questa fascia di prezzo, l’indice americano potrebbe testare livelli più bassi come 5.409 e 5.263 punti, con il rischio di un ulteriore deterioramento della struttura tecnica di breve termine.