Elezioni Usa: l’Economist sta con Obama
Alle elezioni Usa, l’Economist si schiera con Obama. Ma solo per un soffio. Secondo l’ultimo editoriale, intitolato “Which one?”, se quattro anni fa il sostegno dell’autorevole settimanale britannico era stato molto più deciso, questa volta il giornale si autodefinisce “molto meno speranzoso”, così come i milioni di votanti Usa, ed esprime l’idea che “i democratici meritano (solo) di stretta misura di essere rieletti”.
“Dopo una campagna elettorale tristemente negativa, il Paese più potente del mondo deve ora prendere una decisione molto più difficile rispetto a quella di quattro anni fa”, affermano le prime righe dell’editoriale. La domanda è: quanto è stato valido Obama come presidente, soprattutto in tema di economia e politica estera? E, d’altro canto, ci si può fidare del fatto che il sempre mutevole Romney sia in grado di fare un lavoro migliore?
Ad alimentare la difficoltà della decisione, la campagna elettorale di Obama che, a parere dell’Economist, ha raggiunto i minimi con gli attacchi a Romney. Del resto il presidente uscente ha dalla sua solo il fatto che, senza di lui, la situazione dell’America in questo particolare contesto storico ed economico sarebbe stata senza dubbio peggiore. Il salvataggio di Chrysler e General Motors, la politica aggressiva di stimolo, gli stress test alle banche e l’imposto aumento del loro capitale hanno aiutato ad evitare una nuova grande depressione, nota l’Economist. “Sarà difficile da far capire con una crescita così bassa e una disoccupazione così alta, ma certo la Storia riconoscerà qualche merito ad Obama. E così anche noi”, afferma l’editoriale britannico.
D’altra parte, se le proposte di Romney in materia di politica interna potrebbero essere più concrete di quelle di Obama, il suo estremismo è il suo più grave handicap, che potrebbe condurre ad esiti imprevedibili. “I piani economici di Romney funzionano solo se non si crede alla metà di ciò che dice, il che non è un bel biglietto da visita per qualunque Ceo”.
Ecco perché, a parere dell’Economist, tra i due mali è meglio scegliere quello già conosciuto e ri-appoggiare il presidente uscente Barack Obama.